La zona abitata di Trieste è popolata fin dal Neolitico, per poi svilupparsi nell’Età del bronzo - II millennio a.C. - la Cultura dei castellieri, un gruppo etnico la cui origine non è ben definita, sappiamo solo che furono uomini provenienti dal mare. Successivamente il X secolo a.C sul Carso erano presenti gli Istri, che si presuppone vennero poi a contatto (fra il X e il IX secolo a.C.) con gli antichi Veneti. Pare che proprio quest’ultimi abbiano eretto l’antica Trieste, nel luogo dove ora sorge il moderno centro storico. Da loro deriva il nome della città, dal venetico “Tergeste”. “Terg” voleva dire “mercato”, mentre “-este” era un suffisso tipico dei toponimi venetici.
È storicamente accertato, comunque, che in epoca Romana Tergeste fu un accampamento (castrum) dove risiedevano le truppe dell’esercito Romano. Grazie a questo e alla sua collocazione geografica, per Trieste comincia a essere fondamentale il suo porto militare. Tra il 221 a.C. e il 177 a.C. Trieste divenne a tutti gli effetti una città Romana, fino a quando nel 7 d.C. entrò a far parte della Regio X Venetia et Histria, una delle regioni con cui Augusto divise l’Italia. I resti della Trieste Romana sono ancora visibili nella parte bassa del colle di San Giusto. Altri resti Romani ancora visibili sono: l’Arco di Riccardo (la porta meridionale delle mura innalzate da Ottaviano Augusto) circa del 33 a.C., il foro e il teatro.
Dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, Trieste andò in declino, diventando un piccolo villaggio di pescatori. Stette sotto l’Impero bizantino fino al 788, quando poi venne occupata dai Franchi. Nel 948 la diocesi di Trieste ottenne il potere temporale sul proprio territorio, che dominò fino al 1295. Da Libero Comune, per tre secoli, Trieste passò a controlli alternati da parte de: la Repubblica di Venezia, la contea di Gorizia e il Patriarcato di Aquileia. La viticoltura era un’attività fondamentale per la città fin dal Medioevo. Il borgo era circondato da vigneti, tanto che un suo territorio, oggi quartiere, Prosecco, ha dato il nome al vino famoso in tutto il mondo.
Per volere di Carlo VI d’Austria (1719) venne istituito il porto franco. Con la successione sul trono di sua figlia Maria Teresa d’Austria (1740), Trieste divenne uno dei porti principali dell’Europa, e il più importante dell’Impero austriaco. Nel 1755 fu aperta la Borsa Valori; tra il 1758 e il 1769 venne eretto un forte a difesa del molo. Nel 1764 si instituì il Palazzo della Luogotenenza e il primo cantiere navale di Trieste, col nome “squero di San Nicolò”. È sempre di quegli anni il quartiere Borgo Teresiano, dedicato maggiormente agli immigrati istriani, veneti, dalmati, friulani, sloveni, dell’Europa continentale e balcanica.
“Gli abitanti usano tre diverse lingue: l’italiano, il tergestino e lo sloveno. La particolare lingua triestina, usata dalle persone semplici, non viene capita dagli italiani; molti abitanti in città e tutti quelli del circondario parlano sloveno”
- conte Nikolaus Graf von Hamilton
La popolazione, però, non accettò di buon grado la proposta, tanto che iniziarono le manifestazioni per includere l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole. Anche se inizialmente pacifiche, tali manifestazioni finirono nella violenza, con scontri anche mortali per le strade. Ancora oggi vengono ricordati i nomi dei caduti: lo studente Rodolfo Parisi, i due operai Francesco Sussa e Niccolò Zecchia.
Il 14 febbraio 1902 il governatore di Trieste Leopold von Goess proclamò lo stato d’assedio e la legge marziale. Nonostante ciò, i gruppi irredentisti continuarono a scendere in piazza e il tutto si concluse con oltre duecento persone ferite e quattordici uccise. Nel 1909 il governatore austriaco Konrad zu Hohenlohe-Schillingsfürst vietò la lingua italiana in tutti gli edifici pubblici. Nel 1913 gli italiani erano del tutto estromessi dalle amministrazioni comunali e dalle aziende municipalizzate. Nonostante nel 1910 il 51,83% della popolazione era italofono, gli italiani erano considerati stranieri a tutti gli effetti.
Con il fascismo al potere, a Trieste e nel Venezia Giulia, cominciò la “snazionalizzazione” delle minoranze chiamate allogene. Dopodiché i cognomi slavi cominciarono a divenire italiani, e nel 1929 ogni scuola pubblica di ordine e grado non poteva più insegnare lo sloveno e il tedesco. Poco dopo venne chiusa ogni scuola, circolo culturale e stampa della comunità slovena. Negli anni ’30 fu eretto il Palazzo dell’Università e il Faro della Vittoria. Quest’ultimo fu scena di un attentato da parte del TIGR (organizzazione terroristica che si batteva contro l’italianizzazione di sloveni e croati) gruppo che provocò un altro attentato alla redazione de “Il Popolo di Trieste”, causando la morte dello stenografo Guido Neri. Gli accusati vennero processati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Tra le condanne: la pena di morte per fucilazione per quattro di loro, dodici vennero puniti con il carcere con pene di due anni, sei mesi e trent’anni.
“A Trieste gli jugoslavi stanno usando tutte le familiari tattiche di terrore. Ogni italiano di una qualche importanza viene arrestato. Gli Jugoslavi hanno assunto un controllo completo e stanno attuando la coscrizione degli italiani per il lavoro forzato, rilevando le banche e altre proprietà di valore e requisendo cereali e altre vettovaglia in grande quantità.”
-Memorandum stilato dal dipartimento di Stato USA, 8 maggio 1945
Il 26 ottobre 1954, con il Memorandum di Londra, la zona A passò all'amministrazione italiana, rendendo Trieste ufficialmente italiana. Il 16 febbraio 1963 venne formata la regione Friuli-Venezia Giulia, con Trieste come capoluogo.
Il 10 novembre 1975, con il Trattato di Osimo, Italia e Jugoslavia si sono entrambe impegnate a mettere fine a ogni rivendicazione sui due paesi.
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