lunedì 29 maggio 2023

#Mitologia: Radici

Vi è mai capitato di pensare ai vostri antenati? Non parliamo dei nonni o bisnonni, ma proprio di tutte quelle persone che non si sono potute conoscere, di quelle che hanno vissuto secoli, millenni dietro di noi e le cui gesta sono ormai andate perse nei racconti famigliari.

Noi ne siamo quasi ossessionati, tanto che quando leggiamo un romanzo storico ambientato nell’antica Roma (come “Le lupe di Pompei” o “La casa dalla porta dorata”) pensiamo sempre:

1) Chissà se i nostri antenati erano schiavi o liberi, o chissà se erano spietati assassini o temerari naviganti/guerrieri.
2) Chissà se anch’io ho vissuto in quell’epoca, e chissà chi ero…

Nella nostra cultura occidentale forse abbiamo perso il contatto con chi è venuto prima di noi. Conosciamo le storie dei nostri genitori, dei nostri nonni, forse dei nostri bisnonni. Ma se persino di loro ci mancano dei pezzi importanti, di sicuro sappiamo poco e niente di chi è venuto ancora prima. A meno che, ovviamente, non si ha la fortuna di far parte di una famiglia aristocratica o abbastanza nota da avere fonti certe su ogni membro passato.

Beh, per le popolazioni antiche – ma anche per molte di quelle attuali come le culture africane, asiatiche e dell’Oceania – parlare con gli antenati è stato un vero e proprio culto, un rituale pilastro per la formazione del proprio essere e della società di appartenenza.
La famiglia nell’antichità

È ovvio che la struttura famigliare cambia di epoca in epoca e per zona geografica, quindi in questo paragrafo faremo riferimenti per lo più a contesti europei e mediorientali. Anche se con sfumature più differenti, il tutto possiamo trasportarlo anche nelle culture orientali (se guardiamo il loro sistema di caste) e dei nativi americani.

Le famiglie erano decisamente allargate, non era infatti insolito che più nuclei vivessero in un’unica grande abitazione, o in un complesso di più piccole ma estremamente vicine tra loro. Solitamente l’uomo adulto, il primogenito, era considerato il Capofamiglia e a lui spettava il compito di gestire gli affari interni ed esterni alla famiglia. Si occupava del riconoscere i figli, dare loro il proprio nome ed educarli di già al futuro designato.     
I primogeniti erano gli unici che potevano ereditare i beni materiali dal padre, mentre per gli altri maschi la vita poteva essere divisa tra il divenire guerrieri, sacerdoti o tentare la fortuna andando in altri clan.     
Le femmine avevano ben poche prospettive: mogli, sacerdotesse o dedite a prendersi cura della famiglia di origine nel caso non ci fosse nessun’altro a farlo.

Sebbene i legami di sangue fossero fondamentali ai tempi, anche un amico stretto e fidato o un figlio adottivo potevano avere il privilegio di essere trattati come parte della famiglia. Nel primo caso tra amici si poteva aspirare a unire le proprie famiglie, un giorno, attraverso un matrimonio tra i propri eredi; nel secondo, un terzogenito poteva essere cresciuto dagli zii, spesso materni, se questi non riuscivano ad avere figli maschi.

Le donne si occupavano della casa, della crescita dei bambini e a volte anche dei rituali religiosi. Ma più importante di tutti erano gli eventi sociali, i banchetti, che davano l’immagine dello status di famiglia. Più tale banchetto era ricco e accompagnato a intrattenimenti particolari, più si poteva riconoscere a livello ufficiale la potenzialità della famiglia che lo dava. Famiglia che, ovviamente, si presentava ai suoi ospiti indossando gli abiti e i gioielli più belli. Vien da sé che in un’epoca dove tale riconoscimento era dato solo ed esclusivamente dallo sfarzo e dal lusso, chiunque aspirava a essere invitato, agognando un contratto matrimoniale che sanciva l’unione e l’entrata della propria figlia in un ambiente altolocato.

Più queste famiglie avevano riconoscimenti da parte della società, più si attribuiva a essa antenati celebri, non importa se conclamati oppure no. A volte, per sottolineare un’importanza ancora più marcata, tra gli antenati figuravano personaggi ultraterreni come dèi, profeti e sommi sacerdoti.

A mantenere sempre vivo il ricordo di un passato più o meno grandioso, erano gli anziani, uomini o donne che fossero. Una volta che la vecchiaia avanzava nel corpo e nella mente, si passava il testimone al proprio primogenito ma si prendeva il ruolo del saggio, dedito a insegnare e a raccontare ai bambini tutto quello che dovevano sapere sulla loro famiglia.
Immaginando questo contesto, è facile pensare come l’orgoglio per le proprie origini fosse fondamentale per ogni individuo, tanto che non erano rari i casi di minacce e omicidi scaturiti dalla vendetta. Colpire un membro della famiglia voleva dire colpire tutti quanti, persino le generazioni future, se tale torto non veniva affrontato. Di conseguenza, ogni componente, se rispettoso del suo ruolo e delle persone attorno a sé, doveva ben ponderare le proprie azioni perché esse sarebbero ricadute su tutti quanti.
Orgoglio e onore guidavano le giornate di quelle piccole comunità, incentrate a vivere per mantenere l’apparenza donatagli dal passato. È in questo modo che vivono ancora oggi le Istituzioni monarchiche (o almeno dovrebbero) ed è in questo modo che chi vive così ha ben compreso l’importanza di liberare i propri antenati.

Anima Famigliare e karma

Se si crede nell’Uno, si crede anche che tutto abbia una propria anima e di conseguenza un karma. Quando veniamo al mondo, non lo facciamo a caso, come se avessimo bloccato con un dito il mappamondo divino che gira incessantemente.     
Non importa se si crede nella reincarnazione, in un unico Dio o in più forze creatrici, pensiamo che siamo abbastanza maturi intellettualmente da ammettere che nulla accade per caso e che c’è una risposta a ogni perché, anche se non potremmo mai saperla perché va oltre le nostre capacità intellettive.


Non è un caso la nostra data di nascita, non lo è il continente, la nazione, la città, meno che mai lo è la famiglia che ci ha donato un corpo e un sistema di credenze con tutti i suoi limiti e potenzialità.


Siamo esseri viventi che interagiscono tra loro, e a seconda delle nostre interazioni, formiamo un nostro personale io. Basta pensare al fatto che andiamo a ricercare compagni di vita che abbiano i nostri stessi interessi e principi di vita. Difficilmente riusciremmo a stare bene con chi proviene “da un altro mondo”, e storie d’amore come queste vengono descritte sempre come tragiche dalla cultura di massa, anche perché nel mondo reale spesso finiscono in divorzi.     
Per quanto amore ci possa essere, a lungo andare ci sentiremmo scomodi, totalmente a disagio in contesti famigliari lontani dai nostri. Come diciamo sempre, non esiste un giusto o uno sbagliato, ma solo molteplici punti di vista, ognuno dei quali può andare bene o male a seconda della soggettività dell’individuo.


Ma cosa accade quando tale individuo è costretto a vivere un’esperienza indesiderata?


È ovvio che vi parleremo dal punto di vista spirituale, quindi non c’è nessuna base scientifica a riguardo.     
Ogni emozione repressa, ogni scontento ed esperienza negativa gravano di fatto sull’individuo. Ma l’energia non si ferma solo ed esclusivamente al nostro corpo, essa ci segue sia in vita che dopo.

Vi è mai capitato di entrare in una vecchia casa, magari disabitata da anni, e avvertire un senso di pesantezza? Vi è mai capitato di sentirvi come la pecora nera della famiglia, perché avete talenti e carismi che sembrano essere nati dal nulla, e poi scoprire di un vostro parente lontano al quale è stato negato il proseguire verso la vostra stessa strada? Ecco, tutto ciò che non si è espresso trova modo di farlo nel futuro, come in una specie di patto tra l’anima che verrà e quelle che già ci sono state. In questo accordo la prima sa di poter fare l’esperienza di vita necessaria alla propria crescita, le seconde possono finalmente liberarsi del dolore passato, dando l’aiuto e il supporto a loro mancato.

Astrologia famigliare

Per chi crede nell’astrologia quello che segue è una frase scontata, ma: il tema natale è la nostra mappa per avventurarci nel mondo materiale.
Come in cielo, così in terra” è una frase antichissima che faceva da guida ai primissimi sacerdoti, dediti a osservare i movimenti delle costellazioni sopra la propria testa per potersi preparare agli eventi futuri. Il cielo è sempre stato il simbolo della connessione con un Sé superiore, una sorta di tramite/portale a cui invocare aiuto ma anche ricevere assistenza quando necessario.


Quando ci siamo approcciati per la prima volta ai temi natali, vi assicuriamo che lo abbiamo fatto da scettici e da sostenitori accaniti della scienza ma sempre con una mentalità aperta tale da farci rimanere increduli. Eventi che si sono verificati in questi ultimi anni, sono stati letti con assoluta accuratezza decenni prima e questo ha fatto in modo che potessimo essere ben preparati, ma anche ben consapevoli dei nostri talenti e capacità.

Di conseguenza, a una lettura più approfondita dei temi natali della famiglia, si possono facilmente notare i vari rapporti e conflitti dando loro la risoluzione migliore per andare avanti.

Il passato è passato e non si può cancellare, su questo siamo tutti d’accordo, ma di certo si può curare per dare nuova linfa al nostro albero genealogico. Portare alla luce dolori passati è il primo passo per accoglierli e integrarli, per dare loro la libertà di agire e trasformarsi in consolazione, conforto e gioia.


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