“I Guardiani della Galassia” non deludono. Sì, non possiamo fare a meno di iniziare in questo modo questa recensione. La pellicola arriva oggi nelle sale italiane e James Gunn ha deciso di dare l’addio a questa trilogia nel modo più dolce e commovente che potesse fare.
Riprendiamo le fila dove avevamo interrotto: ci collochiamo a Nowhere dopo lo speciale di Natale arrivato sulla piattaforma di streaming targata Disney+. La famiglia di protettori cosmici è sempre più unita, ma Star Lord è sempre più distrutto. L’assenza di Gamora è una presenza costante nella vita del Capitano e risollevarsi non è affatto facile. Del resto, per la perdita di questo amore stava rischiando di metter in gioco il destino dell’universo. L’arrivo di Adam Warlock mette a soqquadro l’equilibrio della ciurma e, in questo modo, si ha il vero e proprio avvio all’avventura. Speriamo di non svelare altri dettagli sulla trama, ma ci concentreremo principalmente su ciò che Gunn è stato in grado di portare in scena.
Sappiamo benissimo che questa trilogia parla di “famiglia acquisita”, quel gruppo di persone con le quali scegli di condividere le tue giornate. Quegli affetti che nascono lentamente, in circostanze particolari, per necessità o per affinità. I guardiani hanno l’immenso potere di far sentire persino lo spettatore parte integrante della famiglia. Qui il tutto si moltiplica per tre e le seconde occasioni diventano la forza motrice della narrazione.
Quando ci si approccia ai Guardiani ci si aspetta tutta una serie di note stilistiche che, ancora una volta, sono ben presenti. La comicità, infatti, si alterna ad alti momenti drammatici riuscendo a creare un’altalena d’emozioni degna dell’ultimo capitolo. Si piange, si ride, si piange ancora e ancora. Una grande narrazione che ci porta al cuore dei suoi personaggi. Se nel primo volume abbiamo avuto modo di conoscere la loro formazione, col secondo ci siamo addentrati in argomenti come la paternità e adesso esploriamo il passato che finora è stato taciuto. Alcune cose abbiamo avuto modo di intravederle dal trailer, non vogliamo approfondirle perché rappresentano davvero il cuore di questa pellicola. La crudeltà che viene mostrata riesce a impattare come un pugno alla bocca dello stomaco. La ricerca della perfezione a ogni costo ci fa rendere conto della bellezza della fragilità umana.
I Guardiani sono meravigliosi perché perfettamente imperfetti, una compagine di non-eroi che mettono a primo posto il bene collettivo anche andando contro il proprio istinto di sopravvivenza. La loro personale storia si interseca con il loro presente, in questo modo abbiamo la possibilità di conoscere le ragioni che muovono l’agire di Rocket. I sospetti che lo vedevano come protagonista di questa storia sono reali, tutto ciò che accade porta alla sua personale riappropriazione identitaria. Esce, in questo modo, dal suo passato da cavia, accettandolo e rendendosi conto di tutto quello che è il suo potenziale e di tutto ciò che è riuscito a conquistarsi nel corso del tempo.
Dal primo episodio sono passati ben nove anni, ma la loro forza emotiva non è cambiata affatto. L’arrivo di Adam Warlock, interpretato da Will Poulter, porta con sé tutta la ragione motrice di questa trama. L’essere perfetto, colui che dovrebbe rappresentare la forza assoluta, viene svilito della sua potenza attraverso la sua incapacità. Del resto, se si ha un personaggio con questo background il modo migliore per poterlo rappresentare è quello di de-potenziarlo tanto da renderlo spalla comica. Una mossa ben riuscita, se si pensa a quello che dovrebbe essere il suo percorso in base ai fumetti.
Il nemico è l’Alto Evoluzionario (Chukwudi Iwuji), uno scienziato che riporta in auge tematiche fin troppo note. La sua ricerca della perfezione porta al suo totale disfacimento, ma anche in questo caso non mancano i momenti in cui il suo piano viene ridicolizzato. Attraverso i dialoghi vengono, difatti, stroncati i monologhi da “cattivo psicopatico”, ciò permette alla narrazione di essere sempre fluida durante il suo corso. La sua caratterizzazione fa di lui uno dei cattivi più credibili e temibili, proprio perché alla base delle sue azioni vi è una totale e cieca crudeltà. Mostra sempre e in ogni caso assenza di cura nei riguardi delle proprie creazioni, rendendolo un Dio e padre senza alcun tipo di scrupolo.
Fin dai primi istanti, attraverso la scelta musicale, ci si addentra in quell’impatto emotivo che Gunn ha deciso di dare al suo addio. Creep dei Radiohead, con il suo arrangiamento malinconico, ci fa comprendere quanto sofferto sia stato lavorare a questa pellicole e alle tematiche che porta con sé. Una lettera di saluto con cui i fan dovranno fare i conti perché, in fin dei conti, si è un po’ tutti consapevoli che non esisteranno altri eroi simili ai nostri guardiani. La cura e l’attenzione che James Gunn ha dato loro sarà la principale mancanza in questo macro-universo narrativo.
Non ci resta che goderci questa piccola perla filmografica, in religioso silenzio, domandandoci che l’MCU sarà davvero in grado di rispondere ai flop finora registrati.
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