Le nostre recensioni, solitamente, vengono scritte subito dopo aver concluso il libro. In questo caso, invece, ci siamo dovuti prendere un giorno di tempo per fare in modo che le emozioni si dissipassero, perché vi assicuriamo che la lettura de “La bottega dei giocattoli”, di Angela Carter, non è per niente facile. Noi lo abbiamo letto in anteprima grazie alla Fazi Editore ma voi lo potete trovare in tutte le librerie a partire da oggi.
A essere difficile non è la comprensione o la sua scrittura, ma proprio le immagini che il libro evoca, così reali – e questo è un talento davvero raro negli scrittori – che il lettore non fa fatica a entrare dentro la vita di Melanie, ed è proprio questo il problema: siamo a nostro agio con la protagonista, vestiamo i suoi panni, viviamo i suoi dolori.
Prima di procedere con la trama, vi diciamo che “La bottega dei giocattoli” ha vinto il John Llewellyn Rhys Prize.
Melanie è una ragazza di quindici anni proveniente da una famiglia più che benestante. La sua vita scorre tranquillamente come quella delle sue coetanee fino all’estate, quando sboccia improvvisamente nel corpo e nella mente prendono sempre di più pensieri a sfondo sessuale. I genitori sono partiti per l’America e lei è rimasta nel Regno Unito insieme ai suoi due fratelli più piccoli (Jonathon e Victoria) e la signora tuttofare che si è da sempre occupata di loro tre durante le lunghe assenze del padre e della madre.
Nelle lunghe settimane estive, Melanie fa solo finta di studiare in camera, perché in realtà passa il tempo davanti allo specchio a guardare il suo corpo nudo e perdersi nella gioia del piacere fisico. In uno dei suoi impulsi, decide di compiere un atto del tutto proibito: indossare l’abito nuziale della madre e passeggiare per il giardino con questo addosso, mentre la luna rischiara tutto quanto.
La realtà, però, è completamente diversa dalla fantasia e quella notte va tutto storto. Il sorgere del sole non aiuta a portare serenità al nuovo giorno perché l’indomani le riserva una tragica notizia: i suoi genitori sono morti.
Melanie e i suoi fratelli sono costretti ad abbandonare il lusso della loro casa per andare a vivere a Londra dallo zio Philip e la zia Margaret, muta dal giorno del matrimonio.
Tutto nella nuova vita è estremamente diverso da quella passata: la casa degli zii – dove vivono anche Francie e Finn, i fratelli di Margaret – è sciatta, sporca, fredda, asettica.
Lo zio è ossessionato dal silenzio e dal suo lavoro come giocattolaio. È un uomo violento e dispotico, totalmente lontano dalla figura della madre di Melanie, ma anche dalle immagini del matrimonio dove Philip era magro e con un sorriso affabile.
La zia, invece, è quasi una creatura fantastica, una fata dolce e amorevole che si prende da subito cura dei tre orfanelli.
Per Melanie, però, sono proprio le figure maschili, quelle che ha più ricercato nelle sue fantasie, a crearle problemi: oltre allo zio, si dovrà imbattere in Finn che, nonostante le porti sempre rispetto, sembra provare fin da subito un’attrazione verso di lei, tanto da divenire asfissiante e insistente.
Melanie capisce in fretta che nulla sarà come prima e che molto probabilmente è sempre lo zio l’artefice di ogni problema all’interno di quel nucleo famigliare. Uno zio che gioca a fare il burattinaio non solo con i pezzi di legno che lui stesso costruisce, ma anche con gli esseri umani che ha attorno e per i quali sviluppa una mania di controllarlo totale.
Come può una ragazza di soli quindici anni sopportare tutto questo? Come può cercare di scappare se non è più padrona neanche del suo vestiario?
Angela Carter ci ha inquietati e non poco. Ancora adesso abbiamo delle vere e proprie difficoltà nello scrivere la recensione, perché è come se sentissimo il fiato dello zio Philip dietro il nostro collo. Ed è proprio per questo motivo che il talento della Carter si può quasi tastare per quanto è grande.
Melanie passa dal crearsi una sua personale fantasia a una realtà oscura, cruda, brutale, dove fanno da sfondo giochi inquietanti con i quali ai suoi fratelli non sarà mai permesso di giocare.
Si fa forza, cercando di non distaccarsi completamente dalla persona che era per non doverla perdere nei meandri di una volontà spietata e assassina.
Lo zio Philip mette la parola morte su tutto ciò che tocca, spegne ogni scintilla dell’anima e Melanie cerca in tutti i modi di non cedere a questo triste destino. Lo fa per se stessa, per l’amore che le è stato dato, ma soprattutto lo fa per i fratelli, troppo piccoli per far tesoro dei loro anni precedenti.
Fino a che punto una vittima riesce a sopportare il proprio aguzzino? Quando avviene quel click mentale capace di far scattare la voglia di rivalsa, di rinascita? “La bottega dei giocattoli” ci porta fino al fondo più basso dell’essere umano, dove veniamo sconvolti proprio dalle capacità che abbiamo di fare del male al prossimo.
Non è sicuramente un libro per le persone più sensibili, ma se siete affascinati dal macabro, se vi piacciono le metafore sulla crescita e lasciarsi indietro l’infanzia (presenti in un po’ tutte le fiabe passate), e soprattutto se amate lo stile inglese, con le sue battute e il suo humour impeccabile, questo libro fa proprio al caso vostro.
Vi ricordiamo che esce oggi in tutte le librerie!
Nelle lunghe settimane estive, Melanie fa solo finta di studiare in camera, perché in realtà passa il tempo davanti allo specchio a guardare il suo corpo nudo e perdersi nella gioia del piacere fisico. In uno dei suoi impulsi, decide di compiere un atto del tutto proibito: indossare l’abito nuziale della madre e passeggiare per il giardino con questo addosso, mentre la luna rischiara tutto quanto.
La realtà, però, è completamente diversa dalla fantasia e quella notte va tutto storto. Il sorgere del sole non aiuta a portare serenità al nuovo giorno perché l’indomani le riserva una tragica notizia: i suoi genitori sono morti.
Melanie e i suoi fratelli sono costretti ad abbandonare il lusso della loro casa per andare a vivere a Londra dallo zio Philip e la zia Margaret, muta dal giorno del matrimonio.
Tutto nella nuova vita è estremamente diverso da quella passata: la casa degli zii – dove vivono anche Francie e Finn, i fratelli di Margaret – è sciatta, sporca, fredda, asettica.
Lo zio è ossessionato dal silenzio e dal suo lavoro come giocattolaio. È un uomo violento e dispotico, totalmente lontano dalla figura della madre di Melanie, ma anche dalle immagini del matrimonio dove Philip era magro e con un sorriso affabile.
La zia, invece, è quasi una creatura fantastica, una fata dolce e amorevole che si prende da subito cura dei tre orfanelli.
Per Melanie, però, sono proprio le figure maschili, quelle che ha più ricercato nelle sue fantasie, a crearle problemi: oltre allo zio, si dovrà imbattere in Finn che, nonostante le porti sempre rispetto, sembra provare fin da subito un’attrazione verso di lei, tanto da divenire asfissiante e insistente.
Melanie capisce in fretta che nulla sarà come prima e che molto probabilmente è sempre lo zio l’artefice di ogni problema all’interno di quel nucleo famigliare. Uno zio che gioca a fare il burattinaio non solo con i pezzi di legno che lui stesso costruisce, ma anche con gli esseri umani che ha attorno e per i quali sviluppa una mania di controllarlo totale.
Come può una ragazza di soli quindici anni sopportare tutto questo? Come può cercare di scappare se non è più padrona neanche del suo vestiario?
Angela Carter ci ha inquietati e non poco. Ancora adesso abbiamo delle vere e proprie difficoltà nello scrivere la recensione, perché è come se sentissimo il fiato dello zio Philip dietro il nostro collo. Ed è proprio per questo motivo che il talento della Carter si può quasi tastare per quanto è grande.
Melanie passa dal crearsi una sua personale fantasia a una realtà oscura, cruda, brutale, dove fanno da sfondo giochi inquietanti con i quali ai suoi fratelli non sarà mai permesso di giocare.
Si fa forza, cercando di non distaccarsi completamente dalla persona che era per non doverla perdere nei meandri di una volontà spietata e assassina.
Lo zio Philip mette la parola morte su tutto ciò che tocca, spegne ogni scintilla dell’anima e Melanie cerca in tutti i modi di non cedere a questo triste destino. Lo fa per se stessa, per l’amore che le è stato dato, ma soprattutto lo fa per i fratelli, troppo piccoli per far tesoro dei loro anni precedenti.
Fino a che punto una vittima riesce a sopportare il proprio aguzzino? Quando avviene quel click mentale capace di far scattare la voglia di rivalsa, di rinascita? “La bottega dei giocattoli” ci porta fino al fondo più basso dell’essere umano, dove veniamo sconvolti proprio dalle capacità che abbiamo di fare del male al prossimo.
Non è sicuramente un libro per le persone più sensibili, ma se siete affascinati dal macabro, se vi piacciono le metafore sulla crescita e lasciarsi indietro l’infanzia (presenti in un po’ tutte le fiabe passate), e soprattutto se amate lo stile inglese, con le sue battute e il suo humour impeccabile, questo libro fa proprio al caso vostro.
Vi ricordiamo che esce oggi in tutte le librerie!
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