Non pensavamo che sarebbe mai esistito quel film che ci avrebbe spinti a rivalutare After (e sì che in quel caso ci rifiutammo di farne la recensione) e tutti i suoi prosegui. Eppure, eccoci qui a parlare di “Uno splendido disastro” pellicola tratta dall’omonimo libro scritto da Jamie McGuire. Arrivato da pochissimo sulla piattaforma di streaming di Prime Video, crediamo che non sia possibile che lo script sia effettivamente pedissequo al romanzo. Ci sono diversi disastri in soli 105 minuti, ma da dove iniziare?
Abby Abernathy (Virginia Gardner) decide di trasferirsi a Sacramento per poter iniziare gli studi al college. Rapidamente, fin troppo, nella sua vita entra Travis Maddox (Dylan Sprouse), un ragazzo che si diletta col pugilato di contrabbando per poter tirare il necessario per pagarsi gli studi. Lui vuole semplicemente starle attorno, senza alcuna ragione, senza alcuna pretesa in particolare. Travis, come il migliore dei ragazzi tossici, vuole solo permeare la sua vita. Lei, come modernità di scrittura desidera, è troppo “decisa” (per non usare altri termini) nel rendergli questa missione particolarmente avvezza. Inizia, così, a uscire con un altro ragazzo conosciuto nel campus, ma le cose non vanno come auspicate. Al contrario, nel post cena con suddetto pretendente, lei perde una scommessa con Travis ed è “costretta” a passare trenta giorni in sua compagnia, sotto lo stesso tetto, nello stesso letto.
I giorni passano e lei è troppo irremovibile sull’idea di poter andare a letto con lui, cedere non è assolutamente un’opzione. Possiamo, dunque, immaginare lo svolgimento dei fatti e, in fin dei conti, è facile capire che questa sua fermezza non resterà così tanto immutata. La cosa che, dunque, sconvolge è il pressapochismo presente sia nei dialoghi, sia negli eventi che li vede come protagonisti. Le premesse finora fatte, infatti, percorrono facilmente la via decantata in ogni singola commedia romantica, ma vi è una tale assurdità nella sceneggiatura da rendere il tutto inguardabile. E poco importa se Dylan si presta bene alla camera e sia a petto scoperto quasi per tutto il film, così come è quasi irrilevante lo scollo e gli abiti indossati per risaltare le forme fisiche di lei. Tutte mere distrazioni davanti a dialoghi privi di qualsivoglia senso o fondamenta.
Tutto accade troppo fin fretta, come dicevamo, quasi come se si volesse arrivare semplicemente alla fine della storia senza dargli una sostanza. Mettiamo due disadattati come protagonisti, circondati da altri collegiali pieni di ormoni, ed ecco la combo per il fallimento. C’era il potenziale per poter riuscire a raccontare qualcosa di complesso e di gran lunga più interessante, invece si è sorvolato totalmente sul loro rapporto per poter cercare di arrivare alla “sostanza”: facciamo tirare i pugni a lui, facciamo giocare a poker lei.
Ora, sappiamo che gli spiegoni narrativi non piacciono a nessuno, ma non ha neanche senso che niente venga detto o spiegato se non alla fine del film. Sempre che questi eventi possano davvero raccontare o spiegare qualcosa. Non vi sono ragioni per cui tra i due sia sbocciato l’amore, la semplice presenza non può bastare considerato quei traumi che sono minimante intuibili. Non è normale che sia il fruitore a dover ricostruire la storia perché la pellicola ne è praticamente sprovvista.
Pozzanghere da tutte le parti. “Uno splendido disastro” è come quella camera d’hotel che a un certo punto viene immotivatamente distrutta. Ci sono così tante vacuità da renderlo totalmente effimero. In sostanza, è talmente brutto da poter sembrare che stia facendo la sua stessa parodia.
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