è la veglia di un cuore insonne!
È attesa eterna di nuova memoria
in un tempio sorretto da infinite colonne”.
- Gianluca Boncaldo, L’articolo che ancora deve essere scritto
Le palpebre cadono lente sugli occhi ancora umidi di Vittorio. Arriva quella disgustosa sensazione di nausea che chiede all’organismo di dormire, ma Vittorio non ne vuole proprio sapere.
Attira tantissimi pensieri, uno più pesante dell’altro che gli impediscono di addormentarsi serenamente. Le ore passano, il ticchettio delle lancette e monotono e insistente quasi quanto le immagini che Vittorio crea nella sua immaginazione.
Egli contempla quella notte di solitudine come se fosse eterna, come se lui non vivesse al di là della prigione di spine che si è costruito con i suoi pensieri.
Vittorio guarda, senza ormai versare più lacrime, la metà del letto vuota e fredda, la metà che prima era occupata da lei.
Ora di lei non v’è più traccia, né del suo caldo abbraccio e né del suo dolce profumo, quella metà di letto vista così scarna riempie il cuore di mestizia.
Ora Vittorio non sente più amore, non vede più bellezza e percepisce solo un arida freddezza che lo attanaglia. Quella freddezza che forse Vittorio ha sempre portato dentro, ma che la presenza di lei teneva sopita.
Quella freddezza che non lo fa più riposare, costringendolo a fissare notte dopo notte il vuoto del suo cuore.
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