Candeggina… che nome strano da dare a un composto così pericoloso. Ipoclorito di sodio, ovvero NaClO. Chiamatela come volete, io la designerò con il nome di “quella cosa”.
Dopo l’incubo di oggi mi sento strano solo a possederne un flacone. E i flaconi li vendono al supermercato e vanno via come AK47 nei market americani (scherzo).
Il punto è che mi trovavo in mezzo a una strada buia, le luci dei lampioni erano troppo fioche e alquanto tenebrose. Mi sentivo osservato, ma non vedevo nessuno.
Sapevo che il pericolo era in agguato. Una minaccia sarebbe potuta arrivare da un momento all’altro. Ero convinto che qualcuno o qualcosa mi potesse cogliere alle spalle, quindi mi voltavo di frequente per accertarmi non arrivasse qualcuno all’improvviso.
Così è stato, in uno scatto mi ero girato e avevo visto una figura emaciata correre a velocità inumana verso me. Era pallida e scheletrica, gli occhi emanavano una cattiveria infernale e la bocca abbozzava un largo sorriso che lasciava intravedere dei denti aguzzi.
In quel momento avevo iniziato a correre, ma ero troppo lento e sentivo le gambe intorpidirsi. Che fosse uno scellerato malocchio lanciatomi da quell’oscura figura? Non lo saprò mai, ricordo solo che mi sono voltato e avevo sentito alla schiena il dolore di mille coltelli che trafiggevano la mia carne.
Mi ero svegliato di soprassalto, ero poi corso nel bagno a sciacquarmi la faccia. Il mio volto era coperto da tristi occhiaie e non avevo affatto una bella cera. Mi ero sentito come se quell’incubo mi avesse fatto perdere qualche anno di vita.
Avevo continuato così a portare l’acqua al volto, come se mi potessi sciacquare via quell’incubo e il torpore che sentivo sul mio corpo.
Ma appena avevo alzato lo sguardo verso lo specchio un brivido di terrore aveva cominciato a scuotermi.
Alle mie spalle c’era ancora quell’orrendo mostro, che con il suo volto emaciato sembrava la personificazione della morte.
Avevo iniziato a urlare ma nessuno poteva sentirmi. La figura allungava le mani verso di me, ma ero riuscito questa volta a sfuggire alla sua presa letale.
Avevo cercato velocemente qualcosa per difendermi, ma l’unica cosa che avevo a portata di mano era un flacone di candeggina.
In quel momento avevo afferrato e aperto il flacone, volevo lanciare la candeggina sulla creatura sperando potesse danneggiarla. Non c’ero però riuscito: una volta svitato il tappo, il flacone aveva iniziato a vibrare violentemente, causandomi un fastidioso formicolio alle mani.
Dal flacone usciva un vapore biancastro, una nebbia che stava offuscando tutto il bagno. Durò solo pochi secondi, la nebbia si era raccolta in un punto materializzando una creatura molto più orrenda della precedente. L’essere che mi stava prima minacciando era spaventato e guardava con terrore la nuova entità che aveva preso forma.
Osservavo con disgusto e orrore la cosa materializzata dalla nebbia. Ero preda di una visione talmente mostruosa e orripilante che avevo maledetto il giorno in cui ricevetti il dono della vista.
Il solo immaginare ancora quella cosa mi suscita un disagio mai provato prima. Il suo aspetto mi sembrava riunire dentro un'unica fisicità tutto ciò che di marcio può esistere al mondo.
Quella nuova creatura era grande il triplo del mio aguzzino e lo aveva afferrato interamente con una delle sue mani deformi.
Dopo pochi istanti, il mio aguzzino si era sciolto in quella presa violenta e una volta che non era rimasto più nulla di lui la creatura si era volata verso di me, guardandomi con occhi marcescenti e pieni di collera.
Ringrazio ogni divinità per essermi svegliato in quel momento. E sono ancora qui a stringere le lenzuola sul mio letto e con il terrore di entrare nel mio bagno.
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