L’11 maggio arriva nelle sale italiane il secondo lavoro, come regista, di Marco Bocci: La caccia. La pellicola, inoltre, verrà presentata in anteprima il 10 maggio al Riviera International Film Festival.
Luca, Silvia, Mattia e Giorgio sono quattro fratelli molto diversi, ma legati dallo stesso destino. Luca (Filippo Nigro) vende auto e vorrebbe espandere la propria attività. Silvia (Laura Chiatti) ha combattuto a lungo con la tossicodipendenza e vorrebbe ricominciare la propria vita. Mattia (Pietro Sermonti) è un pittore che cerca di riuscire a esprimere se stesso attraverso la propria arte, cosa che cambierà quando verrà posto davanti a una verità a lungo taciuta. Giorgio (Paolo Pierobon), il maggiore dei quattro, all’apparenza è quello più stabile: ha un lavoro, una famiglia e cerca di mettere avanti a sé le necessità della sua famiglia, commettendo anche errori imperdonabili.
I fratelli si ricongiungono quando gli viene annunciata, improvvisamente, la morte del padre. L’avvocato li convoca per poter suddividere l’eredità, così si mette in moto il meccanismo narrativo che li vedrà sempre più intrinsecamente legati al loro passato.
La vendita della casa di famiglia sembra essere l’unico modo per poter riuscire a prender qualcosa da ciò che il padre ha loro lasciato, ma la somma è comunque insufficiente per poter coprire il bisogno monetario dei quattro. Luca, così, propone una soluzione degna della memoria del padre: una caccia, chi riuscirà a colpire la preda più grossa riuscirà a tenersi l’intera somma.
Inutile, dunque, sottolineare quanto questo film riesca a metter a nudo il passato dei suoi protagonisti. Ciò che loro sono oggi è dato da ciò che hanno condiviso col padre. Un urlo, un segreto, una fuga. Del resto, i modi educativi dell’uomo non sono stati di certo i migliori e, nonostante la crescita, i quattro devono ancora scendere a patti con ciò che hanno vissuto. Tutti i loro traumi riemergono, una volta messo piede nella casa d’infanzia. Tutto il loro vissuto torna violento nelle loro vite bloccandoli e incatenandoli a quegli incubi vissuti. I ricordi d’infanzia, quindi, diventano un’oscura chiave di volta in grado di scoprire ciò da cui per lungo tempo si è allontanato.
La conclusione di questa pellicola è prevedibile fin dai primi momenti. Man mano che il quadro si delinea e si dispiega, infatti, vengono sempre più riportati alla luce tutti i loro sentimenti da tempo taciuti. La verità è quasi insopportabile, ma del resto la mela non cade mai lontano dall’albero.
L’eredità, ancora una volta, si mostra come il principale pretesto per i dissapori familiari, qui si aggiunge il peso di un lascito morale. Gli insegnamenti paterni governano l’agire dei protagonisti coinvolgendoli in una lenta fuga dai loro problemi più profondi.
Il lavoro alla regia di Marco Bocci risulta essere coinvolgente e concitato. La struttura narrativa non è lineare, ma riesce a governare coerentemente l’emotività dei personaggi. La caccia, quindi, è una pellicola intrigante.
Nessun commento:
Posta un commento