Alla regia troviamo Burcu Alptekin, mentre la sceneggiatura è di Gokhan Tiryaki e Nuran Evren Şit.
Composta da otto episodi, più o meno di un’ora ciascuno, Another Self scava all’interno di noi stessi, ricordandoci costantemente che è il passato a comandare il nostro presente.
Attenzione: l’articolo potrebbe contenere spoiler!
Ada (Tuba Büyüküstün) è una famosa chirurga e ricercatrice oncologa di Istanbul, totalmente dedita al suo lavoro e con l’aspirazione di prendere parte a un importante progetto di ricerca oncologica a Bruxelles. Tra i tanti pazienti in cura, ha anche Sevgi (Boncuk Yilmaz), sua carissima amica alla quale deve dare la notizia di una nuova ricaduta.
Per Sevgi non bastano solo le chemio e dopo l’operazione è cosi debilitata che non può neanche prendere parte alla cura sperimentale. La sua situazione è del tutto delicata, il suo stato di salute quasi impossibile da migliorare. È afflitta, non vuole ricominciare con la terapia invasiva e proprio come una richiesta esaudita dall’alto, la madre di un altro paziente oncologico le parla di Zaman (Firat Taniş): un terapeuta che a sua detta riesce a fare miracoli.
Sevgi convince Leyla (Seda Bakan), altra loro amica, a intraprendere il viaggio da Istanbul ad Ayvalik per trovare la cura alternativa.
Quando Ada scopre il piano va su tutte le furie, ma in qualità di migliore amica e medico, sa che non può lasciare Sevgi da sola. Il viaggio si trasforma in qualche giorno di vacanza, dove Ada e Leyla provano a rilassarsi, mentre l’amica è alle prese con il suo passato.
Tramite un rituale, Zaman mostra alla ragazza quale trauma ha nascosto così tanto dentro di sé da far ammalare, molto lentamente, ogni cellula del proprio corpo. Anche dopo una sola seduta, Sevgi si convince a rimanere ad Ayvalik, nonostante le proteste di Ada.
Dopo un mese le amiche si riuniscono e rimangono tutte piacevolmente sorprese di constatare la completa guarigione di Sevgi.
“Il passato, che ne conserviamo memoria oppure no, giace dentro di noi. È come una scatola nera che registra le informazioni, non importa quanto sia danneggiata: il passato è lì. Sapori, odori, attimi… sono lì, in attesa di venire fuori al momento opportuno. E il passato condiziona la nostra vita. Anche se dimentichiamo.”
-Another Self, Stagione 1 Episodio 1
Ben presto, però, ogni fibra del suo scetticismo è costretta ad arrendersi ai fatti, ma qui ci fermeremo con la trama per non farvi troppi spoiler.
Come dicevamo prima, scienza e spiritualità convivono e non si escludono l’una con l’altra. Nella tecnica di Zaman si parla di Costellazioni Familiari e di come non solo ogni nostro trauma interferisce con le nostre scelte e azioni, ma anche i traumi irrisolti dei nostri antenati possono vivere in noi, a volte alla luce del sole, altre nascosti.
In effetti non è un mistero per la genetica stessa che, come prendiamo caratteristiche fisiche e psichiche dai nostri antenati, così anche i traumi veramente importanti possono essere trasmessi geneticamente, ma per maggiori informazioni a riguardo vi consigliamo di cliccare qui.
Insomma, ciò che la scienza sta cominciando a studiare ora, per la spiritualità era già noto a metà del Novecento.
Non stiamo qui per dirvi di credere ciecamente a tutto, ma conoscendo in modo diretto chi si è affidato alle Costellazioni Familiari e quanto il processo di guarigione – sempre supportato dalla medicina, ovviamente – si sia velocizzato, abbiamo voluto iniziare questa serie tv con maggiore consapevolezza, senza storcere il naso solo perché non ci sono conferme. La Fede è Fede proprio perché non ha bisogno di prove.
Se anche voi sentite il bisogno di iniziare ad ampliare la vostra mente, mettendovi faccia a faccia con qualcosa che non si conosce e che probabilmente farà vacillare qualche vostra certezza, “Another Self” fa di certo al caso vostro!
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