Tra cosplay e fumettisti, domenica scorsa, si è conclusa la XXIX edizione del Romics. La fiera romana del fumetto e del cinema ha ospitato interessanti firme del mondo dell’animazione e non solo.
Nel corso di questa edizione, è sicuramente memorabile la master class con il Romics D’oro Yoshiko Watanabe. L’illustratrice ha, infatti, ricordato le basi per la creazione di un personaggio. Con la sua lavagnetta ha evidenziato l’importanza delle proporzioni e le “regole” che si seguono da oriente e occidente. Non importa, infatti, l’altezza delle gambe, purché il corpo del personaggio abbia delle proporzioni coerenti con quelle che troveremmo nella realtà. È stato interessante ricordare quanto si possa comunicare con le sole immagini, un elemento caratteristico di manga e anime dove le parole sono quasi superflue: bastano le singole espressioni facciali, talvolta esasperate, o la posizione del corpo per poter comunicare uno stato d’animo ben preciso.
Tutto questo ci spinge poi a cercare un proprio stile. I disegnatori, infatti, vengono contraddistinti dai loro tratti o dall’uso che costantemente fanno delle differenti tecniche pittoriche. Necessario è, dunque, ricordare il rapporto con l’analogico: carta e pennelli, chine e inchiostri, che posizionati secondo uno specifico schema mentale riescono a tradurre il pensiero in un’immagine. Sentir parlare i disegnatori, in tal senso, è stato davvero illuminante e ha intrigato anche chi non si è mai cimentato con gomma e matite. Vedere la sinergia e le diverse tecniche che magari sono state usate per lo stesso personaggio dovrebbe essere d’ispirazione a chiunque. Che siano personaggi noti come quelli editi da Bonelli, o quelli di Panini, ogni singolo disegnatore ha il proprio tratto distinguibile. Per tanto, sfogliare le pagine dei fumetti e scoprire chi li ha disegnati o chi li ha sceneggiati spinge il lettore a esplorare un mondo che va oltre la semplice lettura. Conoscere gli ideatori di quelle storie, per poi cercare di carpirne il tratto ogni qualvolta si poggia la grafite su un foglio, permette a chiunque di trovare la propria chiave di lettura per un mondo altrimenti inaccessibile. Il disegno, così come ogni singola forma d’arte, è personale e per tanto anche quando si è davanti a un personaggio che fa parte dall’immaginario collettivo, è quasi inevitabile restare riconoscibili e distinguibili da qualsiasi altro autore. Le storie che noi tanto amiamo hanno un team alle spalle ed è bene ricordarsi ogni suo singolo elemento e non solo la complessità di ciò che viene dato al pubblico.
Ma, come abbiamo detto, ogni forma d’arte è personale. Gabriele Mainetti, nel suo raccontarci Freaks out ce lo ha voluto ricordare. Vedere come gli storyboard di un film siano funzionali alla sua realizzazione, fa capire quanto all’interno di un singolo frame si concentrino così tanti singoli elementi artistici da esser in grado di costituire delle storie a parte. Nel parlare al pubblico del suo lavoro, Mainetti ha raccontato della sua sinergia con Marco Valerio Gallo. Il loro lavoro ha dato via a quelle suggestive immagini che il mondo ha avuto modo di vedere una volta arrivata in sala la pellicola.
Marco Valerio Gallo ha addirittura trovato un modo per poter far sì che i suoi disegni appartenessero a uno dei personaggi portati in scena: ha iniziato a disegnare con la sinistra, costruendo così un tempo, un luogo e una storia dietro ogni singolo tratto.
Ancora una volta, grazie al Romics, il pubblico ha avuto modo di scoprire il ruolo delle maestranze che si muovono dietro la macchina cinema. Tra le mostre che era possibile visitare, vi era quella sul lavoro di Jama Jurabaev: concept artist che lavora a stretto contatto con la Lucas Film. Dietro il design di The Mandalorian, per esempio, c’è molto del suo lavoro di pre-visualizzazione, così come anche in Aladdin.
L’immaginazione è stata, dunque, la parola chiave di questa edizione; un inno che corre sulle ali del “se puoi sognarlo, puoi farlo”. Come del resto ci ricordano i tanti che i cosplayer italiani hanno, ancora una volta, mostrato di avere. Percorrere le vie della fiera è quasi un piccolo sogno, perché si cammina in un luogo magico grazie al quale puoi riuscire a incontrare il tuo personaggio preferito. Vedere tanti giovani ragazzi che, nel corso dell’anno, hanno comprato la stoffa e si sono cimentati in un'arte -quale è il cucito- che sta andando sempre più in disuso è davvero emozionante.
Forse non è la fiera perfetta, forse non tutti gli ospiti sono nomi conosciutissimi, ma sono elementi di nicchia che spinge il pubblico ad avvicinarsi se davvero interessato. Tra Michele Bravi, Christina D’Avena e tanti altri raduni, non possiamo far altro che ricordarvi che il Romics torna dal 30 marzo al 2 aprile 2023.
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