Non sappiamo bene il perché, ma abbiamo capito che saremmo rimasti affascinati da qualcosa che si cela nell’inconscio, al di sotto della calma apparente, forse proprio per la parola “inverno” e per l’immagine notturna. Immaginavamo storie turbolente, passionali, proprio per il “martedì” e la bottiglia finita di vino rosso rovesciata sul tavolo. Amando il concetto di cosa è nascosto sotto metri di neve, non abbiamo esitato sulla scelta.
Lo trovate in tutte le librerie a partire da oggi, e se proseguite nella lettura dell’articolo, saprete il perché va assolutamente letto! Ovviamente non vi faremo spoiler.
Si possono mettere su carta diversi decenni storici, storie complesse,
personaggi turbolenti e angosciati, pur mantenendo la semplicità della
scrittura, senza far cadere nell’ansia il lettore? Sì, se sei Lily King.
Il libro è suddiviso in capitoli, ognuno dei quali è una storia a
sé stante. Passiamo dal passato al presente, comprendendo in poche
pagine la psiche dei personaggi, cosa può turbarli, cosa può
spaventarli. Anche se è palese quanto siano avviluppati in sentimenti di
paura e angosce, la penna di Lily King è come la luce che seguiamo
quando dobbiamo camminare nel buio. C’è sempre un raggio di sole, una
speranza, un andare oltre quelle che troppo spesso sono solo nostre
paranoie.
La vita è dura, le persone a noi vicine possono
tradirci in qualsiasi momento e tutto ciò lo impariamo fin da subito
perché per quanto possiamo stare dentro una bolla di sapone, per sua
conformazione fisica e mentale, essa prima o poi esplode e ci catapulta
nella cruda realtà. Possiamo capirlo all’inizio dell’adolescenza,
come in età adulta, ciò non toglie che è inevitabile fare i conti, prima
o poi, con quello che abbiamo dentro e di conseguenza ci proiettiamo fuori.
Leggiamo
di legami creduti indissolubili che si sciolgono, di amori struggenti e
a lungo agognati che si trasformano nella più cruenta delle rivelazioni; di tentare di riprendere in mano la vita dopo traumi che hanno bloccato
per anni, di uscire dal guscio accettando se stessi e le proprie
potenzialità.
I personaggi vivono ciò che tutti noi, in un
modo o nell’altro, abbiamo vissuto o vivremo nel corso della vita: abusi
fisici – spesso non accorgendoci che lo fossero – o psicologici, lutti,
separazioni, paura di mettersi in gioco, di cambiare, di essere
protagonisti della nostra storia.
“Cinque martedì d’inverno” ci
ha commosso proprio per la voglia di rialzarsi dopo ogni caduta, di
apprezzare ogni persona messa sul nostro cammino. Come diciamo spesso,
chiunque è un nostro insegnante, anche se la lezione appresa è stata
straziante e ci ha donato una ferita che mai verrà emarginata, noi
possiamo comunque cercare di capire dove sia nascosto l’amore di un
insegnamento, per poterlo così dare agli altri.
È facile rimanere impantanati nella melma del tormento, in sussurri silenziosi di lamenti strazianti. È confortante bearsi nell’indolenza del vittimismo, agognando una mano tesa che sia abbastanza crocerossina da cadere nel pantano assieme a noi.
Per elevarsi ci vuole forza, coraggio, uno spirito combattente, anche furioso, purché sia una vera e propria emozione. La vita ci dà schiaffi, quando non riusciamo a cambiare in meglio noi stessi, quando non vogliamo prenderci cura del nostro giardino interiore, ma la vita di vuole guerrieri, vuole e attende finché non ci rialziamo.
Con le parole di Lily King questo insegnamento velato diviene diretto, senza cadere nella trappola dei grandi classici della letteratura, che amiamo profondamente, ma che spesso utilizzano trame infinite per far arrivare tale concetto.
Lily King è la mano tesa che aspettiamo, ma che non possiamo buttare nel fondo con noi, perché è ben salda: vuole che siamo noi a farci forza. Capisce la nostra sofferenza, ci consola – ammettiamo che abbiamo pianto in metro, davanti a un vagone assente – e ci dà un’indicazione per proseguire per la nostra strada, nonostante tutto.
È messaggera di speranza, proprio come la fine di febbraio: è ancora inverno, sì, ma si scorge la primavera.
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