Ero con le muse a pranzare in un ristorante orientale, quando a un certo punto faccio presente una mia considerazione originale.
Dico: “Che animale maestoso che è il pollo”.
Comunque se ve lo steste chiedendo… sì, questa storia è reale… sì, queste sono nostre conversazioni ordinarie.
Comunque ritornando al pollo, ovviamente non vengo preso troppo sul serio.
“Maestoso”, è una parola troppo altisonante per un pollo.
Automaticamente ci chiediamo, ma i polli come fanno a vivere in natura? Il recinto non è forse la loro salvezza?
Ma io, difendendo la nobiltà dell’animale, porto avanti la mia riflessione.
Ebbene, prendendo spunto da un presunto ordine teleologico, ed equiparando l’opera della natura a quella dell’uomo, porto il piano della creazione biologica a un piano simile a quello della creazione artistica.
Da una prospettiva totalmente antropocentrica, possiamo riflettere sul significato intrinseco del pollo dal punto di vista di una semiotica per le prospettive umane.
Ebbene, se è vero che questo animale discende a tutti gli effetti da un dinosauro, l’evoluzione beffarda (la natura) ci mostra una testimonianza del fallimento (o meglio, di un presunto tale).
Ci sarà un motivo per cui le galline sono sopravvissute e i dinosauri no, giusto? Questo già può portarci a riflettere sul significato di “fallimento”.
Ma non solo, la gallina porta in sé il significato della fugacità e della debolezza, quella condizione di fondo di ogni essere vivente che viene esasperata in quest’animale per poterla notare in noi.
È questo, in tal caso, il fine teleologico della natura: portare l’essere umano senziente a riflettere sull’esistenza propria attraverso l’esistenza in genere.
In questo caso, noi (in quanto umanità) non differiamo troppo dai polli, anzi siamo polli.
Ma noi al posto di notare la somiglianza, deridiamo il pollo per la differenza.
Frè, illuminata da queste riflessioni, ha affermato infatti che i polli potrebbero volare ma non lo fanno, e questo le rende analoghe a noi umani, a tutte le volte che non spicchiamo quel volo metaforico che possa elevare la nostra esistenza.
La maestosità è presente nella vita in genere, traslata nella riflessione sul proprio status di creatura. La vita, nella sua autoreferenzialità e autosostentamento, porta inevitabilmente riflessione sulla vita in genere, nella totale cagionevolezza dell’esistenza organica.
La riverenza per il creato dischiude lo sguardo al miracolo della vita propria e altrui.
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