Finalmente sveglio.
L’incubo lo aveva scombussolato parecchio. Aveva sognato di guardarsi allo specchio, ma il suo riflesso non seguiva le sue azioni: non si muoveva, rimaneva immobile.
A un certo punto la sua immagine riflessa estrae dalla giacca un pugnale, lo fissa con attenzione, e successivamente lo porta al collo causandosi un taglio mortale.
Da lì si svegliò e realizzò che l’atmosfera di quella stanza era ancora più spettrale del suo incubo.
Era la prima volta che dormiva in quella villa. Desiderava alzarsi dal letto, ma una strana forza rendeva il suo corpo pesante, come le sue palpebre. Bastarono pochi istanti e sprofondò in un nuovo sonno. Iniziò a vedere dall’alto se stesso, ma non nel presente, bensì nella mattina della giornata appena trascorsa. Si osservava mentre preparava le valigie per la partenza. Lo trovò inquietante, perché si rese conto che le mosse di quello che sembrava essere un suo alter-ego erano identiche a quelle che aveva fatto la mattina stessa. Rimase inquietato per poco tempo, perché quando involontariamente calò nel suo corpo, si scordò l’intera giornata che aveva vissuto, e iniziò a riviverla senza rendersene conto. “Che stavo facendo? Ah, sì dovevo preparare le valige. Mi serve una vacanza lontano da tutto, e la villa che ho ereditato mesi da quel mio lontano zio è l’ideale. Ancora mi sembra strano pensare che fossi l’unico parente in vita”.
Sapeva che il viaggio sarebbe stato lungo, la villa era situata molti chilometri distante dal più vicino centro abitato. Una volta ultimate le valige le caricò sull’automobile, e con essa partì. Comprò molte scorte per la strada, consapevole di quanto fosse sconveniente tornare indietro a comprare qualcosa. Riempì anche diverse taniche di carburante, sarebbe stato incosciente rimanere con il serbatoio scarico da solo in mezzo al nulla. Viaggiò molto osservando le case che si facevano poco a poco sempre più rade, la strada che si faceva sempre meno asfaltata e gli alberi che sempre più circondavano i margini del suo percorso.
A finestrini abbassati, poteva respirare un aria diversa, fresca, pura. Tutto ciò lo calmava, quel silenzio rendeva il suo viaggio molto più rilassante, era come una via di fuga dal caotico ordinario. Arrivato finalmente a destinazione durante il tramonto, posò la macchina davanti a un enorme cancello che aprì facilmente con la sua chiave. Nonostante fosse in mezzo al nulla, la villa era circondata da mura abbastanza alte, di cui ormai le piante rampicanti avevano reclamato possedimento. Prese i suoi bagagli ed entrò.
Il cortile era pieno di foglie secche portate dall’autunno, queste sembravano un ulteriore ornamento. Il sentiero centrale del giardino, che portava agli scalini affacciati sul portone, era delimitato da due file di statue che sembravano osservarlo. Lo stile classicheggiante delle colonne all’entrata era di chiara ispirazione palladiana. Entrando dentro rimase sbalordito di come tutto fosse in ordine, l’unica pecca erano i diversi strati di polvere che circondavano ogni cosa. Nonostante le luci della sera fossero molto fioche, queste riuscivano a illuminare in maniera ottimale l’interno.
Salì le scale, e scelse la stanza in cui alloggiare, lo attirò nella scelta principalmente il letto che sembrava essere scevro da ogni velo di polvere. Posò le valige vicine all’armadio, e sentì il forte impulso di coricarsi. Mentre proseguiva verso il letto, si bloccò davanti allo specchio.
Si rese conto che aveva vissuto due volte la stessa giornata, e forse pure lo stesso incubo. Rimase paralizzato e capì che stavolta si trovava dall’altra parte dello specchio. Il suo riflesso si muoveva terrorizzato, e lui rimaneva immobile con uno sguardo pieno di sgomento. Allora cercò la prova di stare ancora sognando. Controllò nella sua giacca e trovò il pugnale. Un pugnale che sapeva di non aver mai portato con sé, tantomeno posseduto. Lo portò alla gola con convinzione e si disse nella sua mente: “Stavolta riuscirò a svegliarmi”.
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