Tra i film in concorso nella sezione Orizzonti Extra di Venezia79, abbiamo avuto modo di vedere “L’origine del male”. La nuova pellicola di Sébastien Marnier è un dramma tanto paradossale, quanto plausibile, cosa che gli permette di far sorridere lo spettatore nonostante le “disfunzioni” che porta in scena.
“L’origine del male” è una bugia, una valanga che a catena innesca alcuni eventi in grado di trainare la narrazione fino alla sua intrigante conclusione.
Stéphanie è la figlia illegittima di un ricco imprenditore francese, col padre non ha mai avuto molti contatti nonostante abbiano diverse concordanze caratteriali che si scopriranno via via il dispiego della trama. Il padre della ragazza ha una famiglia con cui non va particolarmente d’accordo; irascibile e violento, con l’entrare nella sua vita della figlia (ormai adulta) cerca di avvalersi del suo aiuto per poter estromettere figlia maggiore e moglie dal suo patrimonio. Una famiglia complicata, dunque, all’interno della quale si inserisce Stéphanie con le sue bugie manipolatorie. Sappiamo che, così spiegata, questa trama non sembra di certo semplice, ma se vi svelassimo di più vi rovineremmo il twist finale con il quale questo dramma si conclude.
La donna è, infatti, la chiave con la quale viene aperto il vaso di Pandora che si cela dietro l’opulenza di questa famiglia francese. Un contesto totalmente disarmonico nel quale il patrimonio la fa da padrone, perché altro non vi è rimasto davanti a individui aridi di sentimenti. L’uomo, apparentemente, sembra circondato da donne che gli mancano di rispetto, arpie che vogliono approfittarsi del suo duro lavoro per poter condurre una vita agiata alle sue spalle.
Una più attenta analisi ci spinge a rivalutare il contesto familiare e a comprendere quanto bene si inserisca una personalità frammentata e drammatica come quella di Stéphanie. Il suo dramma si condensa nel machiavellico desiderio di avere una famiglia: da sempre sola e abbandonata a se stessa ha usato il proprio intelletto per manipolare chi incontra nel suo cammino. Identità false, bugie, lei è l’origine del male. Ma per origine si può intendere anche la discendenza dell’uomo che vorrebbe usare la sua presenza per proprio tornaconto.
Un dramma, dunque, che si concentra su dinamiche familiari disfunzionali che, attraverso un crescendo narrativo, arriva al suo punto più alto: le donne che riescono a spalleggiarsi e a riconoscersi come sorelle nonostante tutto.
Marnier riesce a costruire un arco narrativo ben strutturato che lascia spazio all’errore dell’agire per istinto. Una sopravvivenza che supera ogni singolo limite dell’azione umana facendo prevedere una bestialità intrinseca.
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