lunedì 31 agosto 2020

#Arte: La Street Art e la voce dei giovani

Passeggiando per le vie di una qualsiasi città, è impossibile non notare sui muri, sui cartelli stradali o addirittura sul manto stradale delle scritte. Colori forti, contorni neri, firme impresse per sempre sulla facciata di un palazzo: stiamo parlando dei writers.

Questo fenomeno, meglio conosciuto come “graffitismo” nasce da un forte bisogno di lasciare un segno del proprio passaggio, un fenomeno sia sociale che culturale per esprimere la propria arte e mostrarla ai più. Si firmano con dei “tag”, con il loro nome d’arte e, sebbene imbrattare il tessuto urbano sia reato, spesso non disdegnano di arrivare anche ai mezzi di pubblica mobilità, come treni, autobus, vagoni delle metro e tram. 

Ma non sono solo dei “vandali”, anzi, alcuni si allontanano dalla illegalità: molto spesso vengono contattati proprio dalle amministrazioni cittadine per la riqualifica delle aree di periferia, diventando una vera e propria street art, o arte di strada. Nel 2010, infatti, il Ministero delle pratiche giovanili si era servito dei “graffitari” per la riqualifica di ben otto città italiane, dando modo agli artisti di esprimersi.

È un forte bisogno di raccontare la propria storia, il proprio vissuto, o della realtà che ci circonda, talvolta anche come denuncia. Non solo, è anche un modo che hanno questi artisti, perché molte opere sono davvero dei capolavori, per mostrare anche la loro crescita personale. Ecco che muri rovinati, sporchi, panchine che cadono a pezzi diventano delle tele vere e proprie. Quando le parole non bastano, ecco che i disegni sulle case popolari danno voce ai silenziosi, agli ultimi che non vengono ascoltati, ecco che quella zona perde la connotazione di degrado fino a diventare meta di pellegrinaggio per turisti e curiosi, pronti ad immortalare un pezzetto d’arte dove prima c’era un muro sporco. In alcuni quartieri prendono vita vere e proprie gare legalizzate per questa riqualifica urbana, come è successo a Primavalle, all’ex-manicomio del Santa Maria della Pietà, Tor Marancia, Quadraro, San Lorenzo, Trullo e non solo. Quando la street art incontra il pubblico, ecco che ci sono momenti per stare insieme, di solidarietà e anche i più poveri ci mettono del loro per rendere il quartiere più vivibile, per denunciare, per aprire gli occhi su determinate realtà che resterebbero nascoste come polvere sotto un tappeto d’indifferenza.

Sono uomini, donne, ragazzi che si esprimono, talvolta con elementi onirici, altre volte prendendo spunto da fumetti, cartoni animati, opere di grandi pittori, anime o manga per le loro opere. Sono progetti ambiziosi, talvolta di installazioni che davvero sono capolavori situati in più parti della città.

Nati come “firma” dei soldati, con il “Kilroy was here” volto a segnare il passaggio degli alleati, nel tempo sono diventati veri e propri artisti di strada, talvolta espressione del disagio giovanile, unito alla voglia di voler fare di più. La voce dei giovani andrebbe ascoltata di più, perché non tutti i writer sono “imbrattatori seriali”, ma uomini e donne del domani che vogliono lasciare un impatto significativo nella realtà in cui vivono.

Noi di 4Muses vi invitiamo caldamente a fare un giro per i padiglioni di Santa Maria della Pietà, per le strade di Primavalle, Garbatella, Ostiense, Marconi e Quadraro, per poter ammirare questi scorci d’arte perché, a volte, per cambiare la realtà basta poco, basta un disegno.


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