“Ancora
l'uomo è dipinto nella tela, ma non vedi il suo volto, è coperto da una mela. Sì, solo di favole ora mi meraviglio. Vola, la freccia vola, ma la mela è la stessa che resta in equilibrio in testa ad ogni figlio.”
Era
il 2020 quando Rancore, nella sua canzone “Eden”, faceva riferimento all’opera “Il
figlio dell’uomo” di René Magritte e, dato che quest’ultimo viene considerato
il maggior esponente del Surrealismo belga, oggi abbiamo deciso di analizzare il
suo più celebre capolavoro.
Si
tratta di un olio su tela, dipinto nel 1964 e appartenente oggi a una
collezione privata. Nell’opera possiamo notare un uomo, vestito di tutto punto
con un abito lungo scuro, con due bottoni su tre disegnati e uno mancante, come
se fosse appena caduto. Il soggetto del quadro indossa una bombetta, ha una
cravatta rossa sgargiante allacciata sopra una camicia bianca, come fosse un
uomo importante. A oscurargli il viso, però, troviamo una mela verde sospesa nel
nulla che nasconde i suoi tratti somatici. Solo un
occhio si riesce a intravedere tra le foglie, mentre sullo sfondo un cielo nuvoloso si
specchia sul mare, lasciando presagire un temporale imminente.