Molto spesso, qui su 4Muses, ci siamo interrogate e abbiamo parlato di genere e di sessualità. Non ci siamo mai schierate sotto altre bandiere se non sotto quelle della parità e questa volta vi vogliamo proporre il saggio di una psicologa proprio per poter cercare di sottolineare questa parità. Il viaggio dell’eroina di Maureen Murdock compie un passo successivo a quello che si può leggere in libri come “L’eroe dai mille volti” di Campbell o “Il viaggio dell’eroe” di Vogler. Due libri, quelli citati, che puntano il riflettore sulla mascolinità e su quanto per lungo tempo si sia creduto che solo l’uomo fosse pronto a compiere il proprio percorso nel mondo per trovare il proprio spazio. La Murdock, infatti, attenziona quanto in realtà complicato e intrinsecamente legato alla psiche sia il viaggio della donna.
Sì, sappiamo che è particolare iniziare un articolo su un saggio parlando di parità per poi dividerci su i due generi binari, ma qui si parla di maschile e femminile non pensando ai genitali, quanto più alla natura intrinseca delle due parti. Maureen Murdock, psicologa, sottolinea in più passaggi quanto maschile e femminile siano parte di ogni singolo individuo, ma le due biforcazioni sono diverse per azione e reazione.
La parte maschile, d’altro canto, è legata alla parte fisica, quella motrice.
Ecco perché ognuno di noi possiede entrambe le parti: tutti siamo sia cervello, che braccio; i due viaggi (eroe e eroina) hanno un’unica matrice.
Avete mai notato come nella maggior parte delle storie, o come alle donne, venga detto – più o meno implicitamente – che è necessario indossare “i pantaloni” per essere prese sul serio?
Quante volte le principesse della Disney hanno dismesso le loro gonne per poter scendere nel maschile, nella fisicità, perdendo quelle caratteristiche considerate tipiche della femminilità per poter essere le eroine delle proprie storie?
Maureen Murdock è una psicologa di estrazione junghiana e ha usato la stesura di questo libro per poter sviscerare il proprio rapporto col femminile, in particolare narrando quello con sua madre. La psicologa ha, infatti, congiunto le esperienze raccolte durante le sedute con le pazienti alle milioni di storie che si sono susseguite nella mitologia. Perché non tutte vogliamo essere la Penelope che nella sua inattività attende il suo eroe di ritorno in patria, non tutte siamo il porto sicuro alla quale poter tornare, non tutte vogliamo indossare i pantaloni per poter essere prese sul serio.
Il viaggio dell’eroina è un saggio che andrebbe letto e riletto secondo le nostre singole esperienze; perché attraverso le sue parole si possono rileggere alcune delle nostre avventure. Si possono rileggere le storie che ci hanno cresciute e si ci può aiutare a scendere a patti con la nostra femminilità. Una caratteristica che non andrebbe mai abbandonata, perché far confluire il maschile nel femminile – e viceversa – è la strada migliore verso l’equilibrio.
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