Oggi parleremo di una canzone di Porter Robinson, artista musicale che ha acquisito una fama globale nel panorama della musica elettronica.
La canzone di cui parleremo oggi non è tra le più popolari di Porter, ma di sicuro è una canzone particolarmente apprezzata da chi gradisce la sua estetica musicale.
Fellow Feeling è contenuta nell’album “Worlds” del 2014, ed è una delle tracce che contiene richiami al suo stile originario di matrice dubstep, accostandoli ai suoni soffici che troviamo nel suo modo di fare synth-pop. Inoltre, “Fellow Feeling” contiene anche richiami alla musica EDM e alla musica glitch.
Il brano si apre con una sequenza di archi che rimandano all’idea di una classicità moderna. Le note scelte da Porter si sposano coerentemente con gli strumenti emulati. Violino e pianoforte sembra si coordinino sullo stesso piano emotivo per richiamare altri elementi.
Si tratta di una delicatezza che va crescendo, in una melodia agrodolce che con la progressiva aggiunta di strumenti diviene sempre più epica.
Come struttura e suoni, questa parte della canzone richiama all’orecchio le caratteristiche più fini della musica trance.
Con questo pezzo insolito e inaspettato, Porter porta a compimento il contrasto e il sincretismo non solo della musica, ma dall’arte in generale.
Durante il crescendo della melodia, la voce di una ragazza si accoda:
I cried, for I didn’t think it could be true
(Ho pianto, perché non pensavo potesse essere vero)
That you and I might have always known one another
(Che tu e io avremmo potuto conoscerci da sempre)
And that we could not only evoke, but conjure a place of our own
(E che potremmo evocare un luogo tutto nostro)
And everywhere, that has ever existed
(E ovunque, tutto ciò che è sempre esistito)
Is all on the surface of our dream
(È tutto sulla superficie di un nostro sogno)
Now please, hear what I hear
(Ora per favore, senti quello che sento).
Dopo questo monologo dal carattere esistenziale e spirituale, inizia una sequenza inaspettata e in contrasto con tutto quello che abbiamo già apprezzato del brano. Le caratteristiche più rudi e violente della musica elettronica prendono forma in un insieme di suoni/rumori che seguono un ritmo perverso e disorientano l’ascoltatore.
“Senti quello che sento” (hear what I hear) è un atto di fiducia, un invito a entrare nella parte più turbolenta della nostra interiorità.
È ogni cosa che ci assilla mentre all’esterno sembra che tutto proceda con tranquillità.
Dopo questa sequenza, la ragazza riprende a parlare:
Let me explain
(lasciami spiegare)
This ugliness, this cruelty, this repulsiveness…
(Questa bruttezza, questa crudeltà, questa ripugnanza…)
It will all die out
(Tutto questo scomparirà)
And now, I cry for all that is beautiful
(E ora, piango per ciò che c'è di bello).
Alla fine di queste parole, i violini riprendono a suonare ed evolversi, sino a trasportare la melodia in una chiave più energica ma senza più deviare e decadere come è successo in precedenza.
Potremmo vedere questo brano criptico, complesso e controverso come la rappresentazione degli opposti. Il vizio necessario alla virtù, la sofferenza che pervade il creato ma che è destinata a svanire.
È in definitiva, una rappresentazione concreta e onirica di un travaglio spirituale.
Un brano che racchiude in sé le contrapposizioni dell’esistere.
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