Vi abbiamo già parlato della figura dell’Imperatrice Sissi, ripercorrendo la sua biografia in un nostro articolo. Oggi arriva nelle sale italiane Il Corsetto dell’Imperatrice, un film presentato a Cannes 2022. La regia di Marie Kreutzer dipinge a chiare tinte la fragilità di una donna che, arrivata ai quarant’anni, deve fare i conti con il tempo che passa sul suo corpo e sul suo volto. Un costante confronto con la bellezza che l’antecedeva e un carattere sempre meno propenso a scendere a compromessi.
La storia viene messa un po’ da parte. Siamo a Vienna nel 1898, ma è come se il film uscisse dai fatti realmente accaduti per poter rappresentare una donna dal carattere di difficile controllo. Il corsetto, infatti, è metafora delle costrizioni sociali che si ripercuotono sulla pelle della conosciuta Elizabeth, in un costante confronto con il suo riflesso giovanile che sta via via sbiadendo. Una bellezza che la mette a dura prova anche tra le mura domestiche oltre che con quelle pubbliche.
Il tutto, infatti, si concentra sulla sua privazione del cibo, sul suo pesarsi, sul suo rispondere quasi a tono al marito. Il suo continuo cercare un isolamento, il suo celarsi dietro il ventaglio, ma senza quella costante voglia di sparire, quanto piuttosto con la costante voglia di esser vista. Senza scendere nei particolari, questa imperatrice vuole sentirsi bella, vuol essere considerata bella, vuole rispecchiare dei canoni che di certo a quarant’anni non possono più restarle incollati addosso.
Le espressioni di Vicky Krieps sono le più giuste per poter portare in scena un dissidio simile, ma ancora una volta siamo davanti a una pellicola che si serve di un personaggio ormai reso pop per poter parlare di qualcosa di estremamente attuale. Si dissacra, in questo modo, l’ancora storica. Elemento che viene pienamente rispettato nei costumi, nelle scenografie e nelle musiche, ma viene totalmente dimenticato quando si tratta dei fatti realmente accaduti. Con questa pellicola, Vicky Krieps ha vinto il premio per la miglior interpretazione femminile a Cannes, sicuramente meritato perché la sua recitazione si incolla perfettamente al tipo di personaggio che è stato scritto; si adatta molto meno alla realtà. Per tanto, se avete intenzione di vedere questo film vi consigliamo di leggere il nostro “Personaggi”, così da poter avere ben più chiari i cambiamenti storici che sono stati fatti ai fini narrativi. L’imperatrice indomabile che viene portata in scena ha ben più elementi in comune con una donna dei giorni nostri, difatti, poco si confanno le gestualità o le azioni che ella compie durante la durata del film.
Tra le altre cose, nei difetti di questa pellicola, non possiamo fare a meno di annoverare la lentezza con la quale il film procede. Il ritmo narrativo, infatti, cede il passo all’attenzione che la camera dà ai piatti che non tocca, così come agli sguardi che si scambia con gli uomini di cui si circonda. Molto spesso i dialoghi sono quasi superflui e gli sguardi parlano al posto dei personaggi, si sviscera attraverso di essi il rapporto che intercorre tra Sissi e Francesco Giuseppe.
Siamo davanti a un film che usa il corsetto per poter parlare del corpo dell’Imperatrice tanto quanto della sua situazione mentale. Si ci concentra sulla sua irriverenza, sulla sua voglia di isolarsi, esattamente come sui suoi piatti intonsi. Il corpo segnato dalle stecche, dalle strette, dalla ricerca dell’ossessiva magrezza e bellezza, in questo caso solo per essere visti, solo per reggere il confronto. È un po’ triste quando si mette in scena un mondo che potrebbe essere maggiormente approfondito, ma di cui comunque si resta in superficie. È il pubblico che deve fare lo sforzo di colmare ciò che non è stato scritto o detto. Cosa che si può fare solo conoscendo bene la figura che si sta portando in scena, anche se siamo convinte che questo film giochi molto sul sentito dire.
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