Ora so che è vero e che non è vero allo stesso tempo. Non ci sono punti in comune, ma neanche rette divergenti. Perché non divergono due rette parallele, stanno sempre equidistanti. Almeno nello spazio bianco del piano cartesiano. Ma la realtà? In quella che chiamiamo realtà non esistono le rette parallele. Tutto s'incontra e si scontra, nient'altro che collisioni di universi e pianeti. Ed è sopra tutto questo che gli angeli guardano il disfarsi della realtà.
E cadono anche loro. Cadono quando si accorgono di essere ciò che sono.
"L'angelo morente volse un ultimo sguardo all'inverno
precipitando dalla volta celeste verso la tempesta.
Accolto dal vuoto, l'effimero si discosta dall'eterno:
la polvere decora le macerie di tutto ciò che resta."
(Gianluca Boncaldo, "L'angelo morente")
La polvere ora spira nel vento che ha assistito alla distruzione.
Quale imponente caduta può avere tale intensità drammatica? La morte degli angeli, disposta da sempre e per sempre, nella bellezza dell'effimero.
Che tragedia per l'animo sensibile, che gioia per lo sguardo avido di lacrime.
Il comune mortale incontra il paradosso, l'impotenza dell'onnipotenza.
Sguardo basso, viso contrito e cuore adirato. Perdo me stesso nelle rovine e perdo le rovine dentro me stesso. Alzo il viso. Guardo. Mi guardo. Uno specchio infranto traduce in parole il mio riflesso.
Polvere! Nient'altro che polvere...
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