venerdì 16 dicembre 2022

#Pensieri: Forse oggi mi sono laureato di nuovo

Considerando l'orario e il giorno in cui questo articolo verrà pubblicato, dovrei essermi laureato già da qualche ora. Parlo al condizionale perché sto scrivendo queste riflessioni una settimana prima. Dunque, dato che sto parlando del futuro, non è detto che tutto filerà liscio: non so come andranno le cose e non so se la burocrazia avrà qualcosa da ridire. 

Tornando a me, il problema principale della prospettiva di questa giornata è un pensiero costante. Dicembre non sarà mica pieno autunno, ma appena metto la testa fuori di casa, mi sembra di scorgere in ogni angolo appestati che trasportano i loro patogeni. 

Ebbene sì, non ho alcuna forma d'ansia per la cerimonia (e tantomeno per la burocrazia), ma lo stesso non si può dire del pensiero di ammalarmi. 

Perché ormai ne sono convinto, statisticamente questo è il mondo nella cui dimensione temporale io arriverò malato durante quella cerimonia. La prima volta che mi sono laureato non è successo perché era luglio, ed era altamente improbabile, ma ora? Ora è dicembre e questi terribili microbi proliferano contorti dentro i corpi delle persone fisiche e si diffondono per tutta la popolazione. E il mio turno arriverà proprio mentre starò lì che devo ripetere la tesi. Già sento la voce morire strozzata nella gola per colpa di un acciacco venuto il giorno sbagliato. Ecco, quello sarà il male di vivere di Montale, la maledizione concreta di un pensiero che non riesco a lavare via. 

Non vedo l'ora che arrivi quel giorno per togliermi questo peso, per dimostrarmi che non era necessario, per dirmi: "Vedi? non ti dovevi ammalare per forza, oggi stai bene". 

E poi comunque, gira e rigira, la colpa ricade indirettamente sulla burocrazia. Perché hanno dovuto esigere la tesi completa già un mese prima? E tutto il tempo che rimane io che faccio? Ovvio, devo crearmi problemi. 

E se dopo la laurea dovessi iniziare a collaborare con loro? 

Forse un giorno pure io diverrò uno di quegli amministrativi con l'hobby delle fotocopie (questa cosa mi ha appena fatto venire in mente un racconto da scrivere). 

E aspettateveli da me ora che sono laureato. Aspettatevi qualche altro racconto sul "sangue dell'occidente", ossia sulla burocrazia.

Ora non dovrò più accampare scuse come "devo studiare", perché da oggi sono ufficialmente disoccupato. 

Ma il primo giorno non ci farò caso. Ed eccomi urlare di gioia dicendo: "Evviva, oggi si è realizzato il miracolo, oggi non mi sono ammalato" (se non in questa realtà, almeno in un'altra). Poi passerà il tempo, ed eccoli: curricula cartacei che porterò a spasso, mimando l'impiegato che trasporta i moduli da un ufficio all'altro.  

E già mi immagino crogiolarmi nel tempo libero a tentare di comprendere letture astruse che capisco a stento, per poi mimare quello stile in accessibile nei prossimi articoli che scriverò su questo blog. 

Quante possibilità mi riserva il futuro! E quanto riderò sadicamente all'avvento del nuovo anno, pensando: "Bene, avverrà tutto quello che dovrà avvenire; intanto mi sono laureato e non ho la sensazione di perdere tempo durante le vacanze" (considerando tuttavia che nelle vacanze dovrò comunque scrivere sul blog). 

Ma non è solo quello, è proprio la sensazione di doversi liberare da un macigno che pesa da lungo tempo sulle spalle, potrò godermi natura e artificio senza dover avere quel pensiero di sfondo che fa: "Sì ok, ma devi studiare". O ultimamente anche la sua versione peggiore: "Sì ok, ma devi scrivere la tesi".

Ricordo quando all'inizio dell'autunno non riuscivo a scrivere l'elaborato, la sensazione era questa: 

"Proseguo e striscio nel torbido viale
e giunge meco il crudo tormento vitale.
s'instilla pesante in quest'orrenda stasi
perché neanche oggi finirò la tesi"
(Gianluca Boncaldo, "Neanche oggi finirò la tesi") 

E quel dì non avrò certo fatto progressi, ma alla fine, giorno dopo giorno, l'ho completata. E non ci credevo nemmeno io. E ricorderò di certo i caffè chiesti nei bar aperti alle due di notte per riuscire a mantenere la veglia per scrivere l'elaborato. E ricorderò la faccia del barista dopo aver chiesto il caffè a un orario improponibile. Lo ammetto: è stato divertente. Ma ora ho finito. 

Ecco, via tutto, basta, voglio un nuovo inizio; fuochi d'artificio per celebrare un nuovo me, di nuovo. 

 

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