Si avvicina Natale (non un tizio che si chiama Natale, ma proprio il periodo). Dei cioccolatini meravigliosamente incartati rapiscono la mia attenzione. Che buoni che sembrano... Avete presente quelle carte di cioccolatini che risplendono alle luci natalizie tanto da sembrare anch'esse decorazioni?
Ebbene, si strappano come carta ma sembrano fatti di alluminio.
Ecco, ora vi sto chiedendo aiuto. Non ho mai capito come si differenziano. Vanno nella carta o nell'alluminio?
E mi immagino la faccia di Aida mentre è costretta a leggere questa cosa. Se l'avessi chiesta dal vivo, lei sarebbe già entrata in modalità isolamento cognitivo per trasformare in rumore bianco tutte le mie frasi.
Ma torniamo alla carta (o alluminio) di quei cioccolatini. Ogni volta che mi tocca buttarli, ho l'impressione di sbagliare.
E allora immagino il mondo che si apre in due per colpa di questo mio errore.
Capite? Io ho questo egocentrismo così grande da considerare questo mio eventuale sbaglio come la causa della distruzione della terra.
Ma ho bisogno di saperlo. E Aida allora potrà dirmi:
"Ma lo sai che esiste Google?"
E io non risponderò a lei, ma a voi che leggete:
"Ma dove volete che arrivi questa discussione? Andate piuttosto a leggervi quel capolavoro che è 1883".
Ho appena abbattuto la quarta parte come Pirandello.
Luigi, ti prego, perdonami per averti citato in questo scritto.
E sarebbe arrivato pure il momento di mettere tutto in scena. Perché come ci ha fatto capire Goffman, la vita è una recita.
Ma qua è finita come diceva Jacopo:
"Ho fatto gavetta a teatro, l'ultima parte che ho recitato è stata me stesso. Ma non ero credibile e mi hanno scartato"
(Dargen D'Amico, Un fan in Basilicata)
Per cui questo è l'ottavo articolo, perché anche questa settimana ho finito le idee. Chi può capire capisca. Anche se non c'è molto da capire.
P.S.
Davvero, non sto scherzando, fatemi sapere dove andrebbe buttato l'incarto di quei cioccolatini.
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