La nuova serie, nata dalla mente di Tim Burton, a noi è piaciuta particolarmente. È un fenomeno del web, tutti ne parlano e tutti si sentono Mercoledì Addams. Tutti, insomma, hanno preso Bloody Mary di Lady Gaga per poter indossare ciò che avevano di nero nel proprio armadio, e impersonare questo personaggio memorabile nell’immaginario collettivo.
Nata dalla penna di Charles Addams questa famiglia ha avuto numerose rappresentazioni che, dal fumetto, l’hanno trasposta nei prodotti audio-visivi. Quando era stata annunciata la lavorazione della serie, tanti erano i dubbi e le domande sui temi che avrebbe trattato il famoso regista. Ma parliamoci chiaro, nonostante le prime tinte color rosso sangue, possiamo tutti dire che è meno Burtonina di quanto ci saremmo aspettati. L’attenzione ai dettagli è palese, ma un po’ meno alcuni aspetti della caratterizzazione dei personaggi. Per una serie che ha riscosso tanto successo, aspettatevi una recensione al vetriolo. Ci siamo presi del tempo per poter cercare di approfondire il tutto, concedendoci il lusso degli spoiler.
La struttura narrativa dei vari episodi è molto interessante. Siamo in tutto e per tutto all’interno di un teen drama, quindi il target di riferimento è comunque quello adolescenziale; motivo per cui il pubblico di Tik Tok l’ha tanto amata. Siamo nella vita di una Mercoledì alle prese col liceo: lei è quella fuori posto. Una reietta che adotta strani metodi alternativi alla vendetta, vista la sua affinità con l’omicidio. Ma un tentativo vorrebbe solo dire che non ha portato al termine il proprio lavoro, quindi è necessario trovare un posto che lei possa chiamare casa. La Nevermore sembra il luogo più adatto: lì si sono conosciuti i suoi genitori ed è frequentata dai “reietti”. Gli alunni della scuola sono per lo più: licantropi, sensitivi, sirene e gorgoni. Esseri sovrannaturali che manifestano tutto il timore che gli esseri umani hanno nei loro riguardi.
Nel mondo costruito da Tim Burton, quindi, siamo in un contesto in cui il soprannaturale esiste ed è noto agli esseri umani. Non stiamo parlando una famiglia che è strana per via delle sue passioni, del suo gusto o del suo vestiario. Tutto il mondo di Mercoledì si divide in umani e creature allontanate dal resto della società. I reietti, in questo modo, incarnano un po’ le difficoltà del vivere l’età liceale, anche se poi all’interno della Nevermore esiste comunque un sistema quasi piramidale simile a quello di qualsiasi altro liceo. Mercoledì diviene la reietta tra gli esclusi, ma a lei piace la sua posizione, nonostante evolva durante l’arco narrativo della serie. La scuola, quindi, diviene emblema della ghettizzazione del diverso, l’esclusione di ciò che non si comprende e di ciò di cui si ha paura. I reietti, così, sono l’emblema delle difficoltà che si concretizzano nelle diverse sfumature date ai personaggi. Bianca, per esempio, sirena della Nevermore, incarna perfettamente le caratteristiche della reginetta del ballo che però affronta tutte le sue insicurezze personali: piacerà per via del suo canto o perché le persone sono davvero interessate a lei?
Parlando della protagonista possiamo renderci conto di quanto, in realtà, sia davvero costruita con modalità “Deus Ex-Machina”: la sua caratterizzazione è praticamente funzionale a ciò che deve avvenire nel corso della serie. Nulla di nuovo, in realtà, perché il suo spessore è per lo più bi-dimensionale, dovuto espressamente al fatto che non deve realmente mostrare le sue emozioni e non lo fa sul serio se non alla fine della serie. Il suo umore è schiacciato sul suo grigiume senza che questo possa essere realmente approfondito, ma lo prendiamo così com’è per il fatto che conosciamo per lo più le caratteristiche di Mercoledì. Le battute, geniali (specie in lingua originale), la fanno apparire come più grande della sua reale età: la conoscenza enciclopedica, il suo modus operandi, le sue risposte e la sua eccessiva lucidità, molto spesso solo tradite dalle scelte che compie durante l’azione. È un lupo solitario, non possiamo dire altro, ma questo è dovuto proprio al fatto che debba essere isolata e isolante, debba essere ingannata e tradita proprio nel momento in cui mostrerà un po’ di più i suoi sentimenti, così da poter dimostrare a se stessa che gli altri sono la vera debolezza.
L’elemento più interessante è il suo rapporto con i genitori. Come ogni viaggio dell’eroina che si rispetti, infatti, anche Mercoledì deve venire a patti con chi l’ha messa al mondo e l’ha cresciuta. Il rapporto col padre viene sviscerato nel dialogo che hanno i due, riusciamo ad apprendere di più anche dai soprannomi o dalle conclusioni che lei stessa trae su di lui, ma di certo Gomez Addams può esser definito un padre che le ha dato modo di creare la sua indipendenza. Il rapporto con Morticia è di certo quello più travagliato: le figlie devono rendersi conto di essere più simili alle proprie madri di quanto loro vogliano ammettere e Mercoledì non scampa a questa tradizione. Varcare i cancelli della Nevermore la mette costantemente in competizione con ciò che è stata un tempo sua madre, e quindi le deve cercare di trovare la propria strada rendendosi davvero conto di non esser tanto differente. Tra l’altro, esattamente come i suoi genitori, anche lei ha trovato l’amore tra i banchi scolastici, certo non quello di un ragazzo, ma quello di un gruppo di persone che sono in grado di sostenerla e di supportarla.
Enid, tutta rosa e confetti, è la perfetta controparte per il personaggio di Mercoledì. Colori complementari al bianco e nero che si scontrano in un’amicizia non richiesta e non ricercata. Lei è la dimostrazione del fatto che si vuol bene senza voler nulla in cambio, che lo si fa semplicemente perché lo si sente. Le aspettative della famiglia pesano sulla sua mancata trasformazione, elemento che catarticamente si compie proprio quando è necessario. Inaspettato? Assolutamente no.
Vive i suoi sentimenti con una maggiore naturalezza, nonostante i dubbi e le domande che sorgono normalmente a chiunque (specie a quell’età).
Parlare della compagine maschile è di certo facile. Per favore non venite a dire che Tyler fosse anche solo lontanamente innamorato di Mercoledì perché è ridicolo. L’ammissione di colpa che lui fa verso la fine della serie mette in mostra quanto in realtà fosse ben consapevole delle proprie azioni. Sono le sue testuali parole quelle che sentiamo, sono solo le sue volontà che lui mette a nudo all’orecchio di Mercoledì. Lui dice di aver pian piano preso consapevolezza e con essa ha provato gusto omicidio dopo omicidio. Ma se, del resto, la scelta è tra lui e quel complessato di Xavier si comprende bene quanto facile sia cedere nello psicopatico che ti fa vedere Legally Blonde.
Il secondo belloccio, infatti, è sicuramente cotto di Mercoledì da quando erano bambini, ma è fin troppo “debole” per poter avere un mordente per il carattere della ragazza. Troppo buono, troppo pronto a esserci in ogni caso, troppo amico per poter essere davvero altro.
In sostanza, la buona realizzazione di Tim Burton sopperisce un po’ a quelle classiche formulette da teen drama. Un’ottima serie, con un’ottima base, ma che può sicuramente esprimere tutto il suo potenziale al meglio in una seconda stagione. Le interpretazioni degli attori sono, di certo, magistrali, non c’è un carattere che sia realmente fuori posto, ma appunto stiamo parlando di una macchina ben oleata che si basa su un’esperienza quasi algoritmica.
Bella serie, meritato successo, ma si può fare di meglio.
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