L’ottantesima edizione della mostra internazionale del cinema di Venezia è stata aperta da Pierfrancesco Favino col suo “Comandante”.
La pellicola ci porta all’interno del sottomarino Cappellini, luogo in cui durante gli inizi della Seconda Guerra Mondiale la ciurma si è trovata davanti a un bivio etico: salvare o meno il nemico finito in mare, dopo aver tentato di abbatterli.
La pellicola ci porta all’interno del sottomarino Cappellini, luogo in cui durante gli inizi della Seconda Guerra Mondiale la ciurma si è trovata davanti a un bivio etico: salvare o meno il nemico finito in mare, dopo aver tentato di abbatterli.
Quella diretta da Edoardo De Angelis è una storia dalle molteplici letture. Durante il corso della narrazione, infatti, le battute dei personaggi hanno il preciso compito di poter punzecchiare lo spettatore sull’importanza del soccorso in mare. Allo stesso tempo, però, possiamo parlare di un film diviso in due parti. In un primo momento abbiamo una ricostruzione sentimentale di quelle vite che verranno sprecate in acqua, il film ci tiene a ricordare che delle 112 missioni subacquee solo in 19 sono rientrate sane e salve. “Quanto spreco di vita in quella bara” è una delle principali frasi che risuonano per le prime scene: istanti in cui gli uomini devono dire addio a ciò che finora hanno conosciuto e amato: la terra che stanno lasciando per il fondo del Mediterraneo.