La nostra estate non è stata esente dalle letture, anche con tanto di ferie da parte della Fazi Editore. A metà agosto abbiamo avuto il piacere di leggere, tra le montagne abruzzesi, il romanzo d’esordio di J.F. Powers ora inspiegabilmente dimenticato.
È il 1962 quando “Morte d’Urban” approda nelle librerie e per la storia sicuramente esilarante, ma non per questo superficiale, fa vincere all’autore il National Book Award.
“Buona la prima”, verrebbe da dire ed è proprio per questo che bisognerebbe approfittare della sua ristampa che ce lo fa ri-trovare sugli scaffali fisici e on-line.
Siamo nell’America degli anni Cinquanta: padre Urban fa parte dell’Ordine di San Clemente a Chicago. Ha una solida fede, sbocciata fin da bambino che ha fatto in modo che intraprendere la carriera ecclesiastica non gli pesasse più di tanto.
Il carattere di Urban, però, è del tutto non convenzionale: vede la vita spirituale come qualcosa di aperto, senza condannare i piaceri della carne e della mente. Ama le automobili, il lusso, la compagnia – soprattutto quella femminile – e frequentare persone di potere. Contrariamente da quanto si possa pensare, però, non vive solo di questo. È come se circondarsi di tentazioni lo facesse avvicinare maggiormente a Dio, perché è nel non cedere il più grande dei suoi esercizi.
Tempo fa una persona ci disse: “È facile lavorare sulla propria anima in solitudine sulla cima di un monte: non hai nessuno che ti possa contraddire. Il vero lavoro è farlo nel mondo reale”, ecco, il senso è più o meno lo stesso.
Una delle grandi doti di padre Urban è l’arte oratoria con la quale riesce a incantare ogni ascoltatore, anche quelli più laici e lontani dalla fede cattolica. Come tutti i più grandi talenti, per quanti seguaci riescono a dare, tanti altri oppositori fanno avere e Urban si destreggia alla grande tra queste due correnti unendole in ambienti non proprio concordati da quelli che erano i canoni dell’epoca da parte della Chiesa. Roma – o chi per lei – è la perenne osservatrice perché ogni suo ministro agisce in nome del Papa stesso ed è per questo che padre Urban potrebbe risultare scomodo: predica sui campi da golf, partecipa a sedute di pesca e non rifiuta quasi mai inviti all’insegna di alcol, fumo e persone eclettiche.
Nonostante questo il suo nome è quello più in voga, appare spesso sui giornali, ha obiettivi di grandezza ben consapevole che potrebbe davvero fare la differenza. Non osa immaginarsi al pari dei numerosi santi di cui decanta la vita, ma non disprezza certe allusioni. Eppure, quando sta quasi per raggiungere la vetta della sua carriera, arriva una lettera che lo trasporta dalla ricca Chicago a una parrocchia decadente del Minnesota. Se ne vergogna al tal punto che non riesce a dirlo ai suoi fratelli, si chiede dove possa aver sbagliato e si figura lande deserte prive di entusiasmo. Quando arriva trova davanti a sé muri su muri, sia dai locali che dall’Ordine, eppure mese dopo mese riesce anche lì a trovare il suo posto, a essere richiesto e ammirato.
I suoi problemi sembrano essere finiti, eppure l’ennesimo evento imprevisto cambierà del tutto le sue giornate…
Abbiamo deciso di prendere in mano questo libro per due motivi principali: il primo è che non avevamo idea della sua esistenza e volevamo rimediare; il secondo è perché sapevamo ci avrebbe messo di fronte un grande quesito etico e morale: è bene idolatrare certe persone solo per il loro status sociale?
Viviamo in un paese cattolico, quindi è facile per noi parlare con sacerdoti, ancora più facile stando a Roma che tra le sue quasi mille chiese attive e molti uoghi di culto di qualsiasi altra religione, è a tutti gli effetti una città Santa. Va da sé, quindi, che imbattersi nel pensiero che certe persone sono esenti da macchie e difetti è pressocché difficile. Ne conosciamo molti che hanno deciso di intraprendere un cammino spirituale, anche tra le nostre amicizie personali, e vediamo quanto siano umani a tutti gli effetti.
Eppure, parlando per lo più con chi ha vissuto nelle piccole realtà, siamo stati a contatto anche con persone che parlano di loro come esseri supremi molto più vicini al divino di quanto si possa mai immaginare. Loro non fumano, non bevono, non si perdono in macchinazioni e manipolazioni per raggiungere il potere, utilizzano sempre un linguaggio forbito e sono così asessuati che nessuna situazione può farli tentennare. Ecco, molto probabilmente la lettura di questo romanzo può dare una conoscenza più ampia di questa realtà, senza ricorrere nella volgarità dei giudizi.
L’esempio è tutto ciò che conta, alla fine, e se è vero che tra i compiti principali – almeno per i cattolici – c’è il creare una comunità andando dove nessuno conosce Dio, cosa c’è di meglio nel farlo negli ambienti più abietti e oscuri, con l’Ego come padrone? La vocazione di Urban è pura, fedele, perché alla fine non conta lui come persona, ma come messaggero mandato sulla Terra.
Abbiamo sempre visto l’arrivo dell’autunno come la stagione del lasciare andare il vecchio per far entrare il nuovo, e questa lettura può far cambiare mentalità a tutti noi, alternando momenti di riso a quelli meditativi. Non mancano intere pagine dove il cuore sembra scoppiarci in petto, proprio come succede nei thriller ben fatti.
Il carattere di Urban, però, è del tutto non convenzionale: vede la vita spirituale come qualcosa di aperto, senza condannare i piaceri della carne e della mente. Ama le automobili, il lusso, la compagnia – soprattutto quella femminile – e frequentare persone di potere. Contrariamente da quanto si possa pensare, però, non vive solo di questo. È come se circondarsi di tentazioni lo facesse avvicinare maggiormente a Dio, perché è nel non cedere il più grande dei suoi esercizi.
Tempo fa una persona ci disse: “È facile lavorare sulla propria anima in solitudine sulla cima di un monte: non hai nessuno che ti possa contraddire. Il vero lavoro è farlo nel mondo reale”, ecco, il senso è più o meno lo stesso.
Una delle grandi doti di padre Urban è l’arte oratoria con la quale riesce a incantare ogni ascoltatore, anche quelli più laici e lontani dalla fede cattolica. Come tutti i più grandi talenti, per quanti seguaci riescono a dare, tanti altri oppositori fanno avere e Urban si destreggia alla grande tra queste due correnti unendole in ambienti non proprio concordati da quelli che erano i canoni dell’epoca da parte della Chiesa. Roma – o chi per lei – è la perenne osservatrice perché ogni suo ministro agisce in nome del Papa stesso ed è per questo che padre Urban potrebbe risultare scomodo: predica sui campi da golf, partecipa a sedute di pesca e non rifiuta quasi mai inviti all’insegna di alcol, fumo e persone eclettiche.
Nonostante questo il suo nome è quello più in voga, appare spesso sui giornali, ha obiettivi di grandezza ben consapevole che potrebbe davvero fare la differenza. Non osa immaginarsi al pari dei numerosi santi di cui decanta la vita, ma non disprezza certe allusioni. Eppure, quando sta quasi per raggiungere la vetta della sua carriera, arriva una lettera che lo trasporta dalla ricca Chicago a una parrocchia decadente del Minnesota. Se ne vergogna al tal punto che non riesce a dirlo ai suoi fratelli, si chiede dove possa aver sbagliato e si figura lande deserte prive di entusiasmo. Quando arriva trova davanti a sé muri su muri, sia dai locali che dall’Ordine, eppure mese dopo mese riesce anche lì a trovare il suo posto, a essere richiesto e ammirato.
I suoi problemi sembrano essere finiti, eppure l’ennesimo evento imprevisto cambierà del tutto le sue giornate…
Abbiamo deciso di prendere in mano questo libro per due motivi principali: il primo è che non avevamo idea della sua esistenza e volevamo rimediare; il secondo è perché sapevamo ci avrebbe messo di fronte un grande quesito etico e morale: è bene idolatrare certe persone solo per il loro status sociale?
Viviamo in un paese cattolico, quindi è facile per noi parlare con sacerdoti, ancora più facile stando a Roma che tra le sue quasi mille chiese attive e molti uoghi di culto di qualsiasi altra religione, è a tutti gli effetti una città Santa. Va da sé, quindi, che imbattersi nel pensiero che certe persone sono esenti da macchie e difetti è pressocché difficile. Ne conosciamo molti che hanno deciso di intraprendere un cammino spirituale, anche tra le nostre amicizie personali, e vediamo quanto siano umani a tutti gli effetti.
Eppure, parlando per lo più con chi ha vissuto nelle piccole realtà, siamo stati a contatto anche con persone che parlano di loro come esseri supremi molto più vicini al divino di quanto si possa mai immaginare. Loro non fumano, non bevono, non si perdono in macchinazioni e manipolazioni per raggiungere il potere, utilizzano sempre un linguaggio forbito e sono così asessuati che nessuna situazione può farli tentennare. Ecco, molto probabilmente la lettura di questo romanzo può dare una conoscenza più ampia di questa realtà, senza ricorrere nella volgarità dei giudizi.
Dipinto di Gustav Feith |
Abbiamo sempre visto l’arrivo dell’autunno come la stagione del lasciare andare il vecchio per far entrare il nuovo, e questa lettura può far cambiare mentalità a tutti noi, alternando momenti di riso a quelli meditativi. Non mancano intere pagine dove il cuore sembra scoppiarci in petto, proprio come succede nei thriller ben fatti.
Se dentro di voi qualcosa si è mosso anche di un minimo, vi consigliamo di andarlo ad acquistare! Lo trovate nelle librerie a partire da oggi.
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