Spinti dalla curiosità di sapere di più sulla cerimonia del tè giapponese, abbiamo colto l’occasione di ripescare nei meandri della nostra libreria di fiducia “Ogni giorno è un buon giorno (quindici gioie che il tè mi ha insegnato)” di Morishita Noriko. Dal libro, uscito nel 2002, è tratto un film con regista Omori Tatsushi.
Ogni capito, corto e di facile lettura, è una lezione di vita che la stessa Noriko ha appreso in più di vent’anni di lezioni con la sua maestra. Anche se i nomi delle persone che interagiscono con lei sono giustamente cambiati per mantenerne la privacy, siamo di fronte a una biografia, perché l’autrice ha inserito molta della sua intimità, dalla frustrazione per non trovare un buon lavoro in una casa editrice, a quella di arrivare ai trent’anni senza una sua famiglia e una vera e propria indipendenza economica. È grazie al tè, però, se è riuscita ad andare avanti ed è grazie a lei se noi possiamo seguire questo esempio.
Noriko si avvicina alle lezioni della cerimonia spinta dalla cugina Michiko e dalla madre. È una ragazza universitaria e in fin dei conti, anche se le sembra che quel mondo appartenga solo ai giapponesi vecchio stampo, è un buon modo per intrattenersi. Prende lezioni dalla nuova vicina, la signora Takeda che ben presto viene chiamata meno formalmente “zia”. Solo per loro due, che durante la settimana sono alle prese con le lezioni, la zia Takeda apre le porte del suo studio il sabato pomeriggio, con qualsiasi condizioni atmosferica. È proprio grazie a questo esempio se Noriko, più volte tentata dalla pigrizia e dalla frustrazione per non riuscire a essere più elegante e decisa nei movimenti, che si accorge quanto stia in sintonia con la natura. Non c’è caldo, freddo, pioggia e neve che tengano: le lezioni sono sempre a disposizione per lei e per le altre ragazze che si uniranno nel corso degli anni, ogni sabato pomeriggio.
Ben presto Noriko si accorge che la cerimonia non è semplice quanto si aspettava, ma soprattutto non è solo roba per vecchi e tempi andati, bensì un vero e proprio modo di connettersi con il proprio interno. Ci si concentra solo sul presente, sul qui e ora, senza l’ansia di un futuro ancora da definire e gli attaccamenti morbosi con quanto è stato nel passato.
In più di vent’anni sono tanti gli alti e bassi che ha subito Noriko: ragazze con cui ha fatto amicizia che hanno lasciato le lezioni per una carriera o contrarre un matrimonio; vedere le nuove avere più talento di lei; non comprendere perché la sua vita fosse sempre ferma nonostante l’età adulta… e in ogni occasione il tarlo dell’insicurezza si è insediato in lei, dandole più volte un motivo per mollare tutto e mettere il turbo per la sua vita reale. Un vero lavoro, la conoscenza di un uomo invece di passare interi sabato pomeriggi a fissare del tè. Ogni volta, però, in Noriko vinceva il bisogno di andare, di saperne di più, perché quelle sporadiche epifanie riuscivano a dipanare la nebbia turbolenta dei suoi ma.
È proprio come un film o un libro che vedi o leggi la prima volta e di cui non capisci nulla. Passano gli anni, ci riprovi, e ancora nulla. Improvvisamente, però, il seme che ti ha dato quella storia attecchisce in te ed è pronto a donarti frutti e fiori meravigliosi, gli stessi che la zia Takeda mostra alle sue allieve nel corso delle stagioni dell’anno.
Quando piove, lascia che piova. Quando nevica, lascia che nevichi. Quando fa caldo, lascia che il tuo corpo sudi e quando fa freddo, lascia che le tue ossa si congelino.
Rimanere saldi in quello che è il nostro presente, senza desiderare che sia diverso è la vera chiave per aprirsi alla Verità della vita, alla Voce paziente che ci parla incessantemente e che riusciamo ad ascoltare sul serio solo in poche, rare, occasioni quelle in cui siamo davvero coscienti di noi stessi.
“Ogni giorno è un buon giorno” è sicuramente un libro dalle mille sfumature filosofiche e spirituali ma di semplice comprensione e lettura. I capitoli sono corti, ben intervallati da paragrafi con una storia a sé, ma sempre con una lezione imparata.
Possiamo facilmente visualizzare anche la nostra vita ed ecco che la cerimonia del tè può essere la messa dei credenti o un momento di raccoglimento interiore mentre ci si concede una buona mezz’ora (ma vanno bene anche cinque minuti al giorno) per stare fermi a osservare ciò che si ha davanti. Un libro per tutte le stagioni, ma di cui possiamo approfittare durante questa pausa estiva agli sgoccioli.
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