Di Sciacca abbiamo sempre parlato nello specifico: eventi o luoghi che ci hanno colpito, ma mai della sua origine o della sua storia. Vi abbiamo narrato di storie legate a questo comune come il fatto che sia stato usato per set cinematografici e seriali, per esempio nella serie di Ficarra e Picone per Netflix. Oppure ci siamo concentrati sui musei a cielo aperto che vengono creati appositamente per l’estate saccenze. Vi abbiamo detto del suo storico Carnevale, così come di uno dei suoi quartieri più antichi.
Questa è, però, una città alla quale siamo profondamente legati perché ha dato i natali proprio a chi sta scrivendo questo articolo.
Città marinara, turistica e termale (nonostante alcune delle sue strutture sono state chiuse nel corso del tempo) è il comune più popoloso della provincia di Agrigento. Situato nella parte sud-ovest della Sicilia, con i suoi quasi trentanovemila abitanti, ha tanto da offrire culturalmente parlando. Partendo, dunque, dall’origine del suo nome si possono designare le diverse sfumature che nel corso del tempo hanno cercato di indicare delle specifiche caratteristiche. Probabilmente Sciacca deriva dall’arabo: secondo l’arabista saccense monsignore Giuseppe Sacco, il vocabolo deriverebbe del verbo “sh-q-q” che significa “separare”. L’autore riferisce tale genesi dal fatto che, sin dall’inizio del dominio musulmano sull’isola, la città fosse situata quasi a metà strada tra l’araba Marsala e la berbera Girgenti (l’antico nome di Agrigento). Ciò giustificherebbe l’assonanza col verbo in quanto terra che separava i due regni. Sulle cartine antiche, persino quelle che si possono consultare sulle pareti di San Pietro a Roma, il suo luogo viene indicato col nome “Xacca”: in questo caso il significato sarebbe riconducibile a un derivato del nome arabo “Xech”, tradotto come “signore” o “persona illustre”. Inoltre, è stato ricondotto anche al termine “Xach” che vorrebbe dire Mercurio, divinità a cui era dedicato un famoso tempio presente nei territori della città. Un’altra teoria lo ricondurrebbe al latino “Sacca”, ovvero Pomona (dea dell’abbondanza), e sarebbe stato indicato come toponimo papabile per il significato di “bagno” il che fa riferimento alla presenza delle Terme. Del resto, in passato era stata proposta alla cittadinanza l’idea di ribattezzare la località come “Sciacca Terme”.
Proprio le terme sono state attrattive turistiche a lungo dibattute e adesso chiuse. La zona presenta un’altissima presenza di acqua sulfurea, benefica per la pelle; così come di argilla e fanghi. Sono, inoltre, presenti anche le stufe termali, di origine vulcanica situate sul monte San Calogero. Sciacca è, infatti, situata su un vulcano dormiente che le attribuisce queste specifiche terrene che per tanto tempo le hanno permesso di essere un polo dall’alta attrattiva turistica. Una meta salutare che successivamente si è evoluta sotto altri aspetti.
Gli arabi conquistarono il territorio nell’840 e ne influenzarono anche il tessuto urbanistico e diedero impulso all’industria del cotone. Nel 1087 Sciacca fu conquistata dai Normanni e annessa alla Contea di Sicilia. Sotto la dinastia sveva il territorio ottenne lo status di città demaniale, godendo di diversi privilegi: era retta da un magistrato con il diritto di inviare i propri rappresentanti in Parlamento. Federico II di Svevia e Manfredi di Sicilia confermarono i privilegi di cui godeva la città. Nel 1355 il controllo passò in mano ai Peralta.
Oltre al suo storico Carnevale, la città è dominata da numerose leggende popolane: la Dracunara e l’Oleastro Inveges, sono le più famose. La prima è una storia marinara secondo cui i marinai, armati di falce, possono scongiurare le trombe d’aria. Questi fenomeni atmosferici, in dialetto, vengono denominati come dracunari; una volta colpite con la falce, la cosiddetta “coda del drago”, si vendicherebbero portando piogge di spilli. Per quanto riguarda, invece, l’oleastro Inveges la storia è ancor più fantastica. Collocato in contrada Schiunchipani, durante la notte, esso diviene dimora di folletti e spiriti. Queste creature selvagge proteggono l’albero secolare da chiunque provi a danneggiarlo causando all’individuo una “mala annata”, ovvero un anno pieno di sciagure.
Non possiamo, però, non nominare la leggendaria Isola Ferdinandea. Situata tra le coste della città e l’isola di Pantelleria, è un piccolo vulcano dalla superfice di circa 4km2 e 65m di altezza. Il suo terreno è principalmente composto da tefrite, un materiale roccioso eruttivo facilmente erodibile dall’azione delle onde, la sua porosità non gli ha permesso vita lunga: al termine della sua eruzione, successivamente alla sua emersione, nel gennaio del 1832 scomparve definitivamente al di sotto del livello del mare. Si mise, in questo modo, fine alle dispute internazionali sulla sovranità del territorio. I racconti sulla sua attività, in ogni caso, risalgono alla prima guerra punica; da allora l’isola riemerse ed emerse solo per brevissimi periodi nel corso del XVII secolo.
Sciacca è stata, inoltre, set cinematografico di alcune pellicole italiane. In particolare, in alcune delle opere del regista Pietro Germi come “Sedotta e abbandonata” e “In nome della legge” si può vedere la vecchia conformazione della città. Fu Federico Fellini a consigliare il comune siculo al regista genovese. Una statua commemorativa è collocata all’interno della vecchia Badia della città, adesso multisala cinematografico. Il Cinema, però, non è l’unica arte sedotta dalla bellezza di questa cittadina. Infatti, oltre a essere stata scelta come una delle otto città italiane per la promozione del film di Woody Allen “Un giorno di pioggia”; qualche tempo fa è stata scelta come scenografia per una delle sfilate di Dolce e Gabbana. Inoltre, nel corso degli anni, è stata sede del Google Camp, attirando diversi volti noti tra imprenditori e stelle hollywoodiane, ma anche reali di tutto il mondo come la Principessa di Giordania. L’imprenditore inglese Sir Rocco Forte ha scelto proprio il territorio che intercorre tra Sciacca e Ribera per aprire il suo Golf Resort con vista sul mare.
Se passate da questa città, oltre che un bel bagno nelle sue acque, fermatevi a comprare nelle botte degli artigiani. Ceramiche, maioliche e il corallo sono tra le attrattive principali. Ma ricordatevi di fermarvi il tempo di assaggiare dei Cucchiteddi o delle Ova Murina per poterla salutare con un po’ di dolce tra le labbra. Entrambe le ricette sarebbero state ideate dalle suore tra il Medioevo e il Rinascimento. L’Ova Murina consiste in una crespella di mandorle tostate, ripiena di crema al latte arricchita d scaglia di cioccolato e zuccata (una specie di marmellata di zucca). Era stato pensato dalle madri badesse come sostituto del cannolo per il periodo estivo, perché in quella stagione non veniva prodotta la ricotta. I Cucchiteddi sono fatti di pasta di mandorle farciti di zuccata e poi glassati con lo zucchero e la preparazione risale al 1380 svolta dalle suore di clausura del Monastero di Santa Maria dell’Itria di Sciacca.
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