mercoledì 7 giugno 2023

#Musica: Binario 36

Alzi la mano chi crede che il tempo scorra inesorabile e per questo si è trovato, almeno una volta, a pensare: “Ormai è troppo tardi”. Scommettiamo che siamo in tanti a tenere la mano alzata, complici di una società che ci ha insegnato a scandire la nostra vita con tappe strettamente legate all’età.


In nostro soccorso, fortunatamente, arriva Marco Masini: quell’amico schietto che tutti dovremmo avere; con le sue parole ci sprona a riprendere in mano le redini del nostro destino, indipendentemente da quanto si è sbagliato e dall’età che si ha perché tutto può cambiare da un momento all’altro ed è ora che cominciamo ad averne la giusta consapevolezza.

In questo articolo non vogliamo parlarvi del brano “Binario 36” dal punto di vista stilistico, o oggettivo. Vi daremo una nostra interpretazione, curiosi di conoscere la vostra.

La canzone è la decima – e ultima – traccia dell’album del 2009 “L’Italia… e altre storie” e “Binario 36” fa sicuramente parte di una delle tante storie comuni in Italia, ma non solo.
Consideriamo da sempre Masini come la voce della verità della musica italiana, per questo motivo crediamo non sia per tutti, perché non tutti hanno voglia di prestare attenzione alla verità, soprattutto quando questa può mettere in discussione un’intera vita.
Chissà perché ritarda come al solito
lasciandoti senza fiato così
e trascini i tuoi bagagli al binario 36
il numero dei tuoi anni
lo sai…

basterebbe dire "Ciao"
agli obblighi, agli altari degli eroi,
ai discorsi della gente
che non riesce a farsi i fatti suoi,
all'abitudine che non la smette più
e salire su quel treno
che i nostri giorni spettina e fa
tu, tutu tutu, tutu tutu, tutu tutu.

Non c’è molto da spiegare, proprio perché i versi delle strofe parlano molto chiaro. Quello che vediamo chiaramente è una donna di trentasei anni che deve prendere un treno perché stufa di tutto quanto.
La sua vita è un continuo scorrere tra la routine, gli obblighi – famigliari, lavorativi – conoscenze che sparlano tutti i giorni e lei non ne può più.
Il treno, però, non è puntuale e nel suo tardare fa pressione alla donna che più passa il tempo, più si chiede se effettivamente è pronta ad abbandonare tutto.

Basterebbe dire “ciao”…


Chissà perché hai gli occhi di sasso
e non pensi più al sesso
anche se in fondo c'è soltanto lui
nel tuo cuore fatto a pezzi
che non è venuto mai
ma intanto tuo figlio ha gli occhi suoi…

basterebbe dire "Ciao" ai piatti sporchi,
agli uomini così,
alle solite miserie
che il mondo manda in onda di routine,
lasciarlo ai suoi amanti e non pensarci più
e salire su quel treno
che il tuo respiro libera e fa

tu, tutu tutu, tutu tutu, tutu tutu.

Da qui capiamo che il problema principale della donna è un matrimonio senza amore. Presumiamo, sempre dai versi, che tale unione non sia mai stata d’amore. Forse è avvenuta per una gravidanza indesiderata, o forse perché “così fan tutti”.
E ancora, in un semplice saluto, un gesto facile, che non ha nulla di difficoltoso e assurdo, la donna si può lasciare indietro tutto quanto: gli uomini come il suo, che probabilmente non la aiutano nella gestione della casa, una vita che non dà più di una sopravvivenza, un divenire che le stringe la gola e che solo il treno può liberarla dalla morsa della condanna che si è autoinflitta.

Guarda le stelle guarda la fotografia
di un infinito se
lascia che domani sia
domani anche per te…

basterebbe dire "Ciao"
ai lividi, alle macchie di caffè,
alle solite canzoni
che cantano una vita che non c'è,
gettare la zavorra e non pensarci più
e salire su quel treno
che ha il ritmo dei tuoi battiti e fa

tu, tutu tutu, tutu tutu, tutu tutu.

Probabilmente nella fotografia c’è lei da ragazza, prima di essere madre e moglie, ma a noi piace pensare che in quella fotografia ci sia lei con il figlio. Questo ragazzino prende forma nella nostra mente, ha l’età giusta per capire il perché se ne stanno andando e sperare che la madre non ritorni mai indietro.

Vediamo la donna con le gambe che tremano, il figlio che le stringe di più la mano, come per darle la forza. Intanto il treno arriva, si ferma e spalanca le sue porte che sanno di libertà.
Il cuore di lei accelera il battito. La sua mente torna con echi di ricordi lontani: la violenza, il cercare sostegno da un aiuto soprannaturale (per noi “le macchie di caffé” sono i consulti che ha avuto da una specie di veggente) perché troppo impaurita di prendere una sua decisione, un trovare la felicità nelle parole di canzoni allegre ma che non hanno nulla da vedere con lei.

L’evadere solo con la mente, però, le ha donato un peso non da poco che solo salire sul treno per andare incontro a una nuova vita le può togliere.
Nella nostra mente la madre risponde decisa alla stretta del figlio e i due salgono sul treno, verso un nuovo destino.

Nessun commento:

Posta un commento