“Il fatto di consumare, cioè di distruggere, di ridurre al nulla mediante l’uso o l’utilizzazione per determinati fini o bisogni”
- Treccani
Tutto si consuma, “si riduce al nulla”, l’usura fa parte di questo mondo e rende effimere le cose e gli esseri viventi.
Mi guardo intorno e vedo un mondo che sfiorisce gradualmente, senza la possibilità di tornare indietro.
L’acqua consuma la roccia goccia dopo goccia, le stagioni consumano le carni e la vita sembra tesa a consumare lo spirito.
Ho avuto una visione orripilante, un’intuizione lontana fornita da un incubo ancestrale. L’esaurimento inevitabile del tutto, la realtà che marcisce senza fine e senza un fine.
Magari non vedo ancora il fine, o non riesco a comprendere attualmente il nuovo inizio che scaturisce dalla fine, ma sembra un precipizio senza fondo.
I nostri corpi e le nostre vite sono candele di ghiaccio che bruciano consumati da una fiamma eterna.
E ci chiediamo, ancora dopo secoli, se quella fiamma è davvero eterna, se il ghiaccio possa davvero smorzarla e logorarla.
Allora osservo un grido d’aiuto per preghiere senza dei. Una richiesta inaccolta.
Piana di desolazione, deserto arido e consumato, svanisci da questi occhi e lascia posto ad altre visioni.
A chi devo chiedere aiuto mentre affondo inesorabilmente nelle sabbie mobili del tempo?
Ogni granello del tempo schiaccia il precedente, in un peso lacerante che si concentra tutto sulle spalle e sulla nuca.
Delle volte è come soffocare, una lieve sensazione di asfissia che tenta di sottrarti dal presente mentre la fiamma continua a bruciare a tua insaputa.
“Si consuma lentamente una candela di ghiaccio
mentre una folata turba la pace,
Allora contemplo il dolore e taccio
Mentre tutto attorno tace”
- Gianluca Boncaldo, Candela di ghiaccio
La vita non è forse altro che questo? Una candela di ghiaccio che si consuma per il semplice fatto di esistere?
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