È arrivato in questi giorni su Prime Video, dopo poche settimane dall’approdo in sala, “Air – La storia del grande salto” l’ultima prova alla regia di Ben Affleck. Una pellicola corale che compre lo stesso Affleck, Matt Damon, Jason Bateman, Marlon Wayans, Chris Messina, Chris Tucker e Viola Davis. Una storia che segue le vicende che hanno visto nascere la celebre linea di calzature sportive Air Jordan.
Uno sconosciuto Michael Jordan che non aveva troppa voce in capitolo, una madre che ha avuto modo di individuare un potenziale e lo persegue fino alla fine. La classica storia che piace ad Hollywood: cercare di rischiare tutto per poter ottenere il successo. Il personaggio di Matt Damon, Sonny Vaccaro, è ovviamente centrale all’interno del racconto. È lui che mette in campo le proprie idee e la propria carriera, del resto è più o meno com’è andata la storia. Inoltre, al suo fianco vi è Viola Davis, la madre di Michael Jordan. Un ruolo anche questo centrale, considerato che Michel è praticamente inesistente all’interno di tutta la storia. Non conosciamo le ragioni per cui Jordan non abbia preso parte alla pellicola, forse per età, forse per impegni, ma persino l’attore che indossa i suoi panni giovanili non viene mai realmente coinvolto.
Le trattative dell’accordo, quindi, vengono incentrate sul ruolo assunto dalla madre. È lei, anche nella realtà, ad avere questa centralità tra lo scontro tra Adidas, Converse e Nike. Quindi tutto ruota sull’importanza della famiglia e su quanto molto spesso la lungimiranza paghi. L’accordo siglato tra Nike e Jordan cambiò per sempre il mercato delle sponsorizzazioni: agli atleti, infatti, da quel momento in poi venne garantita una percentuale sullo sfruttamento dell’immagine e del nome degli atleti imposta direttamente sulle vendite di ogni singolo prodotto.
Il film, globalmente, funziona: è interessante, coinvolge e ha una buona narrazione alle spalle. Si apre trasportando gli spettatori all’interno degli anni ’80 con un interessante medley. La grana della pellicola è un richiamo ai film di quell’epoca, ma quando si apre la narrazione ciò viene ovviamente interrotto. Il filling con gli anni ’80, però, non è continuativo: ci sono pochi elementi che richiamano quell’epoca e vengono tutti lasciati sullo sfondo nel corso della narrazione. I costumi, al contrario, sono stati attentamente richiamati, così come diverse caratteristiche dei personaggi che vengono direttamente dalla realtà. Ben Affleck, però, sembra quasi macchiettistico e un po’ sopra le righe.
Interessanti sono gli elementi dalla realtà che vengono inseriti nel momento in cui si parla della vita di Michael Jordan. Il discorso che Sonny fa, per poter concludere l’accordo, non solo è motivazionale e ispirante, ma viene supportato da tutto ciò che è realmente accaduto nella vita del giocatore.
Air è un film da vedere per poter ricordare, a chiunque, che le grandi vittorie arrivano quando si rischia tutto. Puntare al tutto o niente produce grandi rischi, ma anche grandi risultati. Seguire le intuizioni, seguire le proprie idee, fino alla fine.
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