Dal 26 maggio, in esclusiva per Prime Video, è arrivato: Prima di andare via, teen drama italiano che ci porta all’interno della vita di Andrea (Riccardo Maria Manera). Lui è un ragazzo un po’ spento, quasi subisce lo scorrere della proprie giornate senza riuscire a trovare lo stimolo giusto. I principali problemi sono l’affitto, gli esami, le bollette; elementi che spariscono velocemente davanti la diagnosi di un glioblastoma. Il tumore al cervello è incurabile, fin troppo radicato nei tessuti da essere operabile. Successivamente alla diagnosi, ricevuta la condanna a sei mesi, incontra Giulia (Jenny De Nucci). Anche la ragazza è affetta dalla stessa patologia, ma è stata operata e quindi è in via di guarigione. Per poter cercare supporto, così da poter alleviare le proprie paure, lei gli consiglia di recarsi presso un gruppo di ascolto per condividere la propria esperienza.
I due ragazzi, quindi, progressivamente si avvicinano nonostante le loro distanze socio-economiche: lei è benestante, lui studente fuori sede; lei è piena di vita, lui la vita la subisce. La malattia fa da collante, ma tutto accade un po’ troppo rapidamente. Le avventure, i punti di contatto tra i due, arrivano con fin troppa rapidità e si punta tutto sul finale. Lo spettatore non ha davvero il tempo per potersi immedesimare nei suoi protagonisti, restando sulla superfice delle loro emozioni. La rapidità con cui si vuole arrivare alla conclusione, infatti, fa sì che tutto sembri una congiunzione di eventi, uno scorrere del tempo fin troppo poco meticoloso.
Non bastano gli appuntamenti fuori dall’ordinario per poter riuscire a far emergere la personalità di Andrea, così come non serve la tranquillità del ragazzo per mitigare la positività di Giulia. Del resto, lei sta nascondendo dietro i balletti di TikTok e le sue frasi motivazionali tutta la sua paura. La leggerezza con cui viene affrontato il tema cambia fin troppo rapidamente registro perché si punta tutto sull’assenza di Giulia nel momento della sua scomparsa.
Il “prima di andare via” serve per puntare l’attenzione sull’eredità che Giulia lascia ad Andrea e al gruppo di supporto. Il suo sorriso, il suo modo di fare, la sua forza di lottare nonostante non ce l’abbia fatta, sono dei moniti per poter cercare di superare le proprie paure. Ma vi è, infondo, un positivismo quasi tossico che viene smorzato dalla presenza degli altri personaggi. Quando i vent’anni si scontrano con un’età più matura, difatti, non possono mantenere la loro leggiadria.
Sulle note di “Amore disperato”, quindi, lasciamo andare Giulia. Superiamo il dolore della malattia e ci liberiamo da quello che è divenuto quasi un peso: il nostro corpo. Giulia, difatti, si libera da tutto il dolore, nonostante la sua giovane età e nonostante il suo sorriso. Allo stesso tempo, tutti sono consapevoli del fatto che la ragazza continuerà a vivere nei loro ricordi.
Se ci si fosse concentrati un po’ di più sulla costruzione del rapporto tra i due protagonisti e anche sull’approfondire la loro caratterizzazione, questo film avrebbe potuto lasciare il segno. Invece, la sua leggerezza diviene una pecca data dalla rapidità dei fatti.
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