Ruby Gillman arriva in sala il 29 giugno e sembra quasi essere la risposta della Dreamworks alla Sirenetta della Disney. Perché? Beh… fisicamente i personaggi che si contrappongono sulla scena ricordano un po’ tanto la versione teenager di Ursula e di Ariel, ma questa volta è il tentacolare Kraken a essere l’elemento positivo del film.
Ruby Gillman, una ragazzina di sedici anni, scopre un segreto che le è stato da sempre taciuto da parte di sua madre: loro sono dei kraken. Non che non si fosse resa conto di possedere delle branchie o di essere tentacolare, ma non credeva di esser proprio lei il mostro che gli umani descrivono da secoli. Quella di diventare giganteschi, una volta entrati in contatto con l’acqua, è una caratteristica tutta femminile di questa specie. Ciò permette loro di potersi quasi mimetizzare tra gli umani, spacciandosi per canadesi dalla pelle viola. Strano, no? Ma del resto il target di questa pellicola è chiaro fin da i primi istanti. Stiamo guardando un prodotto per pre-adolescenti che non vuol neanche tentare di parlare col pubblico di accompagnatori che possiede qualche anno in più.
Le tematiche, dunque? Il cambiamento del proprio corpo, la verità taciuta e, soprattutto, l’amicizia e la fiducia mal riposte.
Ruby, per tutta la sua giovane vita, non ha fatto altro che cercare di sembrare normale: ha nascosto le branchie, è stata dritta fingendo di possedere delle ossa ed è stata lontana dall’acqua come tanto raccomandatole da sua madre. Lei è tutta la vita che finge di essere ciò che non è solo per poter riuscire a trovare il proprio posto all’interno del liceo, ma adesso le cose devono cambiare. Una volta compresa la propria natura, infatti, non può fare a meno di riappropriarsene e di fidarsi dell’unica persona a cui può confessare la verità. Al liceo, infatti, è arrivata una nuova studentessa: Chelsea, una sirena che dice di voler metter fine alla diatriba che da anni spinge le due specie allo scontro. Del resto, la madre di Ruby ha scelto di vivere tra gli umani proprio per non rischiare che i suoi figli venissero coinvolti all’interno di queste lotte.
Non aggiungiamo altro sulla trama per non fare ulteriori spoiler, anche se quello detto finora è deducibile dalla trama e dal trailer. Dobbiamo, però, sottolineare che questo film d’animazione non ha la solita potenza degli altri nati sotto il segno della Dreamworks. Sì, è vero, abbiamo il tema dell’accettazione, l’adolescenza che ti fa notare come il tuo corpo stia cambiando. Possiamo persino pensare al fatto che il diventare gigante possa essere quasi un simbolismo simile a quello usato in Red dalla Disney, ma in realtà tutto si riduce a un’estrema semplificazione.
Senza considerare che le musiche scelte per poter accompagnare le avventure di questi personaggi sono quelle in trend su Tik Tok, ciò fa emergere la grande volontà di inquadrare e richiamare la familiarità che il pubblico possiede con quei quindici secondi di audio.
Come dicevamo, questa pellicola mette subito in luce il fatto che siamo davanti a un prodotto pensato per i più piccoli. Tutto è estremamente semplificato e quasi superficiale. La caratterizzazione dei personaggi lascia un po’ a desiderare e ci si concentra solo sulla parte “attiva”. Ruby rapidamente accetta la propria natura, rapidamente decide di farsi addestrare e fin troppo ingenuamente si fida di un’estranea. È vero, le verità omesse dei genitori possono farti sentire ferito, ma dovrebbe un po’ emergere il fatto che ciò sia avvenuto per una sorta di senso protettivo da parte della madre.
Non siamo del tutto soddisfatti di questo lavoro e non possiamo fare a meno di dire: “Carino, ma…”
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