La Capra Amaltea è una piccola scultura di Gianlorenzo Bernini esposta alla Galleria Borghese, situata nell'omonima villa.
L’opera fu attribuita al noto scultore da parte di Joachim Von Sandrart, artista e storico dell’arte che nel 1629 ebbe modo di vederla durante il suo soggiorno a Roma.
Non si conosce con certezza l’anno esatto della realizzazione, tuttavia già nel 1615 fu collocata e dunque conclusa.
La scultura in marmo, alta quarantacinque centimetri, raffigura due figure antropomorfe e una capra.
La scena rappresentata è tratta dalla mitologia ellenistica e romana, si tratta della rappresentazione di Giove infante che insieme a un piccolo fauno si nutre del latte della capra Amaltea.
Dopo essere stato salvato dall’infanticidio a opera del padre Saturno, Giove fu affidato alle ninfe che lo nutrirono con il miele e con il latte della Capra Amaltea.
Per lo stile classicheggiante dell’opera, fu inizialmente pensato che la scultura appartenesse a un’epoca antica. Probabilmente fu una delle prime sculture di Bernini. Utilizziamo il probabilmente perché ancora oggi si presentano margini di incertezza per questa tesi.
Infatti, la sola e unica attribuzione a Gian Lorenzo Bernini è rinvenibile nella descrizione di Sandrart. Lo storico dell’arte tedesco resta pur sempre una fonte autorevole, considerando che quando egli la vide per la prima volta, Bernini era ancora in vita e nel suo periodo di massima fama. Questo rende improbabile dunque che gli fu attribuita un opera non sua. Tuttavia, come già anticipato, non compare in nessuna biografia dell’artista. Motivo per cui, anche oggi, alcuni storici dell’arte la attribuiscono a un autore ignoto. Per esempio: Anna Coliva, curatrice del nuovo catalogo della galleria borghese, non ha identificato la scultura come di Bernini.
Rimangono altrettanto ignote le ragioni che sostennero la realizzazione della scultura, con molta probabilità nata per dimostrare il talento virtuoso dello scultore nel modellare le forme.
Bisogna infatti osservare che le esse risultano rappresentate nella loro essenza e nel loro realismo, si veda la delicatezza nella pelle delle figure umaneggianti o la ruvidità del manto della capra.
Le figure emanano emozioni e vitalità, facendo riecheggiare tali sentimenti nel marmo.
Se l’opera fu davvero realizzata da Bernini in giovane età, non può che annunciare e lasciar trasparire il futuro successo dell’artista.
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