Oggi vogliamo parlarvi di un quartiere popolare e signorile allo stesso tempo, storico quanto moderno, in continuo movimento e sicuramente conosciuto da chiunque, anche da chi a Roma non ha mai messo piede: parliamo del rione Trastevere, famosissimo e celebrato sia in film che in canzoni popolari.
Il rione ha dato il natale ad Alberto Sordi, ed è simbolo di fede – calcistica e morale – romana a tutti gli effetti. Il rione ha un suo stemma: un leone d’oro in campo rosso a simboleggiare la potenza e la maestà, qualità che non mancano ai trasteverini doc.
Inutile dire che i Romani conquistano da subito tale zona, che collegano al resto della città tramite al pons Sublicius, (trad. ponte di legno) il primo ponte romano che veniva anche smontato in caso di guerre, per rendere difficoltoso l’assalto dei nemici. Tale ponte, restaurato nel corso dei secoli, esiste ancora e collega Piazza di Porta Portese (Trastevere) a Piazza dell’Emporio (Testaccio).
Con la conquista dell’Isola Tiberina e del porto, i Romani cominciano commerci con le zone costiere del mar Tirreno, costruendo così la via Campana e la via Aurelia.
Arriva il Medioevo, con le sue vie strette e buie. Trastevere diviene un labirinto di palazzi distanziati a pochi centimetri gli uni dagli altri, tanto che ai carri era impedito l’accesso.
Neanche nel Quattrocento migliora la situazione, anzi: il divario tra le case dei poveri e dei ricchi è sempre più netto. Papa Sisto IV (1414-1484) comincia a pavimentare le strade mettendo i celeberrimi sampietrini, ma il vero e proprio cambiamento del rione arriva con Papa Sisto V (1521-1590) che fa divenire Trastevere il tredicesimo rione di Roma, introducendo anche il rione Borgo: l’attuale zona di Castel Sant’Angelo.
Tra la fine del Cinquecento e il Seicento Trastevere ha una sua popolazione ben definita, tanto che è conosciuta fino ai giorni nostri come “trasteverini”. Gli uomini ricordano Rugantino (la maschera ottocentesca proviene proprio da Trastevere): affascinanti, fumantini, arroganti ma con una spiccata sensibilità; le donne sono considerate da tutti i fiori all’occhiello di Roma, dotate di fascino per i lineamenti esotici e i colori scuri.
“A via de la Lungara ce stà ‘n gradino
chi nun salisce quelo nun è romano,
nun è romano e né trasteverino.”
Proprio nello stesso periodo, più precisamente nel 1642, sotto Papa
Urbano VIII (1568-1644) prima e Innocenzo X (1574-1655) poi, iniziano i
lavori del carcere di Regina Coeli, a via della Lungara, 29. Anche se
non è uno solo il gradino da fare per entrare nel carcere, bensì tre, il detto rende molto bene l’idea del carattere attaccabrighe del
romano e trasteverino.
Nel 1744, sotto Papa Benedetto XIV (1675-1758)
delimita una nuova volta i confini del rione che rimangono invariati
fino ad adesso: a nord con il Borgo, a est con il Tevere e i rioni
Ponte, Regola, Ripa e Testaccio, a ovest e sud con l’Aurelio, la
Giancolense e Portuense.
Nel 1870 vengono edificati gli alti muraglioni per salvare case e popolazioni dalle inondazioni del Tevere.
È un quartiere che non dorme mai, simbolo della movida romana con numerosi ristoranti, pub e luoghi di ritrovo come Piazza Trilussa e Piazza Gioacchino Belli, entrambe con i monumenti dedicati ai due poeti romani.
In molti la considerano la parte bohémien di Roma e in effetti non potremmo essere più d’accordo: camminando per i vicoli di Trastevere si respira quell’energia artistica ancora primordiale. Non vi neghiamo che se siamo in cerca di ispirazione ci rechiamo proprio nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere, per poi procedere a piedi verso il Ghetto o Castel Sant’Angelo.
Non si può dire di aver vissuto Roma se non si è stati a Trastevere. Sarà per la sua storia, sarà per la sua forte romanità, turisti e fuori sede sanno benissimo che basta passare qualche ora in quei vicoli per sentirsi romani al cento per cento.
Per conformità del quartiere si può facilmente raggiungere con autobus e macchina che passano sul Lungotevere, ma all’interno si procede passeggiando; siamo certi che la stanchezza alle gambe non la sentirete, per quanto rimarrete estasiati alla sua visione.
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