Roberto Andò ha giocato facile con il volto di Toni Servillo per dar vita alla sua versione di Luigi Pirandello. Presentato in anteprima alla Festa del Cinema 2022, La Stranezza è stato uno dei titoli di punta di questa edizione. Siamo a Girgenti, nel 1920; per chi non lo sapesse questo è il nome con cui anticamente veniva appellata la città di Agrigento, tuttora i suoi abitanti in dialetto vengono chiamati girgentini. Solo sette anni dopo questa storia il comune siciliano venne ribattezzato col nome che ha attualmente.
Nofrio e Bastiano (interpretati dal duo Ficarra e Picone) sono due becchini che si dilettano nella nobile arte del teatro. Dilettanti, ma anche professionisti, i due provano a essere interpreti e scrittori di una tragicommedia dal nome un po’ particolare: "La trincea del rimorso, ovvero Cicciareddu e Pietruzzu", un modo per poter portare sul palco una denuncia quasi sociale della realtà che vivono tutti i giorni.
In concomitanza dell’ottantesimo compleanno di Giovanni Verga, Luigi Pirandello intraprende un viaggio che da Roma lo porterà nella sua terra natia. Verrà, a causa di una perdita, a contatto con i due becchini. Il maestro è in piena crisi creativa, una stranezza lo avvolge, ma non sa come liberarsi dal torpore che gli stringe i pensieri. Così, in maniera quasi silente e nascosta, assiste alle prove dello spettacolo cercando l’ispirazione nei posti più reconditi. Prenderà vita la sua opera più importante: Sei personaggi in cerca d’autore, una rappresentazione che ai tempi provocò lo sgomento della gente, ma che negli anni è stata ampliamente rivalutata.
Prende in questo modo vita La Stranezza: questo costante dubbio, fatto di dialogo, nel quale l’autore dà spazio ai suoi personaggi di venirlo a trovare. In un modo quasi fantastico, infatti, viene trasposta la fase più delicata per un autore: la nascita della vita dei propri figli fatti di parole. Toni Servillo, perfetto per interpretare Pirandello, porta un uomo pieno di dubbi e di difficoltà. Un individuo fatto di dicotomiche scelte e pulsioni che però riesce a districarsi tra le voci che si intercambiano nella sua testa.
Quello di Andò è un film dal sapore quasi meta-cinematografico: riesce a scrivere la sua versione di sei personaggi in cerca d’autore riuscendo però a mescolare il tutto con i fatti poco noti della vita del Maestro. Pirandello, così, prende forma grazie ai suoi personaggi lasciando in sospeso persino il dubbio che si insinua nel pubblico: ciò che abbiamo visto è reale oppure no?
Con Nofrio e Bastiano, del resto, tutto diventa un gioco delle parti. Tra recitazione, comicità e tragedia in questa pellicola vengono evidenziati aspetti ancora appartenenti alla terra siciliana. Ancora una volta, Ficarra e Picone portano sullo schermo il loro stretto legame con il loro territorio, ma allo stesso tempo connotano i loro caratteri di una drammaticità senza pari. Cercano dignità, nulla più. Un’emozione che sembra quasi esser stata dimenticata dagli artisti oggigiorno.
La Stranezza è una piccola perla che non va di certo sottovalutata. Al contrario, attraverso questo film si può sentire lo stretto legame che Andò aveva con Pirandello stesso e si riesce a rendere omaggio alla vita di un grande scrittore. Il Maestro, del resto, metteva a nudo i profondi dissidi dell’animo umano esattamente come quelli della ricerca creativa o di ispiratrice. Perché, dunque, non mettere a nudo lui costruendo la sua storia prima ancora che i suoi racconti possano prender vita?
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