Il “Ready made” è un concetto che ha assunto una notevole rilevanza nell’arte del Novecento. Il termine è traducibile letteralmente con “già fatto”, ed è divenuto popolare nella storia dell’arte attraverso le opere di Marcel Duchamp.
Il ready made è un oggetto che, con la sua banalità, è già presente nel mondo. Spesso si tratta di oggetti comuni e facili da reperire. L’atto della creazione in tal caso è situato nella sua ri-significazione, nella sua riscoperta sotto una nuova ottica. L’artista eleva l’oggetto al mondo dell’arte, caratterizzandolo con nuove sfumature di significato, o meglio, facendone emergere la semiotica nascosta.
Fu proprio un’opera di Duchamp del 1913, “Ruota di Bicicletta”, a essere indicata come il primo ready-made. “Ruota di bicicletta” è letteralmente una ruota di bicicletta inastata sopra uno sgabello. In tal caso si parlerebbe preferibilmente di “Ready made rettificato”, dato che comunque l’artista ha combinato una ruota di bicicletta con uno sgabello, e dunque il risultato finale dell’esposizione non era già presente nella realtà.
Ma l’opera che di più di tutte suscitò scalpore fu probabilmente “Fontana”, realizzata nel 1917. Una scultura (di significati) che scultura non è nel senso classico del termine. O perlomeno non lo è secondo il senso comune. Fontana è una latrina. Letteralmente.
L’opera doveva essere esposta per la prima volta all’epoca di quando Duchamp era membro della Society of Independent Artists, ne nacque una lunga sulla presunta artisticità di “Fontana”. Successivamente si dimise dalla società per la mancata esposizione del ready made.
In seguito, la foto dell’opera comparve su una rivista per essere mostrata al mondo, ma nel corso del tempo l’orinatoio originale andò perduto.
Si sentì il bisogno di fare delle repliche del capolavoro di Duchamp, l’artista le autorizzò e le commissionò, ed esse furono distribuite nei musei di tutto il mondo. Da allora, “Fontana” diventò sempre più popolare, entrando nella storia dell’arte senza chiedere il permesso.
Ci piace immaginare una realtà alternativa dove Duchamp, nel 1917, entra in un museo portando sottobraccio la sua “scultura”.
Cerca un angolino vuoto nel museo e posa lì “Fontana”, si mette in piedi vicino alla sua opera e inizia a sbandierare:
“Venerate e lodate l’ultimo capolavoro dell’intelletto artistico, questa è Fontana! E con questa, l’arte prenderà una nuova direzione. Questa scultura è tale perché io ho deciso così. Accorrete e osservate, con questa entrerò di diritto nella storia dell’arte. Sono il Michelangelo della nuova era”.
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