Come ogni mercoledì, la signora Marinelli si prepara per andare dal parrucchiere. Indossa una giacca di tailleur verde limone che le sta un po’ stretta da quando la menopausa ha cominciato a bussare alla sua porta. Sotto fa capolino una maglietta rosa confetto, mentre le gonna, dello stesso colore della giacca, che le arriva poco al di sopra delle ginocchia, mostra due piccole gambette tozze e per niente slanciate, però non hanno un pelo.
Lo smalto è laccato di rosso, come si conviene a tutte le donne del suo status sociale. Il volto è privo di trucco, per sfoggiare una finta sicurezza in se stessa, in realtà ha finito i prodotti e suo marito si dimentica sempre di darle i soldi. Sorride allo specchio. “Dimentica”. Deve trovare una soluzione per quello. Le dita gonfie prendono il manico della borsa Vuitton che ha ormai qualche decennio, ma che dato il marchio non passa mai davvero di moda.
A piccoli passi, barcollando sul peso dell’età che aumenta tanto e quanto quello del corpo, la signora Marinelli entra dal parrucchiere. Viene accolta da sorrisi, frasi di riverenza, e Valeria è già pronta per mandarla al lavaggio: la signora Marinelli, vent’anni di fedeltà giurata al negozio, non si merita di fare neanche un minuto di fila.
Si siede sulla poltroncina, il collo fa uno sforzo non da poco per rimanere comodo mentre il getto tiepido comincia a bagnarle i capelli. Valeria lavora lì da poco, ma ha già imparato come trattare la signora Marinelli.
«Allora, signora Marinelli, come va?» un’occhiata di intesa con le colleghe accanto a lei, la signora non può vedere che le tre shampiste già ridono, assaporandosi il monologo che sta per iniziare.
«Mah, è tutta una congiura nei miei riguardi. Da quando è ricominciata la scuola faccio praticamente da tassista a mio figlio: e sveglia alle sei, e lo accompagno a scuola, e poi a sport, e poi alle attività dopo, e poi torno a casa, e poi cucino. Quando pensate mi rilassi? La mattina? Oh no, no. La mattina ho da fare con la signora delle pulizie, che il cielo mi aiuti. Ne ho cambiate non so quante nell’ultimo periodo, nessuna sa fare il proprio lavoro. Vengono solo due ore al giorno, ma fanno disastri su disastri. L’ultima, l’ultima mi ha rotto il Folletto. Volevo morire, ho detto a mio marito: “Ti prego, fai qualcosa, riparalo, portalo in assistenza, perché io quella l’ammazzo”. Ma vi rendete conto? Me l’aveva regalato per Natale, non ha neanche un anno! Ma come posso vivere, io, senza il Folletto? Non l’ho buttata fuori di casa solo perché non mi va di ricominciare tutto daccapo, a ridare spiegazioni… no, troppo stressante.»
Nel frattempo la signora Marinelli è passata alle mani di Stefania, la sua parrucchiera preferita. Non sa che le sue orecchie sono ben attente a ogni dettaglio che poi sarà riferito nella saletta, per ridere della signora Marinelli.
Ma ti pare, a te, che nessuno sa fare il proprio lavoro? Ma cosa ci vuole a pulire? Io, poi, sono allergica a tutto, il Folletto è la mia vita, mi salva la vita, la nuova me l’ha rotto e volevo morire. Volevo ucciderla».
L’ora dal parrucchiere giunge al termine, la signora Marinelli riprende il passo lento verso casa. È soddisfatta, sia per il colore che nasconde l’età che avanza, sia perché ha potuto parlare con qualcuno.
Apre la porta di casa, si sfila la giacca che posa sulla console dell’ingresso. Si toglie le scarpe con i pochi centimetri di tacco per infilarsi subito le ciabatte. Ludovico Ariosto, il suo gatto persiano, le si struscia tra le gambe.
«Lo so, lo so. Ti sono mancata, eh? Vieni, andiamo a fare la pappa». Lo prende in braccio e lo porta verso la stanza confinante la cucina, dove da sempre tiene la scorta di cibo.
L’odore che fuoriesce, però, le dà subito la nausea. «Gesù mio, devo trovare proprio una soluzione a questo inconveniente».
Prende un sacchetto di plastica e dà a Ludovico Ariosto un pezzo del dito di Marija, la donna delle pulizie che ha rotto il suo prezioso Folletto.
All’angolo della stanza Federico, suo figlio, e Luca, suo marito, la guardano con le lacrime agli occhi, ancora legati e imbavagliati.
La signora Marinelli sorride loro, poi chiude dietro di sé la porta, si siede sul morbido divano e accende la tv: il programma di Barbara d’Urso sta per cominciare.
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