La maschera della morte rossa è una piccola storia di Edgar Allan Poe pubblicata nella prima volta nel 1842. Oggi, grazie alla popolarità che l’autore ha ottenuto attraverso la letteratura statunitense, è possibile godere della sua traduzione in italiano. È disponibile come libro sia in formato cartaceo che digitale, ma è anche possibile ascoltarlo come audiolibro o leggerlo gratuitamente online.
Nonostante il racconto abbia più di due secoli, appare profondamente attuale e radicato nei meandri delle paure irremovibili della specie umana. La paura della contaminazione, dell’altro e di ciò che neghiamo sono elementi che impregnano l’aura di questo scritto.
Risulta impossibile rimanere inerti dinnanzi alla situazione evocata da Poe: lo scrittore lascia emergere dall’animo l’irrequietezza nascosta dentro l’inconscio, il terrore dell’immateriale.
Tutto ciò che non ha forma o sembianze, può essere in grado di portarci via la realtà fisica.
E quando tutto sembra già corrotto e contaminato, non ci resta che rifugiarci, proteggerci dall’avvento del flagello. Ma più si nega e più si accoglie, la realtà è solo una nostra proiezione, e di conseguenza ciò che vediamo è già insito in noi. E già dentro di noi ci sono elementi che scalpitano e che lo ricordano, ma li reprimiamo per sopprimerli in meandri del sé di cui non siamo pienamente consapevoli.
Le stanze presenti nel racconto possono anche essere viste come frammenti della psiche e sezioni del pensiero, in una sua partizione che non riesce comunque a sopprimere e gestire gli istinti più bassi. Non basta identificarli e isolarli.
Toccherà, prima o poi, entrare in contatto con ciò che separiamo da noi, e sarà ancora più inquietante quando scopriremo che quella cosa è già dentro di noi.
Non ho raccontato la trama del racconto, ma solo delle impressioni, per cui ne consiglio la lettura qui.
Nessun commento:
Posta un commento