È ormai novembre, ma nella dimora del caldaista la temperatura ambiente non è affatto fredda. Nella cucina sembra primavera e in bagno sembra di stare ai caraibi. La stanza da letto è addirittura calda, si può dormire senza coperte. Il caldaista non ci fa neanche troppo caso, almeno non finché viene chiamato in causa dal suo termosifone. Sì, il suo termosifone parla. No, non è un universo fantascientifico dove gli elettrodomestici parlano. Ma quel termosifone parla comunque.
Termosifone: Non sarà il caso di spolverarmi?
Caldaista: Quest’anno è andata diversamente.
Termosifone: Quindi io posso restare qui, abbandonato e in disuso? Mi spieghi che razza di ragionamento è?
Caldaista: Non te la prendere, sai… il gas, la luce… l’acqua! Ha tutto un costo.
Termosifone: E quindi è solo una questione economica? Per questo non mi accendi? I tuoi magri risparmi valgono più della mia felicità?
Caldaista: Ma perché mai accenderti dovrebbe renderti felice ?
Termosifone: Perché è il mio scopo. Tu aggiusti caldaie, e io mi accendo in autunno e inverno.
Caldaista: Aggiustare caldaie non è il mio “scopo”, è solo un modo per racimolare denaro.
Termosifone: Oh guardatelo, ora vuole fare pure lo spirito libero! Non lo sa neanche che in questa sceneggiatura non ha neanche un nome ed è indicato come “caldaista”.
Caldaista: Secondo me sei diventato quello che non volevi diventare. Forse volevi essere una padella?
Termosifone: No, il fornello mi sta antipatico. Fornello che comunque usi più di me.
Caldaista: Senti, se ti senti trascurato domani ti porto a vedere il mare a Ostia, che ne dici?
Termosifone: Cioè piuttosto che accendermi, mi smonteresti e mi porteresti al mare? Magari vuoi pure abbandonarmi lì, tra le montagne di rifiuti speciali.
Caldaista: Costruirò un salvagente su misura e faremo un bagno.
Termosifone: Lo sai che l’acqua del mare mi farà arrugginire!
Caldaista: Niente che la cartavetro non possa risolvere. E poi dici che non mi prendo cura di te.
Mentre il caldaista parlava con il proprio termosifone, è scoppiato un incendio all’interno del condominio, e in questo le fiamme hanno raggiunto la camera del caldaista, il quale si è appena accorto del problema.
Termosifone: Ti vedo spaventato. So già che succederà. Proverai a salvarti e io sarò abbandonato qui. Triste ironia del fato, consumato dalle fiamme. Dopo aver donato calore nei mesi più freddi, ora dal calore verrò distrutto.
Caldaista: No. Non andrà così. Ti smonterò e fuggiremo dalla finestra, siamo al primo piano, non sarà troppo difficile.
Il caldaista recupera degli arnesi dal suo armadio e inizia a smontare il termosifone mentre le fiamme avanzano.
Una volta smontato il termosifone, il caldaista con forza possente, lo carica sotto il braccio e inizia il suo percorso verso il cornicione del primo piano.
È pronunciato con tono deciso il commento dei vigili del fuoco che vedono il caldaista avventurarsi goffamente sui bordi dell’edificio con quel termosifone sottobraccio.
Il commento dei vigili del fuoco è: “...ma questo è un deficiente”.
Bene. La storia è finita, trovateci una morale perché io sono stanco, mentre per voi, se siete arrivati fino a qui a leggere, significa che qualche senso forse lo ha avuto.
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