martedì 15 novembre 2022

#Personaggi: Rebecca West

Leggendo "Il ritorno del soldato" ci siamo innamorati della scrittura di Rebecca West: scrittrice, giornalista e attivista della sua epoca.

Con estrema cura nei dettagli è riuscita a descrivere le molteplici sfumature dei suoi tempi, pur mantenendo uno stile leggero e a volte irriverente.

Oggi vogliamo parlarvi della sua vita; come al solito utilizzeremo i verbi al presente perché certe figure non finiscono mai il loro compito su questo pianeta.
Cicely Isabel Fairfield – vero nome di Rebecca West – nasce a Londra il 21 dicembre 1892, è la terza figlia di Isabella e Charles, preceduta da Letitia e Winifred. Sua madre è di origine scozzese e rinuncia alla carriera di pianista dopo il matrimonio con Charles. Lui, dopo aver partecipato alla Guerra Civile negli Stati Uniti, decide di tornare nel Regno Unito per dedicarsi alla carriera da giornalista. Il lavoro non procede bene, soprattutto perché Charles ha poche capacità finanziare, così lascia la famiglia quando Cicely ha solo otto anni.
Lei e la madre sono costrette a trasferirsi a Edimburgo, dove la ragazzina inizia a frequentare l’istituto femminile George Watson che abbandona improvvisamente nel 1907, a quindici anni, per un attacco di tubercolosi. Non è comunque intenzionata a continuarlo, sia per la sua salute cagionevole, sia perché lo ha sempre considerato come una prigione.

Cicily si trasferisce così a Londra, dove inizia la sua carriera di attrice con il nome di Rebecca West, personaggio ribelle nato dalla penna di Henrik Ibsen.
In effetti Cicily si identifica molto in lei e dopo pochi mesi a Londra, già partecipa alla proteste femministe, accanto alla sorella Letitia. Allo stesso tempo trova lavoro come giornalista per il settimanale femminista Freewoman e per il giornale socialista The Clarion, sostenendo in entrambe le testate la causa delle suffragette.
Nel 1913 comincia a frequentare lo scrittore H. G. Wells, nonostante lui fosse già sposato e di ventisei anni più grande. A solo un anno dalla frequentazione, la West rimane incinta e il 4 agosto 1914 nasce Anthony West, che per la legge dell’epoca non può essere riconosciuto dal padre.
Rebecca e Wells, comunque, mantengono la loro storia d’amore che durerà per dieci anni, finendo poi in un’ottima amicizia.

La seconda metà del primo decennio del Novecento porta la West a scrivere articoli femministi e socialisti, toccando testate importanti come: “The New Republic”, “New York American” e “The Daily Telegraph”.
Negli anni ’20, con due romanzi alle spalle: “Indissoluble Matrimony” (1914) e “Il ritorno del soldato” (1918), la West rimane molto negli Stati Uniti, sia per conferenze, sia per cercare di entrare nella sfera politica anche aiutata da artisti come G.B. Stern e Clemence Dane.
Diviene amica anche di Allen Dulles, fondatore della CIA, Charlie Chaplin, Harold Ross e Arthur Schlesinger jr., noto storico dell’epoca.
Il suo carattere e la sua mente riescono a farla stare a suo agio in ogni ambiente, tanto che nel 1948 il presidente Truman la definirà: “La migliore reporter del mondo” al Women’s Press Club Award for Journalism.
Nel 1922 pubblica “The Judge” e nel 1929 “Quel prodigio di Harrier Hume”.

La scrittura comincia a fruttare, tanto da renderla incredibilmente ricca. Nel 1930 si sposa con il banchiere Henry Maxwell Andrews e il suo patrimonio aumenta a dismisura, tanto da poter ospitare senza problemi rifugiati jugoslavi durante la Seconda Guerra Mondiale.
La West aveva già viaggiato in Jugoslavia, a fine anni trenta, e da quelle esperienze ha pubblicato, nel 1941, un saggio diviso in due volumi: “Black Lamb” e “Grey Falcon”.
A fine Seconda Guerra Mondiale è stata incaricata dal “New Yorker” a seguire i processi di Norimberga, da questa esperienza ha pubblicato poi “A train of powder” (1955).

Nel 1950 viene eletta membro onorario straniero dall’American Academy of Arts and Sciences.
Nel 1955 pubblica la saga della famiglia Aubrey, suo semi-autobiografia e capolavoro assoluto.

Nel 1960 si reca in Africa, mandata dal “The Sunday Times”, per degli articoli sull’apartheid, dove per un errore di valutazione è stata citata in giudizio per diffamazione assieme al giornale e all’editore Harry Hodson che non l’ha sostenuta. Questo ha deluso molto la West, che comunque ha trovato l’appoggio dei sue amici, tra cui il politico anti-apartheid Bernard Friedman e sua moglie.
Da metà anni Sessanta fino alla fine del decennio ha intrapreso un lungo viaggio in Messico, per osservare da vicino la cultura indigena, dalla quale rimane totalmente affascinata.

Nel 1968 suo marito muore, e la West scopre i numerosi tradimenti, anche se era a conoscenza della relazione più importante: quella che Henry intratteneva con la ballerina norvegese Gerd Larsen.
Cicily interrompe i viaggi in giro per il mondo con l’arrivo della vecchiaia, ma non rinuncia al lavoro e alle relazioni sociali: continua a scrivere, soprattutto sue biografie che rimangono però incompiute, e intrattiene numerosi rapporti lavorativi e d’amicizia con i nomi più importanti del giornalismo e della letteratura inglese dell’epoca, sempre attenta all’attualità, soprattutto a ciò che accade in Unione Sovietica.

Con il figlio non ha mai avuto un rapporto sereno, e l’apice viene toccato quanto Anthony pubblica nel 1955 il suo romanzo: “Heritage”, dove descrive la vita di un figlio illegittimo di genitori famosi. I riferimenti alla sua vera vita sono molteplici, tanto che la West si infuria per come viene descritta: “un’attrice ingannevole e senza amore”. Minaccia di citare in giudizio qualsiasi casa editrice abbia fatto uscire il romanzo in Inghilterra, che comunque verrà poi pubblicato senza problemi dopo la morte di Rebecca nel 1984.

Rebecca West muore il 15 marzo 1983, dopo mesi passati totalmente a letto, alternando momenti di deliri a quelli di lucidità, dove si lamentava che stava morendo troppo lentamente.
È sepolta al Brookwood Cemetry di Woking.

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