Non in tutte le città italiane si sente forte la presenza del Carnevale, ma se andiamo a scavare nelle leggende e nelle tradizioni popolari, ogni città italiana ha la sua maschera di rappresentanza.
Roma ha Rugantino il quale deve il suo nome dal termine ruganza, che in romanesco vuol dire: "arroganza". Rugantino, infatti, incarna il tipico comportamento arrogante e strafottente del romano doc. Una maschera prepotente che però nasconde un animo buono, gentile e attraente.
Non si sa di preciso quale siano le sue origini, ma dei testi del Ghetanaccio, il più noto burattinaio romano, Rugantino era già presente sulla finire del 1700.
“Cor cappello a du’ pizzi, cor grugno lungo du’ parmi, co’ ‘na scucchia rivortata ‘nsù a uso de cucchiaro, co’ ‘no spadone che nun ce la po’ quello der sor Radeschio, e co’ le cianche come l’Arco de Pantano, se presenta, Signori mia, Rugantino er duro, nato ‘nsto piccolo castelluccio e cresciuto a forza de sventole, perché ha avuto ‘gni sempre er vizio de rugà e d’arilevacce”
Così, nel 1848, Zuccani presentò il personaggio di Rugantino: un gendarme, identificato come capo dei briganti. Nel corso del tempo la figura è diventata quella del bullo di quartiere, sempre pronto a zuffe e litigi con gli altri.
Rugantino è il protagonista anche delle opere teatrali di Augusto Jandolo (1925), Garinei e Giovannini (1962) e del film di Pasquale Festa Campanile (1973).
L’opera teatrale del ‘62 ha visto tra i protagonisti Nino Manfredi nei panni di Rugantino, Aldo Fabrizi in quelli di Mastro Titta e Lea Massari in quelli di Rosetta.
L’enorme successo dell’opera teatrale fece approdare Rugantino anche in America. Due anni dopo Alexander Cohen trasportò la storia a Toronto e al Mark Hallinger Theatrer, Broadway, dove lo spettacolo registrò il tutto esaurito per tre settimane consecutive.
A oggi sono nove le edizioni dell’opera, e tantissimi attori hanno rivestito il ruolo del ragazzo fumantino di Roma: Enrico Montesano (1978 e 2018), Valerio Mastrandrea (1998), Michele la Ginestra (2001, 2004 e 2020), Enrico Brignano (2010 e 2013)
La canzone più celebre dell’opera è “Roma nun fa’ la stupida stasera”, composta da Armando Trovajoli e scritta da Pietro Garinei e Sandro Giovannini. La prima incisione ha le voci di Nino Manfredi e Lea Massari, e venne pubblicato su un 45 giri nel 1963.
Una canzone che è entrata nella storia dell’arte e che tutti noi, anche i non romani, sappiamo intonare.
Rugantino è il protagonista anche delle opere teatrali di Augusto Jandolo (1925), Garinei e Giovannini (1962) e del film di Pasquale Festa Campanile (1973).
L’opera teatrale del ‘62 ha visto tra i protagonisti Nino Manfredi nei panni di Rugantino, Aldo Fabrizi in quelli di Mastro Titta e Lea Massari in quelli di Rosetta.
L’enorme successo dell’opera teatrale fece approdare Rugantino anche in America. Due anni dopo Alexander Cohen trasportò la storia a Toronto e al Mark Hallinger Theatrer, Broadway, dove lo spettacolo registrò il tutto esaurito per tre settimane consecutive.
A oggi sono nove le edizioni dell’opera, e tantissimi attori hanno rivestito il ruolo del ragazzo fumantino di Roma: Enrico Montesano (1978 e 2018), Valerio Mastrandrea (1998), Michele la Ginestra (2001, 2004 e 2020), Enrico Brignano (2010 e 2013)
La canzone più celebre dell’opera è “Roma nun fa’ la stupida stasera”, composta da Armando Trovajoli e scritta da Pietro Garinei e Sandro Giovannini. La prima incisione ha le voci di Nino Manfredi e Lea Massari, e venne pubblicato su un 45 giri nel 1963.
Una canzone che è entrata nella storia dell’arte e che tutti noi, anche i non romani, sappiamo intonare.
“La mia capitale non è Parigi, ma Roma”
Curiosità: per il suo attaccamento alla città di Roma, e per il suo carattere passionale, Philippe Mexès, storico calciatore della squadra di Roma, veniva chiamato dai suoi tifosi proprio Rugantino.
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