My Hero Academia (Boku no hiro akademia) è l’anime tratto dall’omonimo manga shonen, scritto e disegnato da Kohei Horikoshi, uscito nel 2014 e trasposto due anni dopo. Oggi abbiamo deciso di parlarvi di questo nuovo anime analizzando stagione per stagione, così da accompagnare la nostra visione a questi articoli. Le prime due in italiano sono disponibili su Netflix, mentre le successive le potete trovare con i sottotitoli su Crunchyroll. Fate attenzione, perché l'articolo potrebbe contenere spoiler.
“Tutto ebbe inizio in Cina, nella città di Qingqing. Circolò la notizia della nascita di un bimbo luminoso. Uno dopo l’altro, spuntarono bambini dai poteri straordinari di cui nessuno riusciva a capirne l’origine. Senza rendercene conto, lo straordinario divenne ordinario e il sogno realtà.”
Con questa frase inizia l’anime “My Hero Academia”. Immaginate un mondo dove tutti quanti hanno un potere, chiamato “quirk”, una sorta di particolarità, di unicità. La società è composta quasi interamente, un buon ottanta per cento, da persone con dei superpoteri che possono riguardare il cambiamento di proprie parti del corpo, o creazioni di esplosivi, di ghiaccio, fuoco e via dicendo. Essere un eroe diventa una professione, con tanto di finanziamenti da parte del governo a seconda del contributo offerto alla comunità.
Stipendio e acclamazione pubblica, non sembra esserci niente di meglio. Eppure il supereroe più amato dai buoni e il più temuto dai cattivi è sicuramente All Might: imponente, muscoloso, invincibile, questo personaggio sconfigge i villain (i cattivi) e salva tutti sempre con il sorriso stampato sul volto. Il suo quirk è il “One For All” e All Might è il Simbolo della Pace. È a lui che Midoriya Izuku, il protagonista della narrazione chiamato principalmente Deku (che tradotto significa “buono a nulla”), si ispira. All Might è il supereroe che più adora in assoluto, per cui ha una vera e propria venerazione. Nella sua prima apparizione, Deku ci viene mostrato come un bambino giapponese di quattro anni, i cui sogni eroici vengono brutalmente infranti quando scopre che non avrà alcun quirk. Niente quirk, niente futuro da supereroe: l’equazione è semplice.
“È meglio se rinunci.” È il consiglio del medico che lo sta visitando. Ma Midoriya non ne ha alcuna intenzione, quindi si rimbocca le maniche e si mette a studiare i supereroi, ad analizzarli, così da poter entrare un giorno alla Yuuei, la scuola per diventare paladini della giustizia. È determinato e pronto a fare di tutto per raggiungere i suoi obiettivi, anche se rimane sempre ben saldo nei suoi principi e ci appare come un’anima nobile e dolce. Lo ritroviamo poi alla fine delle medie e nella sua classe c’è anche un altro ragazzo (suo amico d'infanzia) che aspira a entrare alla Yuuei: Bakugo Katsuki, che Midoriya chiama Kacchana. Si tratta di un bullo, un ragazzo violento e crudele che si diverte a maltrattare Izuku. All’inizio ci appare quasi come tutto quello che non dovrebbe essere un eroe, al pari di un villain. Nonostante sembri cattivo, in fondo non lo è. È molto orgoglioso e ben conscio del suo potere. Entrambi riusciranno a entrare alla Yuuei, anche perché Midoriya ottiene un quirk fenomenale, nonostante non sappia padroneggiarlo. Per la prima volta ci sarà All Might tra gli insegnanti, un’occasione ghiotta per l’Unione dei Villain, i super-cattivi che cercheranno di fermare “Il Simbolo della Pace”.
Abbiamo trovato questo anime molto interessante perché, tra i tanti motivi, la normalità non è essere una persona qualunque, un po’ come ci hanno sempre fatto credere supereroi come quelli della Marvel e della MCU, ma la normalità è avere dei superpoteri. È un cambio di paradigma dove lo straordinario diventa ordinario. Le folle non si stupiscono più dell’eroe in quanto tale, ma di chi non lo è.
Altro elemento importante, che diventerà poi centrale nelle stagioni successive, è l’eroe come professione. Lo stipendio da parte dello stato li rende a tutti gli effetti detentori dell’ordine pubblico, al pari delle nostre forze armate, che anche nell’anime non mancano. Sarà davvero giusto salvare il prossimo con la certezza di un compenso economico?
Interessante è anche come Midoriya, che ha ereditato il quirk, non sappia come usarlo per quasi tutta la narrazione della prima stagiona. Pensiamo soprattutto agli shonen normali: quando un buono apprende una nuova abilità, non ha difficoltà nell’utilizzarla, anzi, apprende come usarla in tempi abbastanza celeri. Deku no, Deku si fa male di continuo, non può usare le braccia se prova a sferrare un pugno carico del suo quirk. Finché non riuscirà a padroneggiarlo per bene, per Deku la sua unicità avrà sempre un costo eccessivo rispetto ai suoi compagni. Questi sono davvero tanti, però nel complesso ben delineati.
Le star del franchise sono tre: Izuku, Bakugo e Shoto Todoroki. I primi due, Deku e Kacchan, sono personaggi diametralmente opposti: il primo è il futuro eroe senza macchia, privo di difetti, immacolato, il buono con tutti, mentre il secondo è lo sfrontato, che potrebbe benissimo diventare un cattivo davvero temibile, che non è in grado di dimostrare il bene che vuole al prossimo, violento e despota. Nonostante il primo appaia come fragile, non lo è. Izuku non è in grado, il più delle volte, di tener testa a Kacchan, ma gli vuole davvero un bene dell’anima. Katsuki, invece, si sente costantemente in competizione con l’amico di infanzia. Eppure il desiderio che li accomuna è di diventare degli eroi talmente forti da poter raggiungere il loro mito: All Might. Anche se è tutto fuorché amichevole, Bakugo sarà fondamentale per la crescita del protagonista.
Shoto, dal canto suo, è un personaggio silenzioso e all’apparenza freddo, in linea con il suo quirk: può creare e sfruttare il ghiaccio a suo piacimento. Il problema è che il suo potere è duplice, perché ha anche il dono di generare e manipolare il fuoco, ma si rifiuta di utilizzarlo. Vedremo al prossimo articolo il motivo!
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