martedì 7 novembre 2023

#Anime: L'Uomo Tigre

Basta dire “L’Uomo Tigre” per fare in modo che tutti rispondano intonando: “Tigerman!”.     
È uno di quegli anime di cui tutti conoscono l’iconica sigla dei Cavalieri del Re, divenuta a tutti gli effetti una delle colonne portanti delle sigle dei cartoni animati qui in Italia.     
Oggi vogliamo parlarvi della trama, supportati proprio dalle parole del testo mai dimenticato, anche perché è sempre stato presente nelle nostre playlist personali.


Il titolo originale del manga è “Taigā Masuku” (trad. “Tiger Mask”), scritto da Ikki Kajiwara e illustrato da Naoki Tsuji. Viene pubblicato in Giappone per la rivista Kōdansha nel 1968, mentre in Italia arriva molto più tardi: nel 2001, per la SaldaPress.
L’anime in Giappone è trasmesso per la prima volta dalla Yomiuri TV nell’ottobre 1969; in Italia sono le reti private locali a trasmetterlo, ma solo dal 1982.
 
Solitario nella notte va
se lo incontri gran paura fa
il suo volto ha la maschera
Tigre (Tigerman) Tigre (Tigerman) Tigre (Tigerman).

Misteriosa la sua identità
è un segreto che nessuno sa
chi nasconde quella maschera
Tigre (Tigerman) Tigre (Tigerman) Tigre (Tigerman).

Naoto Date è un bambino rimasto orfano dopo la Seconda Guerra Mondiale, cresciuto nell’orfanotrofio chiamato Chibikko House.     
Durante una gita allo zoo comunale, rimane affascinato alla vista delle tigri ed è in quel momento che decide di divenire forte e coraggioso proprio come quell’animale, convinto che così potrà battersi per le ingiustizie del mondo.


Quella che potrebbe sembrare solo una fantasia infantile, diventa un vero e proprio obiettivo di vita per il piccolo Naoto che, scappato dall’orfanotrofio per adempiere al suo compito, si imbatte nell’associazione malavitosa Tana delle Tigri. Questi uomini addestrano futuri campioni di wrestiling e, trasferito sulle Alpi meridionali dove l’organizzazione ha la sua sede, iniziano per lui dieci anni di duro e intenso allenamento. Qui vive a stretto contatto con Daigo Daimon, altro ragazzo rimasto orfano dopo la bomba atomica su Hiroshima.

Naoto non si tempra solamente nel suo fisico, ma anche nella mente. L’organizzazione, infatti, è famosa anche per plagiare i ragazzini, rendendoli adulti spietati, perversi, praticamente disumani.
Questo è il destino di Naoto che si conferma il migliore dell’associazione quando si trasferisce negli Stati Uniti dove, proprio per la sua ferocia nei combattimenti, è conosciuto con il nome di “Diavolo Giallo”, in quanto combatte con una maschera di tigre sul volto.

È l’Uomo Tigre che lotta contro il male
combatte solo la malvagità
non ha paura, si batte con furore
ed ogni incontro vincere lui sa.

Ma l’Uomo Tigre ha in fondo un grande cuore
combatte solo per la libertà
difende i buoni sa cos’è l’amore
il nostro eroe mai si fermerà.

Ha tanti amici e grande è la bontà
ma col nemico non ha pietà (Tigerman).

L’associazione, però, lo tiene sempre al guinzaglio perché ogni membro è costretto a dare la metà dei suoi guadagni alla Tana delle Tigri per tutto il periodo della propria carriera professionale. Chi non rispetta questo patto subisce pene atroci: dall’amputazione degli arti alla morte.


Dopo qualche tempo Naoto torna in Giappone, dove continua la sua carriera, questa volta con il nome di “Uomo Tigre”.
Quando torna in visita al suo orfanotrofio, però, vede le condizioni in cui vivono i bambini e, come un seme damore che si schiude lentamente in sé, decide di devolvere tutti i suoi incassi proprio al luogo dove è cresciuto. Inizia saldando il debito che la struttura ha con un usuraio, ma di certo questo alla Tana delle Tigri non va affatto bene: il loro uomo migliore ha appena deciso di abbandonare l’associazione e non può rimanere impunito.

Nel frattempo, tra un combattimento e l’altro, Naoto diviene un vero e proprio esempio per gli orfani di cui si prende cura. Spiega loro cos’è la pace, l’amore – nel manga è presente anche tutta una spiegazione sulla figura di Gesù Cristo, ed è sorprende se si pensa che è un prodotto giapponese – , dà continuamente esempi di generosità e redenzione. Il suo essere è così diviso tra il bene che dà ai bambini e il male che riversa sul ring, anche perché la Tana delle Tigri è decisa a fargli saldare il suo debito.

Dopo varie incomprensioni, riesce a portare dalla sua parte anche Daigo, che lavorava per l’associazione come allenatore. A loro si aggiunge anche Kentaro Takaoka, dopo aver scoperto che dietro la morte della madre non c’era Naoto, bensì Mister X: uno dei pezzi grossi della Tana delle Tigri.

Tutti sanno che è invincibile
lui sul ring è formidabile
nella notta è temibile il Tigre
Tigre (Tigerman) Tigre (Tigerman) Tigre (Tigerman).

Nella tana delle tigri lui
di nascosto entra piano e poi
con sorpresa assale tutti il Tigre
Tigre (Tigerman) Tigre (Tigerman) Tigre (Tigerman).

In ogni suo incontro Naoto si ritrova a combattere con scagnozzi dell’associazione che hanno l’ordine di ucciderlo proprio sul ring utilizzando spesso e volentieri anche mosse proibite.

Le puntate sono cariche di tensioni, con combattimenti violenti che se andassero in onda adesso susciterebbero l’indignazione del comitato genitori, tra l’altro gli stessi che urlavano davanti al televisore in sostegno dell’Uomo Tigre, ma questo è probabilmente un altro discorso.

Naoto, comunque, riesce a vincere ogni incontro, rendendo Miracle 3, il capo dell’associazione, totalmente irato nei confronti di tutti gli scagnozzi che ha mandato come pedine. Stufo dei continui fallimenti, decide di scendere in campo in prima persona.
Sfida l’Uomo Tigre in quello che sarà uno scontro epico, ma tutto ciò che riesce a fare è togliergli la maschera di tigre rivelando al mondo il suo vero volto e Naoto, in preda all’ira per essere stato smascherato e pensando così allo stupore dei bambini dell’orfanotrofio che potrebbero averlo riconosciuto e quindi sentendosi traditi, lo colpisce a morte.

La Tana delle Tigri è ufficialmente sciolta, ma Naoto è costretto ad abbandonare il Giappone per rifarsi una vita, probabilmente lontana dalla violenza.
O almeno, i finali possono essere due: quello appena citato e uno in cui Naoto muore investito dopo aver salvato un bambino da un pirata della strada.
Nell’anime “Uomo Tigre II” del 1981, realizzato proprio per continuare la serie, viene confermato il secondo; in “Tiger Mask W”, serie del 2016 per il 47° anniversario dell’originale, però, Naoto è più vivo che mai, quindi ci atteniamo a questo.
Comunque sia, in tutte e tre le serie la New Japan Pro-Wrestling ha collaborato attivamente al progetto, ecco perché in molti episodi possono vedersi i loro atleti famosi, ovviamente sempre in versione anime.

Sia il manga che l’anime hanno molto di più nella loro trama. Ogni personaggio ha una sua storia che riesce a spiegare nei dettagli il comportamento che attua.
Anche l’accurata descrizione dell’associazione riesce a canalizzare il lettore in un contesto malavitoso che illustra in modo chiaro, quanto schietto, come sia praticamente impossibile uscirne illesi.

Naoto non deve essere visto come l’eroe senza maschera né paura, bensì come un uomo che si rende conto di quanto ha sbagliato nel suo passato, proprio perché esente da una guida, ed è per questo che ricerca la sua redenzione. Fa quello che spieghiamo spesso nei nostri articoli: trasforma il suo male in bene, fa sì che i suoi traumi diventino forza per gli altri.

Quando torna in Giappone e incontra i bambini della Chibikko House, rivede se stesso e decide così di darsi un’altra possibilità. Ci insegna che il passato condiziona senz’altro la nostra vita, ma non per questo dobbiamo autoflagellarci per quanto fatto, né continuare nella via sbagliata pensando che sia troppo tardi.

Il perdono parte da noi stessi.

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