Fin da Il Castello di Otranto di Horace Walpole (romanzo che viene indicato come capostipite del genere gotico), passando per i classici “Dracula” di Bram Stoker, “Frankenstein”di Mary Shelley, per la proliferazione delle opere di genere horror (Poe, Lovecraft e compagnia) e le sue contemporanee espressioni, abbiamo sempre assistito a una messa in scena delle paure, dei terrori e delle paranoie della società.
Anche il grande schermo, in questo senso, ha prodotto delle figure iconiche che hanno simboleggiato (e esorcizzato) le paure che, di volta in volta, la società occidentale viveva.
Michael Myers di “Halloween”, Leatherface di “The Texas Chainsaw Massacre”, Freddy Krueger di “Nightmare on a Elm's Street”, Ghostface di “Scream”, Pinhead di “Hellraiser”, It ecc etc sono sono alcuni dei volti in cui i terrori e le ansie della società venivano cristallizzate ed espresse.
Il cinema horror, da ormai molto tempo, vive una fase claudicante e decisamente altalenante, fatta di lungometraggi che non sono riusciti a perforare l'apatia dello spettatore contemporaneo e a imporsi come nuove icone (fatta eccezione per la serie di “The Conjuring” e pochi altri).
In questo contesto, ha fatto estremo scalpore l'emersione dell'ambigua figura che risponde al nome di Art il Clown, il protagonista del film “All Hallows' Eve” e dei più conosciuti (e super chiacchierati) “Terrifier” 1 e 2.
Secondo chi scrive il successo di Art il Clown è dovuto ad almeno tre fattori:
- Come le icone citate poco sopra, Art il Clown ha la grande capacità di farsi emblema di determinati processi sociali;
- A differenza dei protagonisti della maggior parte degli horror contemporanei Art è facilmente riconoscibile;
- Art il Clown ricollega un filo rosso perduto che seguiva il cambiamento (dalla modernità alla post-modernità) nelle paure e nelle ansie sociali.
Andiamo con ordine e cerchiamo di spiegarci meglio. Se il gotico e i primi filoni horror erano immersi e imbevuti fin nel midollo dell'estetica e dell'essenza della modernità (castelli, palazzi, ecc), con i villain che possedevano un'aura quasi mitica e nobiliare (Dracula su tutti), la post-modernità, con la dissoluzione dei fattori unificanti dell'epoca precedente, ha scardinato questi rigidi elementi.
Cosa non è, infatti, Frankestein se non una personificazione delle paure della tecnica che, in quegli anni, stava accelerando?
Il superare la morte, agguantare la vita e dominare la natura sono temi tutti moderni.
Le motivazioni di Dracula sono chiaramente esplicitate così come le sue origini. Alla pesantezza e alla rigidità moderna, si sostituisce, ben presto, la fumosità della post-modernità, i cui temi vertono sulla crisi esistenziali, sul tracollo dei valori e sulla liquidità dei rapporti.
Non a caso appaiono sempre di più villain più caotici e meno "umani".
Il serial killer, con il genere slasher, ci ricorda proprio questo ambivalente caos che è la cultura contemporanea, fatta di ritmi nevrotici e rapporti sociali superficiali, in cui è difficile fidarsi (o conoscere) davvero qualcuno.
Art il Clown, sulla scia di IT, completa questo percorso mostrando, in chiave iconografica, le ambivalenze e le liquidità della società attuale.
Art il Clown sorride mentre compie atti efferati, agisce senza uno scopo preciso e senza una storia e un contesto sociale a sorreggere il suo personaggio. Questa entità, paranormale e allo stesso tremendamente mondana, fa soffrire vittime comuni che compiono gesti quotidiani.
Iconica, a tal proposito, la scena dei selfie del primo Terrifier dentro un Fast Food (non a caso).
Il terrore contemporaneo, come l'incapacità di gestire questo enorme flusso di informazioni e di iper-specializzazione, e il fatto di attraversare i paradossi del capitalismo globale, produce una dissonanza cognitiva e una paura ancestrale che ci ri-connette a primordiali incubi e paranoie.
Non più un Conte da cui fuggire, nessun mito tecnico su cui coltivare sogni e utopie, ma un'epoca disseminata di feticci di consumo, narrazioni di marketing e luccicanti vetrine che mistificano una terra morente e un vuoto esistenziale.
E, senza un motivo ben preciso, il caos che ci solletica e, allo stesso tempo, ci spaventa.... con una grassa risata!
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