Una sedia vuota sta al centro di una malridotta stanza con le pareti ammuffite. Sembra abbandonata lì da anni.
Su un lato, a un paio di metri
dalla sedia, un cavalletto viene posizionato con cura.
Sull’aggancio viene fissato uno
smartphone, lo schermo rivolto alla sedia.
Una mano si avvicina allo schermo
e preme un enorme tasto rosso al centro. Parte una diretta Instagram.
La mano appartiene a un Uomo,
alto, muscoloso, con i capelli lunghi e sporchi, una barba incolta. Avrà poco
più di trent’anni ma il volto è scavato dalla vita. Si siede pesantemente sulla
sedia. Questa scricchiola.
Sospiro… sospiro…
Tira fuori qualcosa di nero e metallico da dietro la schiena e inizia a massaggiarsi la tempia con essa. È una pistola Beretta modello 92FS.
Sullo schermo del telefono, nel frattempo, parte un turbine di cuori, di fiamme, di simboli di varie forme e colori.
L’eco del respiro dell’Uomo
inizia a essere interrotto dal suono delle notifiche del telefono. Messaggi. Sempre
di più, sempre più frequenti.
Qualcuno ha ricevuto il
messaggio, pensa l’Uomo. Qualcuno mi guarda.
“Dieci anni”, dice improvvisamente
l’Uomo dopo un silenzio che poteva essere di due minuti come di due ore.
“Ho passato dieci anni in quell’Agenzia
di merda… Con persone di merda…”
Dieci anni prima, un ufficio anonimo in un palazzo anonimo in una periferia anonima
Dieci anni prima, un ufficio anonimo in un palazzo anonimo in una periferia anonima
“Agente, adesso posso chiamarla
così, i miei, anzi, i nostri complimenti!” dice il tizio in giacca nera e
orrenda cravatta a pois seduto scomposto sull’elegante poltrona di pelle dall’altro
lato dell’elegante scrivania di mogano.
“Lei è brillante, il migliore nei
test degli ultimi sette anni! Punteggi da record, dico bene, Vicedirettore?” continua
il tizio, rivolgendosi alla persona alla sua destra.
Quest’ultimo, in maniche di camicia,
sorride, apre le braccia e conferma: “Assolutamente, Direttore, assolutamente
incredibili!”
“Ancora complimenti!” rincara il
Direttore, “Detto ciò, potrei raccontarle come funziona qui da noi... ma dopo
dovrei ucciderla, ahahah”. Ridendo, lancia un viscido occhiolino al nuovo arrivato.
Il Ragazzo, alto, muscoloso, con
un taglio elegante e ben rasato, poco più che ventenne, sorride imbarazzato. I
brividi gli percorrono la schiena. Non vede l’ora di partire per la prima
missione. E di allontanarsi da quei due.
“Basta con le battute, Direttore”
interviene il Vicedirettore. “Non vogliamo che passi subito al nemico dopo neanche
un giorno!”
“Giusto, giusto”, concorda il
Direttore, “Veniamo a noi. La tua prima missione. Un lavoro facile,
facilissimo: vai a Parigi, trovi un bel café sulle rive della Senna, ti
mangi due madeleines, bevi un po' di tè, ti fai tornare un po' di
ricordi della tua infanzia e poi recuperi un hard drive che è nelle mani
di alcuni agenti stranieri, nemici della nostra nazione. O amici, qua non si
capisce mai bene, ahah…”
Un altro brivido pervade il
Ragazzo.
“Easy Peasy, Lemon Squeeze dicono i ragazzi di là a Quantico”, cerca di rassicurarlo il Direttore, non riuscendoci, “per stavolta avrai un compagno di eccezione, il qui presente Vicedirettore. Ci penserà lui a briefarti durante il viaggio. Andate ora, una macchina vi attende per andare all’aeroporto. Jet privato per Parigi, qua ti vizieremo, giovanotto!”
“Easy Peasy, Lemon Squeeze dicono i ragazzi di là a Quantico”, cerca di rassicurarlo il Direttore, non riuscendoci, “per stavolta avrai un compagno di eccezione, il qui presente Vicedirettore. Ci penserà lui a briefarti durante il viaggio. Andate ora, una macchina vi attende per andare all’aeroporto. Jet privato per Parigi, qua ti vizieremo, giovanotto!”
Oggi
Ancora seduto nella stanza ammuffita, l’Uomo continua a parlare e agitare la Beretta in aria.
“… che hanno compiuto atti di merda… che mi hanno fatto compiere atti di merda…”
Ancora seduto nella stanza ammuffita, l’Uomo continua a parlare e agitare la Beretta in aria.
“… che hanno compiuto atti di merda… che mi hanno fatto compiere atti di merda…”
Dieci anni prima, Parigi, Rue [CENSURATO]
È ormai notte. Un uomo spalanca
il portone di un elegante palazzo in stile Liberty. Subito dietro di lui il
Vicedirettore e il Ragazzo stanno trascinando a spalla un omone di due metri
per svariati quintali di muscoli, svenuto o morto, chi lo sa.
“Merda, merda” continua a ripetere
quest’ultimo a bassa voce. Poi, a voce più alta, “Cosa facciamo adesso? Non doveva
essere un amico a consegnarcelo alla fine?”
“Eh, si vede che l’info era sbagliata”,
fa spallucce il Vicedirettore, come nulla fosse accaduto. “Ma tant’è, il caro
Jacques qui adesso ci darà una mano!”
L’uomo chiamato Jacques, un
baffuto ometto francese sulla sessantina, apre una porta, si gira e li squadra.
“Attention, ci sono degli scalini”,
dice con forte accento parigino, “non c’è luce al momento, purtroppo. Dovrete
usare le torce dei telefoni.”
La luce proveniente dal retro del
cellulare di Jacques illumina uno spazioso ambiente completamente vuoto a una
ventina di scalini di distanza.
“Questa è la cantina comune degli
appartamenti qui sopra”, racconta Jacques, “una volta era adibita a taverna per
gli svaghi dei proprietari, adesso il palazzo è diventato una delle nostre safe
house. Dovrebbe andarvi bene…”
Il Vicedirettore fa appoggiare l’omone
a terra… poi con un calcio lo fa rotolare giù per le scale.
“Jacques, siamo sicuri che nessuno
può averci sentito o visto? E che siamo al sicuro finché rimaniamo qui?”
“Assolutamente, Ferdinando. Absolument.”
Quindi il Vicedirettore si chiama Ferdinando, pensa il Ragazzo. O è solo un nome di copertura con i francesi?
Quindi il Vicedirettore si chiama Ferdinando, pensa il Ragazzo. O è solo un nome di copertura con i francesi?
“Che figlio di puttana!”, esclama
improvvisamente il Vicedirettore, osservando il tizio steso a terra, “Ma ci
pensi? Ha ingoiato quella merda di hard drive. Chi si credeva di essere,
Pablo Escobar che deve nascondere la coca? Jacques, dove sono gli utensili?”
Utensili?, pensa il Ragazzo.
Utensili?, pensa il Ragazzo.
“Dietro quella porta in fondo
trovi qualcosa, io vi devo lasciare. Non sporcate troppo, s’il vous plait”,
risponde Jacques, senza battere ciglio.
“Grazie, mon ami. Ragazzo,
perché non vai a vedere ai piani alti se non ci sono dei vestiti puliti per noi?
Tra poco questi saranno da buttare…”
Oggi
“… nella mia prima missione ho dovuto squarciare lo stomaco di un uomo per recuperare una chiavetta USB. Nella prima missione! Poi da lì è stata tutta un’escalation… E me ne vergogno… Avete presente quella vergogna che nasce dalle viscere e vi tortura? Io l’ho subita la tortura, più e più volte ma qualcosa come questa mai. Anni passati a correre da un paese all’altro, ad ammazzare persone più o meno innocenti e per cosa? Perciò ho deciso di farla finita. Ma nella morte mi vendicherò: ho inviato ai miei contatti nei maggiori giornali una raccolta delle mie peggiori missioni. E ce ne sono tante, per soli dieci anni di lavoro… Se si può chiamare lavoro. Tsk, pensavano io distruggessi tutto e invece… Incredibile come siano stati così ingenui da non accorgersi di nulla. E adesso cadranno, come il mio corpo cadrà tra poco. Troppo melodrammatico? E chissenefrega, lasciatemelo dire, un’ultima recita per questo mondo di merda!”
“… nella mia prima missione ho dovuto squarciare lo stomaco di un uomo per recuperare una chiavetta USB. Nella prima missione! Poi da lì è stata tutta un’escalation… E me ne vergogno… Avete presente quella vergogna che nasce dalle viscere e vi tortura? Io l’ho subita la tortura, più e più volte ma qualcosa come questa mai. Anni passati a correre da un paese all’altro, ad ammazzare persone più o meno innocenti e per cosa? Perciò ho deciso di farla finita. Ma nella morte mi vendicherò: ho inviato ai miei contatti nei maggiori giornali una raccolta delle mie peggiori missioni. E ce ne sono tante, per soli dieci anni di lavoro… Se si può chiamare lavoro. Tsk, pensavano io distruggessi tutto e invece… Incredibile come siano stati così ingenui da non accorgersi di nulla. E adesso cadranno, come il mio corpo cadrà tra poco. Troppo melodrammatico? E chissenefrega, lasciatemelo dire, un’ultima recita per questo mondo di merda!”
Una nuvola rossa macchia il muro
alla sinistra dell’Uomo.
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