Tempo fa, sulla riva di un lago, su un cadavere totalmente carbonizzato e non identificato, fu trovato un foglio di carta colmo di simboli incomprensibili. Si pensò che quel foglio fosse stato lasciato da un omicida, una sorta di “lettera”. Sembrava un alfabeto al di fuori della comprensione umana, lettere contorte al di là dei canoni estetici di qualunque alfabeto esistente. Non si riusciva neanche a capire da che parte iniziasse la scrittura, se dall’alto verso il basso o se da destra verso sinistra. Questo strano reperto è stato conservato con cura fino a oggi, il giorno in cui i nostri tecnici hanno sviluppato una nuova intelligenza artificiale che potrebbe essere in grado di “decodificare” questo testo. Dopo aver scansionato il foglio, il software ha fornito un’interpretazione al di là delle nostre aspettative.
Di seguito, il testo tradotto dall’AI.
“L’acqua del lago stagnava sotto il cielo nero della notte. Il vento insisteva, quasi sembrava infastidito, eppure quell’acqua rimaneva statica e immobile. Io osservavo con sguardo vacuo il lago, l’oscurità dei miei occhi si confondeva con quello dello specchio d’acqua. La terra era fredda, trasudava un terrore mortale che non riesco a verbalizzare. Sentivo un forte peso, come se tutto il buio dell’universo si fosse concentrato in quel luogo. Faccio fatica a ricordare la direzione del vento, ma sembrava mosso da entità che la ragione umana ha sempre rifiutato di comprendere.
Come biasimare la nostra fallace ragione, costruiamo interamente il nostro universo condiviso ma basta una parvenza di follia a soffiare via tutto ciò che è stato edificato dalla mente. La vacuità del mio sguardo tradiva proprio ciò. Da diverso tempo avevo iniziato a vivere strane esperienze, specialmente negli orari notturni. Non avevo dato molto peso alla cosa inizialmente, ma quando mi parve di notare che la mia capacità di comprensione degli altri stava venendo meno, iniziai davvero a spaventarmi. Questo mio “disturbo” ha proseguito inarrestato, posso dire che in qualche modo è culminato davanti a quel lago nel momento in cui stavo iniziando a comprendere ciò che non ho mai voluto capire.
Non potevo dire con certezza di essere impazzito, così come non potevo dire con certezza di aver scovato un nuovo modo per comprendere la realtà oltre la ragione. Non so neanche come io abbia fatto a raggiungere le sponde di questo luogo e quanto lontano io sia da casa.
È buffo, da quando ho sviluppato la capacità di parlare, il mio più grande terrore è stato quello di perdere da un momento all’altro la possibilità di comunicare con gli altri. In quel momento avevo bisogno di chiedere aiuto e non riuscivo a farlo, sentivo di star perdendo il controllo di me stesso. O meglio, la mia parte razionale ormai era quasi del tutto soppressa.
Intuivo il richiamo lontano di divinità sommerse, una nenia invocava il mio nuovo nome incomprensibile, stavo per oltrepassare il concetto di umanità stessa. Non so come io sia riuscito a entrare in contatto con tali entità, ma di loro non vi posso dire molto, perché ora vi sono cose che temo decisamente di più del non essere capito.
Anche se volessi, inoltre, non sarei ora capace di raccontare dettagliatamente ciò che è accaduto sulle sponde di quel lago. L’ultimo mio briciolo di ragione sta venendo meno, ma le nuove conoscenze ultraterrene mi permettono ancora di tramandare quest’ultima esperienza umana. Lascio questa lettera sul corpo che un tempo mi apparteneva, adesso devo abbandonare questa realtà.
Devo giungere all'oltremondo immergendomi in quel lago che ha posto fine alla mia parziale esistenza mortale. Fuggireste pure tutti voi se solo intuiste lontanamente gli orrori di ciò che giungerà nella nuova era. La vera follia è restare su questo pianeta e correre il rischio di testimoniare ciò che persino la morte stessa teme”.
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