Sicuramente per ognuno di voi esiste quel periodo dell’anno in cui ciclicamente si esegue una stessa azione: sentire questa o quella canzone, oppure si riguarda lo stesso film. In questo caso, per chi sta scrivendo questo articolo, è il periodo del rewatch annuale della ripresa dello spettacolo di “Notre Dame de Paris” fatta all’Arena di Verona.
L’opera tratta dall’omonimo romanzo di Victor Hugo permette diversi spunti di riflessione. Elementi che sono in grado di renderla attuale, nonostante sia ambientata a Parigi nel 1482.
Il personaggio di Gringoire che funge un po’ da narratore, ci introduce in quella che lui stesso definisce “una storia secolare” perché la musica e le parole diventano pietra cristallizzando la realtà. Lo spettacolo è scritto da Luc Plamondon, la musica è composta da Riccardo Cocciante e il libretto in italiano è di Pasquale Panella. Ciò che vogliamo attenzionare in questo articolo è la canzone che fa colonna portante e che descrive tre diverse facce dell’amore.
Il personaggio di Gringoire che funge un po’ da narratore, ci introduce in quella che lui stesso definisce “una storia secolare” perché la musica e le parole diventano pietra cristallizzando la realtà. Lo spettacolo è scritto da Luc Plamondon, la musica è composta da Riccardo Cocciante e il libretto in italiano è di Pasquale Panella. Ciò che vogliamo attenzionare in questo articolo è la canzone che fa colonna portante e che descrive tre diverse facce dell’amore.
Per chi non conoscesse la storia, infatti, la bella Esmeralda passa e balla per le vie del centro di Parigi. Lei, una gitana di poco più di sedici anni, appena entrata nell’età dell’amore, attira su di sé le attenzioni di tre uomini: uno è il campanaro Quasimodo, famoso per la sua mostruosità immonda; l’altro è Febo, il bellissimo capitano della guardia parigina; il terzo è Frollo, l’arcidiacono della cattedrale di Notre Dame. Il sentimento che si innesca in loro sarà la rovina per la povera Esmeralda che, sedotta e abbandonata, sarà condannata alla forca per aver sedotto con la sua sola presenza. La natura, quindi, di tale sensazione assume differenti aspetti a seconda delle caratteristiche di ogni singolo personaggio e questo si evince proprio tramite le parole della canzone “Bella”.
Quasimodo:
“Bella,
La parola Bella è nata insieme a lei
Col suo corpo e i con i piedi nudi, lei
È un volo che afferrerei e stringerei
Ma sale su l’inferno a stringere me
Ho visto sotto la sua gonna da gitana
Con quale cuore prego ancora Notre Dame
C’è
Qualcuno che scaglierà la prima pietra?
Sia cancellato dalla faccia della Terra!
Volesse il diavolo, la vita passerei
Con le mie dita tra i capelli di Esmeralda”
Fin dalle prime battute sono ben visibili i riferimenti biblici all’interno del testo. “Chi scaglierà la prima pietra?” è una frase che fa riferimento al Vangelo secondo Giovanni 8:27 in cui si assolve, in un certo qual senso, la condanna che il popolo stava eseguendo nei riguardi di una donna adultera. Ciò è quasi un invito essere meno giudicanti e più indulgenti nei riguardi degli errori di un altro individuo. In questo caso, Quasimodo si chiede chi sarà il primo a voler condannare Esmeralda per la sua bellezza, ma allo stesso tempo invita alla cancellazione di quel soggetto perché sarebbe assurdo punire qualcuno solo perché nato piacente. Allo stesso modo, il nostro amato mostro si lascia andare alla confessione più profonda: venderebbe l’anima al diavolo per poter avere l’occasione di esser ricambiato per il sentimento che prova. Un amore non corrisposto per via del suo aspetto che ne maschera la purezza.
Frollo:
“Bella
È il demonio che si è incarnato in lei
Per strapparmi gli occhi via da Dio, lei
Che ha messo la passione e il desiderio in me
La carne sa che il paradiso è lei
C’è me il dolore di un amore che fa male
E non m’importa se divento un criminale
Lei
Che passa la bellezza più profana
Lei che porta il peso di un’atroce croce umana
O Notre Dame, per una volta io vorrei
Per la sua porta come in chiesa entrare in lei”
Ed ecco che arriva chi la scaglierebbe volentieri quella pietra, e chi poi lo farà a tutti gli effetti. Frollo è dilaniato: dovrebbe essere fedele al suo abito, all’amore nei riguardi della religione, ma allo stesso tempo è pronto a dimenticarsi tutti i dettami religiosi per poter peccare anche solo una volta. L’arcidiacono, in questo modo, non fa altro che condannare la bellezza di Esmeralda definendola una croce per lei stessa, ma allo stesso tempo un frutto del male. La gitana non ha fatto altro che passare e ballare per le vie di Parigi, ma è a lei che viene attribuito il desiderio che si è acceso nell’uomo di fede per esser portato via da Dio. Il doppio senso che sapientemente è stato reso nella frase: “per una volta io vorrei/per la sua porta come in chiesa entrare in lei” suggerisce un uso magnifico delle parole. Con una semplice frase si riescono a comunicare tutti gli intenti malevoli che Frollo ha nei riguardi di Esmeralda e quanto in realtà carnale sia il desiderio di lei. Vuol possederla, non effettivamente amarla, tanto che è disposto a condannarla alla forca in modo tale da poter estirpare tale sentimento dalla radice.
Febo:
“Bella
Lei mi porta via con gli occhi e la magia
E non so se sia vergine o non lo sia
C’è sotto Venere e la gonna sua lo sa
Mi fa scoprire il onte e non l’al di là
Amore, adesso non vietarmi di tradire
Di fare il passo a pochi passi dell’altare
Chi
È l’uomo vivo che potrebbe rinunciare
Sotto il castigo, poi, di tramutarsi in sale?
O Fiordaliso, vedi, non c’è fede in me
Vedrò sul corpo di Esmeralda se ce n’è”
Questa è la parte del testo più bella e emblematica perché al suo interno possiamo coglierne molteplici significati e riferimenti. Ancora una volta troviamo in principio il riferimento alla stregoneria, elemento al quale lo stesso Febo farà appello nel momento in cui cercherà la redenzione tra le braccia della sua bella Fiordaliso. Il capitano della guardia, infatti, è prossimo all’altare, ma è comunque dedito al libertinaggio e con la gitana è divenuto un po’ più palese del passato. Possiamo vedere nel primo atto del musical, quando si recano al Val d’Amore, che le donne lì presenti conoscono bene il modo di manifestare l’amore del soldato.
“C’è sotto Venere la gonna sua lo sa/Mi fa scoprire il monte e non l’al di là” con una prima lettura, queste due frasi potrebbero essere giunte per poter dar loro il medesimo attributo. Venere, intesa sia come la dea della bellezza greca, unita alla parola “monte” della seconda strofa può esser ricondotto al significato anatomico del nome. Biologicamente parlando, infatti, con “Monte di Venere” si intende la parte anteriore del pube femminile, quindi Febo ricorrerebbe a questa immagine proprio per poter comunicare quanto sia pura attrazione sessuale ciò che prova nei riguardi di Esmeralda.
Sentimento che si può tranquillamente evincere anche nel testo di “Cuore in me”, in cui confessa quanto dilaniato sia tra la gitana e la sua promessa sposa. Allo stesso modo, possiamo identificare in queste parole qualcosa di “Dantesco”: Febo si posizione da solo all’interno del Purgatorio descritto dal sommo poeta, quel luogo in cui le anime discendono nel mondo dei dannati. Lui non si sta realmente pentendo davanti l’idea di tradire la promessa fatta a Fiordaliso, al contrario, quasi la sta pregando di concedergli quest’atto perché semplicemente non può farne a meno. In questo modo, al posto di collocarsi nel diciassettesimo canto del Paradiso, sceglie il peccato e di allontanarsi dalla gloriosa morte in battaglia alla quale pensava di esser designato visto il suo lavoro. Del resto, non vi è fede in lui e di conseguenza è costretto a cercarla altrove.
Sentimento che si può tranquillamente evincere anche nel testo di “Cuore in me”, in cui confessa quanto dilaniato sia tra la gitana e la sua promessa sposa. Allo stesso modo, possiamo identificare in queste parole qualcosa di “Dantesco”: Febo si posizione da solo all’interno del Purgatorio descritto dal sommo poeta, quel luogo in cui le anime discendono nel mondo dei dannati. Lui non si sta realmente pentendo davanti l’idea di tradire la promessa fatta a Fiordaliso, al contrario, quasi la sta pregando di concedergli quest’atto perché semplicemente non può farne a meno. In questo modo, al posto di collocarsi nel diciassettesimo canto del Paradiso, sceglie il peccato e di allontanarsi dalla gloriosa morte in battaglia alla quale pensava di esser designato visto il suo lavoro. Del resto, non vi è fede in lui e di conseguenza è costretto a cercarla altrove.
Allo stesso modo, possiamo leggere poi la frase: “sotto il castigo poi di tramutarsi in sale”. Questo è un riferimento al mito della “Moglie di Lot” presente all’interno della Genesi. Durante la distruzione di Sodoma, due angeli vennero mandati per poter salvare Lot e tutta la sua famiglia. All’alba sarebbero dovuti scappare dalla città senza mai guardarsi indietro. Sappiamo che Sodoma e Gomorra vennero distrutte a causa della perversione che caratterizzava la popolazione delle due città. Quando al mattino la famiglia si mise in fuga, poco lontano dalla città, prima di raggiungere la salvezza, la Moglie di Lot si voltò e venne tramutata immediatamente in una statua di sale. Questo è stato più volte interpretato come sia la condanna per esser contravvenuta a un ordine diretto del paradiso, sia per il probabile desiderio che ella possedeva nel voler vivere tra i peccatori. Quindi, Febo a questo punto si sta chiedendo chi è che non vorrebbe cedere a questa passione pur pagandone tutte le conseguenze?
La canzone si conclude con tutti e tre gli amori che si ricongiungono nelle parole di apertura di Quasimodo. Nel mentre Esmeralda si distende a terra e assume la posizione della crocifissione simboleggiando quanto sia condannata dall’amore che altri dicono di provare per lei. Bloccata da quei sentimenti che non ha richiesto, che non vuol ricambiare, ma che in un certo senso la stanno definendo.
E adesso, chiediamo a voi… che tipo di amore avreste scelto di vivere se fosse stati nei panni di Esmeralda?
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