venerdì 5 luglio 2024

#Documentari: Dancing For the Devil

Anch’io sono dentro l’ossessione per i docufilm True Crime, se non è Elisa True Crime, mi rilasso allo stesso modo scorrendo i titoli del genere su Netflix. Potete facilmente immaginarmi come una psicopatica qualunque che, con ago e filo alla mano mentre si esercita nel ricamo, entra in storie macabre per staccare la spina e prendere una pausa dal mondo.


È per questo motivo che ho deciso di iniziare “Dancing ForThe Devil – The 7M TikTok Cult” senza ricamo, però, vista la ferita sulla mano che mi sono fatta con delle cesoie, ma questo è un altro discorso.

Girato lungo tutto il 2022, il docufilm si compone di tre episodi, diretti da Derek Doneen e disponibili su Netflix dal 29 maggio 2024.

Chi sono le sorelle Wilking?

Non sono molto ferrata quando si tratta di nomi di personaggi famosi, meno che mai quando si tratta di influencer o volti dei social, così quando ho cominciato a vedere il docufilm non avevo idea di chi fossero Miranda e Melania Wilking, ma a quanto pare in Italia non sono l’unica.

Le sorelle Wilking condividono la passione per la danza da quando sono bambine e crescendo la maggiore, Miranda, decide di trasferirsi a Los Angeles per inseguire il suo sogno. Melania la segue un anno dopo e le due aprono un profilo TikTok con il nome Wilking Sisters per condividere i loro balli e il loro lavoro, ottenendo un successo immediato.

I numeri dei loro follower cominciano a crescere, le due iniziano ad avere amicizie con personaggi di livello, venendo notate da Robert Shinn: pastore magnetico che gestisce anche un’agenzia di giovani talenti presi dai social: la 7M Films.Inc.
Le sorelle passano molto tempo con lui, tra cene con letture della Bibbia e intere giornate passate nella sua Chiesa, la Shekinah. Se, però, Melania nota fin da subito che c’è qualcosa che non va, Miranda si trova decisamente bene e continua a recarvisi senza problemi.

Perché la Shekinah sarebbe una setta?

Fin qui nulla di strano, ma il tutto inizia a prendere una piega diversa quando Miranda sparisce per giorni, per passare tutto il suo tempo a casa di Shinn assieme al fidanzato – anch’esso ballerino tiktoker – , parla sempre meno con i famigliari e infine decide, senza avvisare la sorella, di aprirsi un altro account TikTok per continuare a fare esattamente quanto stava facendo prima, senza più avere contatti con sorella e genitori.


Fortunatamente i Wilking non restano zitti, dopo mesi passati bloccati da Miranda, decidono di parlare attraverso una diretta e finalmente i fari vengono puntati su Robert Shinn.
Altri adepti della setta cominciano a leggere gli articoli infamatori sul loro guru, che avevano già cominciato a vedere come un vero e proprio profeta, un contatto diretto con Dio e se dapprima non ci credono, iniziano lo stesso ad avvertire i primi campanelli d’allarme.


Robert è un pastore che divide, che umilia i membri della comunità quando non fanno ciò che vuole lui, che crea un alone di importanza verso la sua persona, manipolando gli altri e facendogli credere che anche solo il suo rivolgerli la parola sia un qualcosa di estremamente importante. Robert convince i ragazzi a tagliare i ponti con ogni famigliare: genitori, fratelli, sorelle, persino figli e quando – giustamente – qualcuno non accetta, non esita a denunciarlo agli altri della comunità che, impauriti delle possibili minacce, vengono così controllati e tenuti al loro posto.


Robert e chi per lui controllano la vita dei loro adepti ma non solo: i social sono tutti sotto il loro dominio, così come i telefoni personali e i conti in banca. Più del 70% degli incassi va, secondo quanto emerso dal documentario, alla sua Chiesa e se contiamo le tasse che i ballerini devono pagare, capiamo che a loro rimane ben poco. Ad aggiungersi a tutto ciò anche le accuse di stupro, con diverse donne che hanno denunciato di essere state costrette ad avere rapporti sessuali con il pastore.


Nel documentario non vediamo solo la famiglia Wilking, ma anche le ex vittime di Robert che, pare, faccia fin dai primissimi anni del Duemila.     
Tante le denunce a suo carico, ma nessuna che possa realmente dargli problemi: le sette non sono illegali e ogni membro ha firmato di sua volontà contratti di riservatezza, più deleghe per far accedere Robert e la moglie ai loro conti privati. Insomma, servono reati veri, ma in USA come in Italia, persino la denuncia di stupro non basta.


(Potremmo aprire un dibattito su come sia schifoso che nel 2024 ancora noi donne dobbiamo sentirci sminuite dal fatto che una denuncia per stupro non serva a niente, ma non è questo l’articolo giusto per farlo)

Documentario da vedere senza alcun giudizio

Entrare in una setta è più facile di quanto si pensi ed è un problema che potrebbe interessare tutti, perché se è vero che inizialmente la Chiesa Shekinah aveva catturato figli di immigrati con situazioni difficili, è anche vero che le Wilking – almeno in apparenza – appartengono a una famiglia unita e agiata, con genitori che hanno sempre sostenuto le figlie nella loro strada verso la danza, figuriamoci quindi quante altre persone del genere potrebbero esserci lì dentro.

Le sette inizialmente ti fanno sentire amata e a casa, ogni membro è come se fosse un tuo stesso famigliare, ci si aiuta e sostiene a vicenda, ti danno più di quanto tu possa immaginare ed è proprio quando fai più del dovuto perché ne hai voglia, perché ti senti al sicuro, che ha inizio la seconda fase: quella del controllo. Più ti fanno sentire speciale, più restringono il tuo campo di libertà. Più ti elevano nei livelli, più ti fanno credere che fuori dalla comunità ci sia solo il male.
Robert Shinn parla di inferno, parla di redenzione solo per pochi prescelti che per ottenerla sono costretti a tagliare i ponti con tutto e tutti, vivendo solo per la Chiesa Shekinah. Purtroppo, quindi, quando si è a questo punto si è già soggiogati, con minacce quotidiane che accrescono paura e insicurezza e non danno il giusto coraggio per uscirne.

O lo si fa praticamente subito, o è estremamente difficile, ecco perché abbiamo ascoltato le parole di chi lì ha passato decenni, e nonostante l’estremo dolore, con poca voglia di denunciare, sempre per paura delle ripercussioni.

L’altra campana


Robert e i grandi nomi della Shekinah non hanno voluto lasciare commenti e/o dichiarazioni. Sui social la stessa Miranda si dice estranea a tutto quello che la sua famiglia ha sostenuto, non capendo come possano essere stati così cattivi e spiegando che il suo allontanamento è dovuto a motivi personali e che nonostante tutto ha provato a mettere a posto i pezzi.

Non so bene cosa pensare, certo che le testimonianze sentite sono pesanti, alcune di queste mi hanno portata alle lacrime. Personalmente non credo sia facile interrompere i rapporti con i famigliari se non c’è qualcosa di grande sotto, ma né Miranda né Melania hanno parlato esplicitamente di liti e/o discussioni, quindi che l’allontanamento sia stato obbligato da terzi non è da escludere.
Quello che mi sento di dire è: se una qualsiasi comunità, religiosa o no, ti allontana dalla tua vita, è una realtà estremamente tossica.

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