giovedì 18 luglio 2024

#Intervista: Fabrizio Festa

Venerdì 17 maggio è uscito su radio, piattaforme digitali e digital store 
La vita di notte, il nuovo singolo di Fabrizio Festa, cantautore dallo stile unico.

Il brano trascina lascoltatore in un viaggio attraverso lincantevole magia della notte, una dimensione sensuale, affascinante ed eternamente giovane dove i sogni prendono vita. Durante le ore notturne, infatti, le restrizioni socio-culturali del giorno sembrano dissolversi, permettendo di cedere agli istinti e di connettersi profondamente con lessenza stessa della vita. In quel momento si avverte una sensazione di profonda leggerezza e libertà, consentendo di vivere lamore e la vita senza limiti di età, al riparo da sguardi indiscreti.

Il videoclip del brano, girato proprio a Otranto, vede Fabrizio Festa nei panni di regista e sceneggiatore, affiancato dal talentuoso videomaker Fabio Loco De Paolis e dallassistente Federica Calora, entrambi salentini doc. Il video si presenta come un vero e proprio film, che esplora e interpreta in modo sapiente il significato delle parole del brano, attraverso immagini cinematografiche suggestive.
Per linterpretazione del video, sono state scelte deliberatamente ragazze del luogo al fine di infondere autenticità e spontaneità allemozione della dimensione notturna, che si caratterizza per una profonda leggerezza e un desiderio di divertimento.
La magia della notte è eternamente giovane, offrendo a chiunque la possibilità di identificarsi intimamente. Nel ruolo di protagonista troviamo Noemi Leone, affiancata da Giada Martella, Francesca Nuzzo e Francesco Ruggeri.


La vita di notte promette di essere unesperienza emozionale intensa, un inno alla libertà e alla bellezza delle notti senza tempo

Fabrizio Festa è uno scrittore di canzoni, cantante, musicista e scrittore letterario.    
Nel corso della sua carriera artistica collabora con numerosi professionisti del settore musicale e artistico, tra cui Gaetano Ria (ingegnere del suono), Gazebo (I Like Chopin), Nicola Venieri (ingegnere del suono), Daniele Sinigallia (produttore), Massimo Luca (produttore), Federico Zampaglione (Tiromancino), Ezio Luzzi (Radio Rai) e tanti altri.     
Negli ultimi anni, e anche in questo ultimo lavoro, ha il privilegio di collaborare con Lorenzo Moka Tommasini, rinomato ingegnere del suono e musicista, e in ultimo con Giacomo Castellano, noto e talentuoso chitarrista e produttore.

Dal 2017 fa parte della Nazionale di Calcio Attori e Cantanti, dimostrando la sua versatilità. Nel 2018 esordisce nel mondo letterario pubblicando il suo primo romanzo intitolato 
LAltare, guadagnandosi lattenzione e lapprezzamento di critica e pubblico.     
Nel 2019 pubblica il singolo 
Sono andato a far pipì a cui segue nel 2021 È così che fa lamore.
A febbraio 2024 esce 
Questa terra sono io, un brano rock dedicato allItalia, confermando la sua continua sperimentazione e il suo impegno nel creare musica che trasmette emozioni profonde. 
 
Ciao Fabrizio! Grazie mille per questa intervista. Inizio a chiederti come ti sei avvicinato alla musica e quando/come hai capito che questa sarebbe stata la tua strada…

Se credi nella reincarnazione, in un'altra vita sono stato un pianista compositore. Come vedi sono partito da molto lontano. Credo, comunque, che certe attitudini siano nel DNA. Mia mamma in giovane età era una promessa della canzone italiana, aveva ed ha ancora una bellissima voce quando canta. Un timbro che si può accostare tra Mina e Orietta Berti. Poi ha fatto una scelta diversa, quella della famiglia.     
Nella mia adolescenza, mi approcciai alla musica attraverso una chitarra classica. Ricordo ancora le prime note, facevo i bicordi (per chi non è musicista “combinazione di due note eseguite simultaneamente”) rifacevo in qualche modo le canzoni dei Dire Straits e di quel genio assoluto di Mark Knopfler. Il suo istinto melodico e ritmico, è ancora oggi sinonimo di unicità. Potrei sembrare un alieno, ma non ho mai avuto un piano B, seppur nel corso degli anni, mi sia capitato di fare altre professioni, volevo fare musica, perché era ed è la mia dimensione naturale, il mio ossigeno. Senza presunzione, ma sono nato con la musica dentro,
io sono musica. Se c’è un segnale che mi ha dato conferma che ero sulla strada giusta, sono stati a volte i complimenti dei colleghi musicisti, cosa rara e non scontata.

A marzo 2024 è uscito “Questa terra sono io”, un brano omaggio all’Italia e mi ha molto colpito il concetto di non abbandonare il proprio paese. C’è da dire, però, che per un artista non è proprio facile continuare a fare arte qui. Cosa ti sentiresti di consigliare a chi vorrebbe fare arte ma trova solo porte chiuse in faccia?

“Questa terra sono io”, lho vissuta sulla mia pelle. Quando sei stato per qualche tempo allestero, tra l'Inghilterra e la Germania, ti rendi conto maggiormente della bellezza infinita del nostro insostituibile Paese, seppur con tutti i difetti. Poi scrivevo e scrivo testi in italiano, volevo profondamente vivere qui, fare musica qui, dove sono nato.
Le tematiche sono innumerevoli e complesse, ma conosco bene quello che si smuove dentro, quando sei un “emigrante”, senti molto forte il richiamo delle tue radici. Generalizzando, quando non è l’anima del viaggiatore, ma quella economica a spingerti altrove, lontano dalla tua terra natia, è una sconfitta di tutti. È un argomento di coscienza, che tocca ferite, anime di tanti, per quello ho sentito la necessità urgente di cantare di “non arrendersi” e di lottare, per far sì che si possa scegliere liberamente di vivere dove si è nati e dove abbiamo gli affetti cari, con dignità e lavoro. E di rendersi conto maggiormente che la ricchezza del nostro Paese va preservata, evidenziata e sviluppata anche economicamente.
Ancora oggi ricevo porte in faccia, ma ho sempre proseguito e mai interrotto il mio cammino artistico. Chi vuole fare musica con tutte le sue forze, la strada la trova sempre, così come ho fatto io, nulla e nessuno deve essere motivo di fermata definitiva. Se ti vogliono 
“morto”, come è capitato anche a me, è il momento di tirare fuori il carattere. Cè stato un momento nella mia vita, che pur di fare musica a ogni costo, ho suonato per due anni on the road, e con i soldi che ho guadagnato, ho acquistato anche una chitarra. È stato un ulteriore insegnamento di vita. Dignità, disciplina, sacrificio, empatia, umilità. Come dico sempre, la musica è un gioco molto serio, se non è una priorità assoluta, meglio fare altro.

So che “La vita di notte” ti è nata durante una notte estiva a Otranto, nel Salento, e il suo videoclip ha proprio la cittadina come sfondo. Se dovessi guardare il tuo passato, quale altra città, o regione italiana, ha ispirato i tuoi brani?

La musica mi ha portato a viaggiare molto e ad abitare in più regioni dItalia. Partendo da Roma, dove sono nato e vissuto per molti anni, è una città che ti mette alla prova, bellissima, ma allo stesso tempo cinica e dissacratoria, mi ha dato tanti spunti creativi.
Bologna e la vicina Medicina, dove ho vissuto per un breve periodo, le ho sentite molto vicine alle mie corde dell
anima. Vivendo Bologna, ho capito il vero significato e filosofia del vivere con profonda leggerezza e pienezza de “la bicicletta trallallerullà” cantata da Luca Carboni. Ma posso aggiungere il Veneto, Bassano del Grappa, Marostica, fino a tornare giù nella splendida Puglia, dove anche ultimamente ho scritto una ventina di nuove canzoni. Come accennavo prima, la nostra penisola è così magnifica che facilita la tua creatività. Non è un caso che la nostra Cultura e lArte nei secoli, abbia avuto delle grandi e geniali menti e sensibili anime, che ancora oggi ci invidiano in tutto il mondo.

Ascoltando “La vita di notte” sono tornata un po’ negli anni della mia adolescenza, per poi notare che non è stata differente da quella che potrebbe essere adesso. Se avessi la possibilità di stare davanti al te sedicenne, cosa gli/ti diresti?


Di scrollarsi di dosso la timidezza cronica. Di godersela con più intraprendenza, così comè nel profondo significato de “La vita di notte”. Seppur abbia vissuto quegli anni come tanti adolescenti, tra feste, amicizie, con il gentil sesso ero un disastro, mi chiudevo a riccio. Se una ragazza mi piaceva, non aveva modo di capirlo, non mi manifestano. Poi ero molto introverso. Chissà che dentro questa nuova canzone, non ci sia anche quella sorta di personale risoluzione/compensazione” post adolescenziale, a lasciarsi andare, a manifestarsi con più naturalezza.

Quali sono gli artisti (italiani e non) che più ti ispirano?

Avendo ascoltato senza pregiudizi ogni tipo di espressione musicale, sono davvero tanti. Ma non eludo diplomaticamente la risposta. Più che ispirarmi, direi proprio emozionarmi. Divido la musica tra quella bella e quella meno riuscita, al di là dei generi musicali. Parto da Lucio Dalla, Fabio Concato, Luca Carboni, Ron, poi U2, Depeche Mode, Nirvana e la genialità di Kurt Cobain, Jimi Hendrix, Prince, Michael Jackson, George Michael, Tracy Chapman, Smashing Pumpkins, Pj Harvey, Jeff Buckley, Sting; mi fermo qui, perché la lista è infinita.

Da scrittrice non posso non chiederti innanzitutto di parlare brevemente del tuo libro, “L’Altare” uscito nel 2018, e poi ti vorrei chiedere: quando scrivo ho bisogno della musica, non riesco a farlo senza. Vale così anche per te che sei musicista e cantautore, o al contrario riesci anche nel silenzio?

Quando lEditore finì di leggere il manoscritto, non sapeva come catalogarlo, almeno per come la penso a riguardo, fu un bel complimento. Credo sia davvero una storia originale e multiforme. Attraverso lancestrale amore dei due giovani protagonisti, si percorrono molte strade. Quella religiosa, con un messaggio di pace e fratellanza tra le genti. E specificatamente nel romanzo tra il Sincretismo Dominicano e il nostro Cattolicesimo, dove, seppur sembrino così distanti, hanno molti punti di contatto. Poi la reincarnazione, il mondo onirico, la spiritualità, la trascendenza, la preveggenza. C’è anche laspetto genitoriale, in un odierno spaccato socio culturale quanto meno paradossale, dove gli adulti, sono spesso più immaturi dei figli. Per finire tinte scure di malavita, un thrilling internazionale, che si interseca nella narrazione. Per rispondere alla tua seconda domanda all’interno della stessa, probabilmente, avendo dentro di me, i “tempi” musicali, per scrivere un romanzo, ho necessità di estraniarmi da tutto e chiudermi in solitaria, nell’assoluto silenzio esterno. Ma comprendo empaticamente, chi come te, abbia bisogno di immergersi nella dimensione musicale, per lasciar fluire il proprio profondo essere ed entrare in storie e mondi, a noi inizialmente sconosciuti. Una sorta di trampolino di lancio, verso l’affascinante ignoto. E un’oggettività inconfutabile, la musica è vita.

Ringrazio di vero cuore Fabrizio Festa per il tempo che ha dedicato a 4Muses, e per le mille e più cose che abbiamo in comune...

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