La prima cosa che cattura, ancora una volta, è la copertina: coralli, cavallucci marini, conchiglie e tutti i colori dei fondali marini. Questa la meravigliosa scelta di Fazi Editore per la seconda pubblicazione di Emilia Hart, Sirene, in anteprima mondiale dal 9 luglio 2024 in tutte le librerie e gli store online.
Si dice che il primo amore non si scordi mai e per me è stato così con Weyward, la prima pubblicazione dell’autrice, nata a Sydney e ora residente a Londra.
Ritrovare la penna di Hart è stato emozionante, meraviglioso, l’attesa più piacevole ed elettrica di questa prima metà del 2024. Non ricordo il tempo di aver aspettato con così tanta trepidazione una pubblicazione di un autore, un’emozione così unica ma spesso dimenticata, e di questo devo ringraziare Fazi Editore, che ha portato il secondo romanzo di Emilia Hart in Italia, e soprattutto l’autrice stessa per averci permesso ancora una volta di guardare il mondo con i suoi occhi.
La storia di Lucy parte quasi in sordina: nel 2019 un episodio di sonnambulismo la porta a svegliarsi con le mani al collo del ragazzo che l’ha ferita, nel tentativo di strangolarlo. Sconvolta da quel fatto, decide di abbandonare il campus dell’università dove studia giornalismo e di rifugiarsi non dai genitori, bensì dalla sorella Jessica.
Al suo arrivo a Cliff House, una casa sul precipizio di una scogliera nella cittadina australiana di Comber Bay, la sorella Jess non c’è. La lascia così alle prese con il mistero della sua scomparsa, che la preoccupa sempre di più, assieme alla temibile vicinanza dell’acqua, che scatena in Lucy tremendi attacchi di orticaria acquagenica, la rara patologia di cui soffre da quando è nata.
Nel 1800, le gemelle Eliza e Mary vengono prelevate dalla loro casa irlandese e imbarcate su una nave destinata a raggiungere il Nuovo Galles del Sud, l’odierna Australia: la deportazione è il prezzo che devono pagare per aver commesso un crimine contro il signore locale. È nella stiva della nave, durante quel lungo viaggio, che si accorgono di essere diverse da tutte le altre donne rinchiuse in quella prigione con loro.
La storia di Eliza e Mary tornerà a galla proprio grazie a Lucy e Jess, che condividono con loro un legame indissolubile.
Sirene è stato anche un piacevole ritorno a quelle storie al femminile di cui il mondo – le donne in particolare – ha bisogno: storie di resilienza, di donne che fanno affidamento una sull’altra, senza ostacolarsi. Solidarietà, amicizia, sostegno. Sorellanza. In un meraviglioso andirivieni tra passato e futuro, riprendendo lo stile narrativo che aveva caratterizzato anche Weyward, l’autrice sbroglia la matassa aiutandosi con l’acqua: questa scivola dolcemente lungo il sentiero creato e lava, purifica e rivela. L’acqua guarisce e trasforma, come scrive anche l’autrice nei propri ringraziamenti, ed è il legame indissolubile tra le protagoniste, ciò che le unisce anche a distanza di tempo.
Ancora una volta l’autrice ha creato una storia unica, ricca di colpi di scena, di storie tramandate nel tempo, di traumi scritti nel codice genetico delle donne ed ereditati di generazione in generazione. Storie di donne che perdono la strada e la ritrovano soltanto grazie ad altre donne, di donne che salvano donne, di donne che si sacrificano per altre donne.
In un periodo storico così oscuro e difficile per esserlo, la scelta dell’autrice di parlare di solidarietà femminile e di narrare un mondo quasi esclusivamente al femminile, dove le donne sono tutt’altro che il sesso debole – anzi, finalmente viene riconosciuto il loro vero valore – e sono capaci di vendetta, di riscatto, di resilienza sempre e nonostante tutto, è coraggiosa e necessaria al tempo stesso. Non c’è limite alla sofferenza che una donna può sopportare quando c’è qualcosa che la spinge a stringere i denti sempre di più, a resistere per uno scopo superiore.
È bello vedere come nelle storie di Hart ciò che spinge tutte le donne ad andare avanti sia l’amore proprio per un’altra donna. Non sono storie d’amore canonico, non quello che troviamo nei romance, per intenderci, ma una cosa è certa: è una delle forme più pure di amore che potrete trovare, e le scelte lessicali dell’autrice sono perfette per poterlo esprimere appieno.
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